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L'uomo che inventò la maglia del Brasile

L'uomo che inventò la maglia del Brasile

È scomparso a 84 anni Aldyr Garcia Schlee, che da ragazzo vinse il concorso per dare alla Selecão colori che facessero dimenticare il bianco di tante grandi sconfitte, quella del 1950 su tutte. E così nacquero i verdeoro, da un cuore che batteva anche per l'Uruguay...

Stefano Olivari

16.11.2018 21:18

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I colori calcistici più famosi del mondo, il verde e l’oro (più il blu) del Brasile, sono nati non dal caso ma dal genio di Aldyr Garcia Schlee, che a causa di un tumore ha da poco lasciato questa terra dopo 84 anni vissuti davvero molto intensamente e durante i quali è diventato famoso in tutto il Sudamerica come scrittore, più che come disegnatore. Eppure fu lui che da adolescente vinse nel 1954 il concorso indetto per dare nuovi colori alla Selecão. Una scelta per mettersi definitivamente alle spalle il Maracanazo del 1950 e quell’elegante maglia bianca che però non aveva portato bene in quattro Mondiali, di cui tre disputati da favoriti. Dopo qualche partita in blu si decise quindi di proprorre qualcosa di nuovo, che non fosse psicologicamente collegabile alle sconffite del passato.

L’idea del cambio di maglia partì in realtà da un quotidiano, il Correio da Manhã, e attirò subito l’attenzione della federazione. Il concorso fu vinto a sorpresa da quel ragazzo, il cui lavoro fu scelto dalla CBD (l’antenata dell’attuale CBF) davanti a quelli di 200 concorrenti, battendo nella finale addirittura l’autore del manifesto ufficiale del Mondiale del 1950. Ma vista la natura scaramantica di tutta l’operazione non l’avrebbero probabilmente fatto vincere in alcun caso…. Il giovane Schlee non è che arrivasse dalla strada, già da qualche anno disegnava vignette e riproduzioni di gol su vari giornali sportivi, e la sua fantasia non fu nella scelta dei colori (nel bando era specificato che dovessero usarsi i quattro della bandiera brasiliana) ma nella loro distribuzione e accostamento. Alla fine Schlee arrivò alla maglia oro, con rifiniture verdi al collo, pantaloncini blu e calze bianche. Con il senno di poi sembra tutto scontato, ma Schlee fu l’unico a proporre questa combinazione.

Questione di gusti, i suoi piacquero ai dirigenti della CBD e così il Brasile partecipò ai Mondiale in Svizzera con la nuova maglia: che non portò la grande vittoria tanto attesa, ma la presenza in una delle dieci partite più famose della storia del calcio: la battaglia di Berna, il quarto di finale fra la Grande Ungheria (senza Puskas) e il Brasile: 4-2 per i magiari e gigantesca rissa finale. Due espulsi brasiliani, uno ungherese, più Puskas che da spettatore tirò una bottiglia sulla testa di un avversario. La nuova maglia fece quindi un esordio dignitoso, per alzare la Coppa Rimet l’attesa sarebbe durata altri quattro anni. Con la finale curiosamente giocata in bianco, come nel 1950, per non confondersi con le maglie degli svedesi. Come a dire che quando hai Pelé e Garrincha il colore della maglia conta meno. 

Ma l’aspetto più interessante della vita di Schlee è quello di essere un brasiliano innamoratissimo dell’Uruguay, un intellettuale che ha dedicato gran parte dei suoi scritti (qualcuno anche calcistico) ai rapporti fra i due paesi. Nato nel Rio Grande do Sul, vicino al confine proprio con l’Uruguay, lo Schlee sedicenne visse il Maracanazo non come una tragedia nazionale, degna del suicidio, ma come una grande impresa sportiva da rispettare. Forse un po’, o più di un po’, tifava per quell’Uruguay eroico. Rimane il dubbio e lui stesso non ha contribuito a toglierlo: di sicuro la maglia del Brasile è la sua. Che per la sua idea vinse l’equivalente di 20.000 dollari, per il Brasile dell’epoca cifra enorme, e uno stage in un giornale molto considerato come il Correio da Manhã, che durante la dittatura militare avrebbe avuto molti problemi e sarebbe stato chiuso nel 1974. Non poteva immaginare che quella maglia avrebbe prodotto miliardi di sponsorizzazioni e merchandising, grazie a chi nei decenni l’avrebbe indossata ma anche a una particolare magia che indubbiamente emana e che rende il Brasile la seconda squadra di molti appassionati in tutto il mondo.

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