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Il disastro di Sampaoli e Messi© Getty Images

Il disastro di Sampaoli e Messi

L'Argentina contro la Croazia rischia di avere compromesso il suo Mondiale. Tanti i colpevoli, a partire da un allenatore in stato confusionale, ma è chiaro che l'operazione 'Messi 2018 come Maradona 1986' è già fallita e con la Nigeria serviranno altre soluzioni...

Stefano Olivari

21.06.2018 22:47

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Dopo la disfatta con la Croazia il processo mediatico a Lionel Messi ha già la sentenza incorporata: colpevole. Colpevole soprattutto di non essere Maradona, presente in tribuna e intimamente gufante (gli esseri umani sono umani) anche a Nizhny Novgorod, ma anche di essere il volto della peggiore Argentina finora vista in un Mondiale di calcio. Squadra che può ancora teoricamente qualificarsi agli ottavi come seconda, incrociando poi la Francia, ma che per ciò che si è visto contro l’Islanda e soprattutto contro la fortissima nazionale di Dalic meriterebbe ampiamente di uscire, essendo priva di identità e con alcuni punti deboli evidenti.

Il primo è l’allenatore, un Jorge Sampaoli mitizzato dagli storyteller ed effettivamente buonissimo tecnico (ciò che ha fatto e vinto con il Cile resterà) ma ultimamente in stato confusionale, che continua a cambiare modulo (contro la Croazia è tornato alla difesa a tre) usando con parsimonia i giocatori di talento, come a non voler disturbare Messi. Higuain nei pochi minuti giocati si è mosso discretamente ma non è andato al di là di un assist a Meza, Dybala non ha lasciato tracce, mentre poco più vivo è sembrato Pavon. Il secondo punto debole dell’Argentina è la difesa, guidata da un portiere come Caballero, mai stato un fenomeno ma che da quattro anni (quattro!) nel suo club, per quanto prestigioso, fa la riserva fissa. Non è colpa dei compagni di reparto il suo svarione, che ha regalato l’1-0 a Rebic (gol non semplice, comunque), ma tutti sono stati in costante difficoltà per motivi tattici (Tagliafico in una difesa a tre non si può vedere) e anche prettamente tecnici: il modo in cui Otamendi ha guardato Modric aggiustarsi il pallone al limite dell’area prima del gol del 2-0 dice tutto.

Il terzo punto debole è la Messi-dipendenza, prima ancora di un Messi che già durante l’inno nazionale aveva la faccia delle peggiori occasioni e si teneva il mento come se tutto il peso dell’Argentina fosse sulle sue spalle: non aveva torto e rispetto alla partita con l’Islanda è sembrato più spento, quasi distaccato, poco rabbioso e poco coinvolto. Difficile che la colpa sia della gag del caprone con CR7, probabile che la pressione che si è messo anche lui addosso lo abbia schiacciato. Eppure è più o meno la stessa pressione che aveva otto mesi fa in Ecuador, quando praticamente da solo, con una tripletta e una leadership straordinaria, aveva portato i suoi compagni al Mondiale. Insomma, a volte si parla di Messi come se avesse iniziato a giocare ieri e il Barcellona dell'ultimo decennio sia stato costruito intorno a Busquets. Il quarto punto debole, che la completa Croazia ha evidenziato, è una certa sopravvalutazione del potenziale argentino, da parte proprio degli addetti ai lavori locali oltre che di chi oltreoceano deve battere la grancassa per motivi di marketing: nessun club al mondo venderebbe Modric e Rakitic per comprare Mascherano (il Mascherano attuale) e Perez, la partita della vita te la vorresti giocare con sulla fascia Perisic e non Salvio, in una partita di lotta pura Mandzukic vale più di Aguero.

Nonostante questo disastro il torneo dell’Argentina potrebbe non essere finito al primo turno, come accadde nel 2002 a un’Albiceleste ben più forte, guidata da Bielsa e con in campo Batistuta, Veron, Simeone, Zanetti, Samuel, Ortega, Crespo… Di certo finora l’encefalogramma è piatto: l’operazione ‘Messi 2018 come Maradona 1986’, ideata non dai giornalisti ma dallo stesso Sampaoli, sta facendo il male di Messi e dell’Argentina. Non per i risultati, commentati sempre con il senno di poi, ma per la premessa folle: nel 1986 non erano stati esclusi apposta grandi talenti per far brillare Maradona, la squadra era quella (fra l’altro molto buona) e basta. Mercoledì contro la Nigeria l’inevitabile nuovo rimescolamento potrebbe però ancora riscrivere la storia di questo Mondiale, finora il peggiore mai giocato da una delle nazionali più forti del pianeta.

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