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Juventus-Milan e i rigori di una volta© LAPRESSE

Juventus-Milan e i rigori di una volta

Nella storia della Coppa Italia e delle due finaliste di questa edizione i rigori sono spesso stati protagonisti, con modalità e formule diverse. Certo che il Biasiolo 1973 rimane qualcosa di memorabile...

Redazione

09.05.2018 15:05

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Una finale di Coppa Italia fra Juventus e Milan non è certo qualcosa di inedito, basta andare al 21 maggio di due anni fa per trovarne una: vinse la squadra di Allegri con un gol di Morata nel secondo supplementare. Ma dal punto di vista storico troviamo giusto citare la finale della Coppa Italia 1972-73, non perché l’abbiamo vista (avevamo sei anni e la Rai decise di non trasmettere la partita dell’Olimpico, su richiesta della Lega, per non penalizzare l’incasso: altri tempi) ma perché fu rappresentativa di un’epoca di caos regolamentare per quanto riguarda la serie finale di calci di rigore. Cioè il momento televisivamente più emozionante, soprattutto per lo spettatore occasionale, come certificato dallo share.

In quell’occasione vinse il Milan, pur privo dello squalificato Rivera. Il regolamento prevedeva che si tirassero comunque tutti e dieci i rigori, anche con la vittoria di una delle due squadre già certa. E così fu, dopo il settimo rigore di Giorgio Biasiolo che battè Zoff. Questa la sequenza: Schnellinger gol, Causio gol, Benetti gol, Anastasi parato (da Vecchi, che giocò una partita strepitosa), Chiarugi gol, Bettega parato e Biasiolo gol, prima degli inutili tiri di Spinosi (fuori), Magherini (gol) e Cuccureddu (gol). La partita, che senza la serie finale dei rigori sarebbe finita 1-1 (vantaggio Juve con Bettega e pareggio di Benetti su... rigore), fu giocata il primo di luglio e già questo dice tutto dell’organizzazione dell’epoca visto che il campionato era finito 40 giorni prima con la domenica della fatal Verona e di tutto il resto. Un’ora prima del fischio d’inizio l’arbitro Angonese si accorse che mancavano i palloni: non ci avevano pensato le due finaliste, ma soprattutto non ci aveva pensato la Roma che formalmente organizzava l’evento. A rimediare al volo furono i Carabinieri, che portarono i palloni che tenevano in una vicina stazione per i loro tornei. E così la sfida fra Rocco e Vycpalek, fra l’altro ultima partita italiana del grande Helmut Haller prima del ritorno nella sua Augsburg (Augusta), poté iniziare.

In campo internazionale l’introduzione ufficiale dei rigori dopo tempi supplementari chiusi in pareggio è una cosa da anni Settanta (memorabile la finale dell’Europeo 1976 vinta dalla Cecoslovacchia sulla Germania Ovest, ma già dal 1970 Coppa dei Campioni e Coppa delle Coppe si erano date una rinfrescata), ma in Italia e in altri paesi la coppa nazionale e altri torneini erano stati terreno di sperimentazione fin dagli anni Cinquanta. Restringendo il discorso alla Coppa Italia, è curioso che la sperimentazione all’italiana prevedesse sei rigori per squadra, invece dei cinque attuali (e dei cinque della finale 1973, pur con la variante citata), ma soprattutto la possibilità di decidere liberamente il tiratore. In teoria, ma anche in pratica, poteva così capitare che i rigori venissero tirati tutti dal più bravo, o dall’unico che se la sentiva. Una situazione arrivata quasi ai giorni nostri, visto che nel 1971 Torino e Milan si giocarono il trofeo sfruttando questa possibilità: dopo il primo rigore sbagliato da Cereser i granata fecero tirare e segnare gli altri cinque da Sergio Maddé (da allenatore vice di Osvaldo Bagnoli al Genoa e all’Inter), mentre il Milan puntò tutto su Rivera, che però riuscì a battere Castellini solo tre volte su cinque (al sesto rinunciò). Da ricordare che in caso di parità dopo le due serie da sei rigori sarebbe ricomparsa la tremenda monetina. Una formula apparentemente folle, con gli occhi di oggi, che non distribuiva le responsabilità fra compagni di squadra ma che proprio per questo aveva un suo fascino. Pensiamo a cosa potrebbe essere questa sfida da OK Corral fra l’Argentina e il Portogallo in un Mondiale. 

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