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Maradona e il sogno Albiceleste© AFPS

Maradona e il sogno Albiceleste

Il più grande calciatore di sempre è stato presentato dalla Dinamo Brest, dove sarà e farà un po' tutto. Di sicuro alla guida della nazionale argentina la sua gestione dello spogliatoio non sarebbe stata peggiore di quella di Sampaoli...

Redazione

17.07.2018 16:21

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Non abbiamo creduto a Diego Maradona presidente e allenatore della Dinamo Brest fino a quando non c’è stata la presentazione ufficiale, con tanto di sfilata su mezzi militari (moda trash seguita in diverse partiti del mondo, ultimo esempio la festa dell’Atalanta) e ancora adesso fatichiamo a crederci. In realtà l’avventura di Maradona in Bielorussia è iniziata lo scorso maggio, ma il Mondiale (dove il più forte di sempre, in campo, non si è perso una partita dell’Argentina) ha fagocitato l’attenzione mediatica e così tutto è stato rimandato di due mesi.

La Dinamo Brest è un’ex squadra sovietica di basso livello, sempre fra il secondo e il terzo gradino del sottovalutato (e massacrato dagli arbitri) calcio dell’URSS, che nel massimo campionato bielorusso nato dall’indipendenza non è mai arrivata oltre il terzo posto e che non sembrava avere grandi ambizioni fino alla firma di Maradona, che ha sottoscritto un contratto triennale e così, almeno in teoria, lascerà gli Emirati Arabi dove nell’ultimo anno ha guidato (dicono male, ma non riusciamo a fingere di aver visto quelle partite) l’Al Fujairah. Da evitare il pistolotto del genere ‘Polvere di stelle’, se Maradona ha fatto questa scelta significa che non aveva opportunità migliori e che di sicuro l’hanno pagato tanto. Buon per lui.

In realtà, la vicenda Sampaoli l’ha dimostrato, l’unica panchina adatta a lui è quella della nazionale argentina. Si lavora ogni tanto e sempre con grandissimi stimoli, la pressione mediatica è enorme ma per chi ha il passato di Maradona un po’ meno, i giocatori sono sempre di alto livello e non bisogna farsi ingannare dalla gestione amatoriale della rosa vista a Russia 2018. Alla luce di quanto fatto sulla panchina argentina da Sampaoli (peraltro ottimo tecnico, ma travolto dalla pressione) o da Pekerman, uno dei suoi possibili successori (fuori nei quarti con la Germania nel 2006, sia pure in maniera più di dignitosa di quanto fatto dall’Argentina di Maradona nel 2010), per non citare l’inconsistente Bielsa 2002, non si capisce perché l’ipotesi di un ritorno di Maradona all’Albiceleste sia così strampalata. Anche se la logica direbbe di implorare Alejandro Sabella, l’unico a non farsi travolgere dai media Messi-dipendenti, per un ritorno in sella. Tornando a Maradona, è difficile che con la Dinamo Brest dimostri di essere il nuovo Happel e quindi in chiave argentina gli sarebbe convenuto rimanere fermo. Il punto è che forse non poteva rimanere fermo.

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