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Gilardino e gli allenatori del 2006© LAPRESSE

Gilardino e gli allenatori del 2006

L'attaccante è il quartultimo dei campioni del mondo di Lippi a lasciare il calcio giocato e nel suo futuro si vede in panchina. Come molti ex compagni, le cui carriere sembrano avere prospettive diverse rispetto a quelle degli azzurri di Bearzot...

Stefano Olivari

21 settembre 2018

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Alberto Gilardino ha annunciato il suo ritiro dal calcio giocato, a 36 anni e dopo stagioni di puro declino, per età e infortuni, fra Empoli, Pescara e Spezia. Qualcuno lo giudica un parziale incompiuto, viste le straordinarie premesse e promesse ai tempi del Piacenza, ma questo presunto incompiuto rimane il nono marcatore nella storia della serie A, con 188 gol, vincitore di vari trofei (l’Europeo Under 21 e la Champions con il Milan), e soprattutto il campione del mondo 2006. Quartultimo dei 23 di Lippi a ritirarsi, visto che rimangono in attività i più anziani Buffon e Barzagli oltre al più giovane De Rossi. Uno dei molti di quel gruppo a vedersi come allenatore in futuro. Doveroso quindi riparlare dei 22 di Bearzot del 1982, eterno termine di paragone e non solo perché Gilardino è nato il 5 luglio del 1982, cioè il giorno dei giorni, quello dell’Italia-Brasile che di fatto diede il via ai nostri anni Ottanta, non soltanto nel calcio.

Dei 20 campioni di Germania 2006 già ritiratisi la bellezza di 13 (il 65%) allena o si percepisce come allenatore. Fra chi allena ci sono Gattuso (Milan), Inzaghi (Bologna), Nesta (Perugia), Cannavaro (Guanzhou Evergrande), Grosso (Verona), Barone (giovanili del Sassuolo), Amelia (Lupa Roma). Fra chi è disoccupato in attesa di panchina o vorrebbe comunque allenare Materazzi, Oddo, Zambrotta, Pirlo e appunto Gilardino. Da aggiungere all’elenco anche Peruzzi, che attualmente fa il dirigente alla Lazio, ma che ha allenato come collaboratore di Lippi e di Ferrara e che come allenatore ha l’età per essere ancora spendibile.

E i 22 eroi del 1982? Sono stati allenatori, con alterne fortune (come del resto anche quelli del 2006) Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Baresi, Bergomi, Vierchowod, Dossena, Marini, Bordon, Tardelli, Conti, Graziani e Selvaggi. 14 su 22, quasi la stessa percentuale dei campioni del 2006. La differenza fra i due gruppi non è quindi numerica, ma qualitativa: fra quelli del 1982 soltanto Zoff, Gentile e Tardelli e per un breve periodo Marini sono stati capo-allenatori in panchine di un certo livello, con tutto il rispetto per gli altri. Fra quelli del 2006 già nel presente vediamo carriere con maggiori prospettive, senza contare il fatto che Buffon e De Rossi hanno anche loro in testa di allenare, a carriera in campo finita.

Si può quindi dire che gli azzurri di Lippi fossero intellettualmente diversi da quelli di Bearzot? Diversi erano i tempi. Di sicuro quasi un quarto di secolo di distanza ha modificato il ruolo dell’allenatore: da ‘tecnico’ in senso stretto, che allenava e preparava la squadra sul campo, a motivatore e uomo immagine di uno staff con mansioni e specializzazioni più sofisticate rispetto a un tempo. In questo senso il grande nome, il campione del mondo, uno che si presenta bene, ha nel calcio di oggi molte più chance. Come minimo di avere la grande panchina quasi subito, al di là del saper poi cogliere l’occasione, senza passare dalla leggendaria e forse sopravvalutata 'gavetta'. Difficilmente quando Pirlo deciderà di abbandonare gli studi televisivi gli proporanno Allievi o Giovanissimi. Stesso discorso per Buffon o De Rossi. 

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