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L'arrivederci furbo di Zidane

L'arrivederci furbo di Zidane

Le dimissioni dalla panchina del Real Madrid dopo tre Champions League in due anni e mezzo hanno sorpreso tutti, a partire da Florentino Perez. Il segnale che un grande ciclo è finito, più che un addio...

Redazione

31.05.2018 19:16

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Il clamoroso addio di Zinedine Zidane alla panchina del Real Madrid non è sicuramente il primo di un allenatore freschissimo campione d’Europa per club: basti pensare alle mancate riconferme di Bela Guttmann nel 1962 (da lì la famosa maledizione contro il Benfica) e di Hitzfeld nel 1997 (fu promosso-rimosso a dirigente del Borussia Dortmund), ai passaggi ad altre squadre già apparecchiati da tempo (Michels 1971, Kovacs 1973, Jenei 1986, Jorge 1987, Petrovic 1991, Mourinho 2004 e 2010), a progetti di pensionamento poi rientrati (Goethals 1993 ed Heynckes 2013). La scelta di Zidane è però il primo caso di un allenatore nel pieno della carriera, visto che ha 46 anni, che saluta tutti e se ne va senza un vero apparente motivo. Aveva in mano lo spogliatoio, non aveva grandi pressioni (per gli standard di Florentino Perez) presidenziali, la sua famiglia e la sua vita extrasportiva sono da 17 anni a Madrid. Fra l'altro nel Real giocano tre dei suoi quattro figli: il ventenne portiere Luca, che il padre ha fatto esordire nella Liga, il sedicenne trequartista Theo e il tredicenne Elyaz (il maggiore, Enzo, centrocampista offensivo, è cresciuto anche lui nel Real ma adesso è in Svizzera al Losanna). 

Inutile fare gli psicanalisti da bar, certo è che questa decisione è al 100% di Zidane perché il più sorpreso di tutti è stato Perez che senza giri di parole ha spiegato che “Zidane mi ha comunicato ieri la sua decisione e mi ha sorpreso”. L’allenatore, ormai ex allenatore, del Real, nella conferenza stampa organizzata al volo è sembrato molto più sereno del suo presidente: “Era il momento giusto, è stata una decisione meditata. Dopo tre anni il Madrid ha bisogno, per continuare a vincere, di cambiare metodi di lavoro e quindi allenatore”. La chiave di tutto è nella difficoltà di vincere sempre, contro squadre inferiori come albo d’oro ma non come potenzialità attuale: “Penso che continuare a vincere sia difficile, per questo me ne vado. Qui le pressioni sono altissime. Questo comunque non è un addio, ma un arrivederci”. Più chiaro di così…

E adesso? Non occorre essere Nostradamus per prevedere che un fallimento mondiale di Deschamps lo renderebbe il candidato unico per la panchina della Francia, mentre fantacalcio è parlare adesso, a Tuchel appena ingaggiato, di PSG. Magari fra un anno, con un’altra Champions vista vincere agli altri, gli scenari saranno diversi… E quindi? Scelta di vita, intelligente ma anche furba: Cristiano Ronaldo, questa versione di Cristiano Ronaldo, sta mandando qualche segnale di declino fisico già da mesi ed il Real del futuro dovrà fare a meno di lui. Magari non subito, anche perché c’è un contratto, ma in prospettiva. E Zidane non vuole di sicuro essere il gestore della fine di questo glorioso ciclo. Scelta giusta, dal punto di vista dell'immagine di Zidane, che con l’inattività manterrà inalterata la sua aura di predestinato, ma per favore non parliamo di tormenti interiori o cose del genere. Certo lasciare al momento giusto è un'arte per pochi. 

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