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Il Monza del giovane Galliani© LAPRESSE

Il Monza del giovane Galliani

La sola ipotesi di un acquisto del club brianzolo da parte di Berlusconi, con il suo storico dirigente a gestirlo, ha fatto tornare alla memoria gli anni d'oro della Serie B: i Settanta... 

Stefano Olivari

05.09.2018 12:42

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Non riusciamo ad immaginare che cosa importi del Monza al milanese Silvio Berlusconi, dopo trent’anni da presidente del Milan, mentre il rapporto fra Adriano Galliani e il club brianzolo è sempre stato solidissimo. Non soltanto perché l’attuale senatore di Forza Italia sia nato a Monza 74 anni fa, ma perché è lì che si è formato come dirigente calcistico. Iniziando da semplice appassionato di calcio, più che da tifoso (era juventino), il relativamente giovane Galliani rimase con i biancorossi fino alla metà degli anni Ottanta: una bella palestra per l’avventura al Milan berlusconiano, che sarebbe iniziata nel 1986 per finire l’anno scorso con l’arrivo dei cinesi (cinesi?).

Ma è chiaro che gli anni d’oro del Monza, quelli che Galliani rimpiange, siano stati i Settanta. Giovanni Cappelletti prese la società nel 1972 in serie B ed esordì con una retrocessione, ma si rifece subito con due Coppe Italia semiprofessionisti (1974 e 1975, con in porta l’ex numero uno della Juventus, Roberto Anzolin), il torneo Anglo-Italiano (vittoria 1-0 in finale sul Wimbledon, gol di Casagrande) e la promozione in B nel 1975-76, più la serie A sfiorata diverse volte. Nel 1976-77 quando il Monza arrivò quinto in un campionato dove gli attaccanti erano Paolo Rossi, Altobelli e Virdis (...), nel 1977-78 quando si piazzò quarto (salivano in tre) ma soprattutto nel 1978-79 quando la squadra allenata da Alfredo Magni perse l'occasione di essere promossa direttamente (nella partita con il Lecce bastava un pareggio, ma Massimo Silva sbagliò il rigore del possibile 1-1) e fu sconfitta nello spareggio con il Pescara. Ultimi fuochi nel 1979-80, con un quinto posto in una squadra piena di talenti giovani come Daniele Massaro e Paolo Monelli, che nel 1981 sarebbero passati alla Fiorentina.

Cappelletti e i suoi collaboratori, fra quali Galliani e Giorgio Vitali, costruirono una squadra capace di riempire il vecchio Sada (ora si gioca nel gelido Brianteo) e di far pensare per qualche anno a una situazione di tipo londinese, con tre squadre di Milano in serie A. Tutti noi che li abbiamo visti dal vivo ricorderemo con la maglia di quel Monza Terraneo, Patrizio Sala, Buriani, De Vecchi, Tosetto, Beruatto, Antonelli, Lorini, Scaini, Silva, Volpati, Penzo, Angelo Colombo, addirittura anche Ariedo Braida, solo per limitarci a quel quadriennio 1976-1980 e a giocatori che avrebbero fatto ottime e talvolta grandi cose altrove.

Nel 1980 a Cappelletti subentrò Valentino Giambelli e gli obbiettivi vennero drasticamente ridimensionati. Galliani non si è però mai dimenticato del Monza, visto che nel 1997 il Milan lo trasformò di fatto in una squadra satellite: un periodo senza gloria, terminato nel 1999 con l’addio di Giambelli. Da allora il Monza ha avuto tutti i problemi delle squadre di serie C, aggravati dal fatto di essere a pochi chilometri da Milano e di avere un bacino d’utenza quasi totalmente preso da Juventus, Inter e Milan. Sorvoliamo sui vari cambi di proprietà, compreso quello che portò qualche anno fa il club nell’orbita di Clarence Seedorf, per arrivare all’oggi. Non sappiamo se Nicola Colombo, figlio del Felice vicepresidente del Monza ai tempi di Cappelletti e presidente del Milan dello scudetto della stella (e della retrocessione per il calcioscommesse), venderà il Monza a Berlusconi e Galliani, ma di certo i motivi per andare a vedere partite di serie C oggi ce ne sono molti meno che negli anni Settanta. Tutto è cambiato, tranne forse Galliani.

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