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La lezione dell'Italia Under 19

La lezione dell'Italia Under 19

La Nazionale allenata da Nicolato ha perso una emozionante finale europea contro il più talentuoso Portogallo, ma ha dimostrato che il nostro calcio è ancora in grado di produrre una buona classe media...

Redazione

29.07.2018 21:55

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Un 4-3 ai supplementari che ha detto male agli azzurri ma che per sempre rimarrà nel cuore dei ragazzi di Nicolato, che hanno conquistato all’Europeo Under 19 un secondo posto prestigioso e che nella nostra storia non è certo una rarità: considerando anche il periodo in cui il limite di età era 18 anni, questa è stata la settima finale persa, a fronte di tre vittorie. Ma il passato conta poco di fronte a ragazzi che hanno già un ottimo presente come Kean, trascinatore anche al di là dei gol, Capone, Zaniolo e Tonali e ad altri che se lo possono costruire gradualmente e avendo le occasioni giuste.

Della squadra che così bene ha fatto in Finlandia chi può davvero emergere ad alto livello ed essere utile in prospettiva alla Nazionale maggiore? In fondo stiamo parlando di giocatori che a Qatar 2022 avranno 22 o 23 anni… Le ultime e in particolare l’ultima partita possono essere fuorvianti, perché sulla base di queste dovremmo dire che portiere e difensori sono modesti mentre da metà campo in avanti si può bene sperare. Ma al di là di ovvie considerazioni sull’anno di età che nelle giovanili vale tantissimo (Plizzari, Bellanova e Bettella sono dei 2000), bisogna aggiungere quelle altrettanto ovvie sulla costruzione dei difensori che oggi è ancora più difficile di ieri quando le nozioni da trasmettere erano limitate.

Ci sta che giocatori offensivi dalle grandi qualità come Kean, Capone e Scamacca sembrino più pronti dei pari età negli altri ruoli, e del resto il fatto che già siano pienamente dentro il calcio professionistico lo dimostra. Interessante è però soprattutto la generazione di centrocampisti che sta nascendo: fra Melegoni, Tonali e uno Zaniolo ancora in cerca di una vera collocazione ma che forse è il più forte di tutti, qualcuno di buono forse già per Mancini potrebbe venire fuori. Peccato che il progetto seconde squadre sia partito in forma ridottissima, uno o due anni di serie C (e a maggior ragione di B, essendo prevista la promozione) avrebbe fatto bene a quasi tutti, rimanendo nei radar delle rispettive case madri. Comunque dopo la doppia finale europea persa (ricordiamo anche l’Under 17) si può dire che il disfattismo italiano sia degno di miglior causa. Una buona classe media continuiamo a crearla, mentre il fuoriclasse non si programma. 

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