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Prandelli e la maledizione dei commissari tecnici

Prandelli e la maledizione dei commissari tecnici

L'ex allenatore azzurro vorrebbe tornare ad allenare in serie A e qualche scenario potrebbe aprirsi. Di sicuro dopo le pressioni della panchina azzurra nessuno è mai riuscito a fare grandi cose in Italia...

Stefano Olivari

27.08.2018 14:40

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Quella dell’Italia è una delle panchine più difficili del mondo, una di quelle in cui qualsiasi risultato diverso dalla vittoria viene accolto con sufficienza, quando non direttamente con scherno e lanci di più o meno metaforici pomodori. È anche per questo che dopo la pressione psicologica dell’azzurro in pochi hanno allenato club italiani di prima fascia e fra questi pochi nessuno ha fatto bene. Tutta questa premessa per arrivare a dire che Cesare Prandelli ai microfoni di Radio 1 ha espresso il suo desiderio di tornare ad allenare in Italia, quindi di fatto candidandosi a sostituire il primo cadavere eccellente. E sulla rampa di lancio c’è anche un altro ex allenatore azzurro come Antonio Conte…

Magari loro potrebbero interrompere una tradizione negativa iniziata con Edmondo Fabbri, che quando andò ad allenare l’Italia, nel 1962, era considerato molto di più di quanto fosse considerato Sacchi nel 1987 al suo arrivo al Milan, ma nel post Corea non andò oltre qualche discreta stagione al Torino. Dopo la delusione del Mondiale 1974 Ferruccio Valcareggi ebbe poche chance, fra l’altro anche con Roma e Fiorentina, ma non lasciò tracce. Fulvio Bernardini era troppo anziano e malato per avere una carriera dopo l’Italia, mentre Enzo Bearzot e Azeglio Vicini erano i classici allenatori federali di una volta, che fuori dalla FIGC non si vedevano e non erano visti: il c.t. campione del mondo 1982 rifiutò diverse offerte importanti, una anche dell’Inter di Pellegrini, mentre quello delle notti magiche non andò oltre qualche mese in provincia.

Caso quasi da manuale di burnout è Arrigo Sacchi, fallimentare nel ritorno al Milan, discreto all’Atletico Madrid e poi adattatosi a una più morbida carriera da consigliere e opinionista. Cesare Maldini dopo l’Italia avrebbe vissuto soltanto qualche poco memorabile mese alla guida del Milan e del Paraguay al Mondiale 2002, mentre Dino Zoff dopo le famose e tuttora mal spiegate dimissioni del 2000 avrebbe giusto toccato le panchine di Lazio e Fiorentina. Il più motivato Giovanni Trapattoni dopo il fallimentare quadriennio con l’Italia avrebbe continuato ad allenare, vincendo con Benfica e Salisburgo, ma non più in serie A. Dopo il trionfo del 2006 e il disastro del 2010 Marcello Lippi ha allenato solo in Cina: bene per le sue finanze, ma non si può dire che il calcio che conta sia lì. Un caso particolare quello di Roberto Donadoni, che dopo il buon Europeo 2008 invece di avere grandi chance è rimasto confinato in realtà medio-basse ed adesso, dopo essere stato esonerato dal Bologna alla fine del campionato scorso, è in attesa di una chance: incredibile che negli ultimi anni il Milan non abbia mai pensato a lui, vista la gente che è passata sulla panchina rossonera. Antonio Conte andando al Chelsea ha mantenuto l’aura del vincente ed ha sicuramente almeno un jolly da giocarsi con una grande italiana, che per evidenti motivi non sarà la Juventus. Quanto a Gian Piero Ventura, non è stato l’unico colpevole della peggiore sconfitta del calcio italiano ma certo l’età e l’immagine gli chiudono la carriera a un certo livello. Prandelli invece ha ancora qualche motivo per crederci.

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