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Ronaldo fenomeno a Valladolid© AFPS

Ronaldo fenomeno a Valladolid

L'ex fuoriclasse del Brasile ha acquistato la maggioranza azionaria di una squadra che gioca nella Liga, pagando 30 milioni di euro. Scelta coraggiosa, quando di solito altri nelle sue condizioni preferiscono una comoda pensione da ambasciatore...

Stefano Olivari

03.09.2018 16:54

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I grandi calciatori diventati dirigenti nel gioco che li ha resi ricchi e famosi sono stati pochi. Quelli che hanno raggiunto il potere vero, diventando proprietari di un club in un campionato di primo piano, sono stati pochissimi, praticamente nessuno. E fra questi fenomeni non poteva che esserci il Fenomeno, cioè Ronaldo, che ha da poco ufficializzato l’acquisto del 51% del Real Valladolid per circa 30 milioni di euro. Nessuna operazione di ingegneria finanziaria, con soldi presi a prestito da chissà chi e arrivati da fiduciarie lussemburghesi o di Hong Kong: semplicemente Ronaldo ha versato i 30 milioni a Carlos Suarez, che da 17 anni era l’azionista di maggioranza, e Suarez li ha incassati.

Va da sé che il Real Valldolid non sia il Real Madrid in cui Ronaldo ha giocato per cinque stagioni, ma è comunque una squadra decente del secondo o terzo (non buttiamo giù la nostra serie A) campionato più seguito del mondo e di sicuro la sola immagine mediatica di Ronaldo, anche a 42 anni, ne ha già aumentato il valore e la capacità di attrarre sponsorizzazioni. Durante la presentazione dell’operazione, avvenuta nel municipio di Valladolid davanti al sindaco Oscar Puente, Ronaldo stesso ha sintetizzato in quattro parole le caratteristiche della sua squadra: competitiva, trasparente, rivoluzionaria, social. Tutto e niente, insomma.

È chiaro che all’inizio sembra tutto bello e tutti sembrano… fenomeni, ma di sicuro da oggi persone che mai avevano sentito nominare il Valladolid inizieranno a seguire questa squadra tornata in questa stagione nella Liga dopo quattro anni in Segunda Division. Una squadra allenata da Sergio, ex centrocampista del Deportivo La Coruna e anche della nazionale spagnola (era nei 23 del Mondiale 2002, nella Spagna di Camacho simpaticamente derubata dalla Corea del Sud), che non ha stelle e nemmeno un grande patrimonio in prospettiva: il giocatore più interessante, il centravanti turco Enes Unal, è infatti in prestito dal Villarreal e lo stesso Daniele Verde, che peraltro Sergio sta utilizzando poco, è un prestito della Roma.

È possibile, se non probabile, che Ronaldo voglia fare del Valladolid una stazione di transito per brasiliani dalle buone prospettive ma ancora sconosciuti in Europa. Ma la domanda che al momento incuriosisce più di tutte è perché il Fenomeno abbia scelto il Valladolid e la Liga, invece di un’altra squadra spagnola o magari italiana, dove i club di medio-basso rango ufficiosamente sul mercato (anche in serie A) non mancano, con tanto di debiti (il Valladolid ne ha per 25 milioni di euro, cifra quasi pari al suo patrimonio giocatori). Di sicuro la politica locale ha capito l’opportunità di legare il proprio nome a quello del brasiliano e gli ha steso un tappeto rosso. Lo stadio, il nuovo Zorrilla, è relativamente recente: ricostruito per il Mondiale 1982 (vi si giocarono tre partite, fra cui il famoso Kuwait-Francia con l’entrata dello sceicco in campo), sta per essere ampliato e raggiungere una capienza di 40.000 posti (come gli impianti della Juventus o del Chelsea, per dire). La regione, Castiglia e Leon, è una delle più ricche della Spagna ed è anche fra le più turistiche. Dettaglio non trascurabile: è a un’ora di treno da Madrid. Insomma, una persona che ha idee, soldi e immagine ha a Valladolid tutte le condizioni per lavorare bene.

Quanto a Ronaldo, che questo progetto della sua squadra ce l’ha sempre avuto in testa (in passato una dimenticabile esperienza da azionista di minoranza dei Fort Lauderdale Strikers), ha mostrato il coraggio di rimettersi in gioco con i propri soldi e la propria immagine, senza impigrirsi nel ruolo senza rischi di ‘ambasciatore’ di qualche azienda o di qualche club (lui lo è del Real Madrid, ad esempio). Scelta da fenomeno, nell’accezione migliore del termine. Non velleitario, ma coraggioso e vivo con la testa dopo esserlo stato con le gambe.

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