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L'anno nero di Novantesimo Minuto© AFPS

L'anno nero di Novantesimo Minuto

Dopo la morte di tre suoi storici inviati la trasmissione RAI deve fronteggiare il concreto rischio di chiusura dopo 48 anni, visto che la linea della Lega è quella di non mostrare calcio in chiaro prima delle 22...

Redazione

11.06.2018 18:22

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Quante volte è stata annunciata la morte di Novantesimo Minuto? Tante, ma stavolta l’annuncio è supportato dalla nuova linea della Lega che per uscire dal pasticcio combinato con Mediapro e tutt’altro che vicino alla sua definizione (come minimo balla la caparra da 64 milioni già versata dagli spagnoli) ha intenzione di vendere i diritti televisivi per l’Italia relativi al prossimo triennio non per piattaforma ma per esclusiva di prodotto, con diversi effetti ma due su tutti: in teoria nessuna emittente pay potrà avere tutto il calcio di serie A ma al massimo due pacchetti su tre (c’è comunque già l’escamotage della ritrasmissione, in pratica un accordo per ospitare uno o più canali di altri sulla propria piattaforma, come accade ad esempio per Eurosport, per consentire a Sky di trasmettere tutto) e il calcio in chiaro di fatto sparirà in modo da invogliare, diciamo così, la gente ad abbonarsi più di quanto avvenga attualmente. Prima delle 22 della domenica, questa la linea, nessuna immagine di partite in chiaro e quindi, per come ragioniamo noi, addio a Novantesimo Minuto.

Al di là della retorica sui bei tempi andati, che ci viene naturale visto che Novantesimo Minuto è stato per generazioni di appassionati di calcio l’appuntamento più atteso della settimana, bisogna anche dire che questa trasmissione che parte ad handicap per ovvie ragioni (i tifosi più caldi hanno già visto tutto in diretta, a casa o al bar) nella scorsa stagione si è aggirata intorno al 10% di share, non disprezzabile viste le premesse, con un circa 1.200.000 fedelissimi a puntata. Espressione di un’Italia invisibile, che per i padroni del calcio nemmeno esiste, ma comunque significativa e degna di rispetto. Va anche ricordato che la tramissione condotta da Paola Ferrari e Alberto Rimedio ha anche dovuto pagare la ‘tassa’ di partite domenicali, intendendo quelle delle 12.30 e delle 15.00, quasi sempre di scarso interesse visto che il meglio teorico era già stato assegnato ad anticipi del sabato e posticipi (compreso quello delle 18, quindi a trasmissione in corso). In questo quadro quel milione e passa di persone a cui non crescono 50 e passa euro da dare a Sky sono un pubblico che il servizio pubblico deve raggiungere.

La fredda cronaca dice però che 48 anni di storia finiscono qui, in un anno che purtroppo ha già visto la morte di Franco Costa, Luigi Necco e Giorgio Bubba. Inviati storici legati al ventennio di Paolo Valenti: era una trasmissione basata sull’Italia dei campanili, che con quella attuale aveva onestamente in comune (nel bene e nel male) ormai soltanto il nome. Osservazione finale: il campionato televisivamente più ricco del mondo, la Premier League, permette agli inglesi di vedere soltanto 168 (fra Sky e BT) partite su 380 in versione pay, ma soprattutto mai rinuncerebbe alla sua finestra (pagata circa 240 milioni di euro a stagione fino al 2022) in chiaro, il mitico Match of the Day della BBC che di Novantesimo è stato ispiratore, essendo nato nel 1964, ma che gli è anche sopravvissuto. C’è qualcosa che non capiamo. 

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