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Capello e il calcio di Suning© Getty Images

Capello e il calcio di Suning

L'esonero-rescissione con lo Jiangsu dopo nemmeno un anno di lavoro pone probabilmente fine a una grande carriera da allenatore. Ma il calcio italiano potrebbe anche ritrovarlo come dirigente... 

Stefano Olivari

28.03.2018 12:14

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L’avventura cinese di Fabio Capello è finita dopo 22 partite con lo Jiangsu Suning, soldi a parte (tanti, fra mesi di lavoro e accordo per la rescissione del contratto ancora da trovare si possono ipotizzare 10 milioni di euro) è stata negativa su tutta la linea e non soltanto per i risultati. Con le dimissioni di Walter Sabatini, che ovviamente riguardano anche il suo ruolo di uomo-mercato dell’Inter, era chiaro che per Capello, da lui fortemente voluto lo scorso giugno, non ci fossero più le condizioni per lavorare in un gruppo che nel calcio è ancora alla caccia di vittorie. Se l’Inter è alla seconda stagione della sua era Suning ed è ancora in tempo per raggiungere l’obbiettivo stagionale, lo Jiangsu comprato nel dicembre 2015 aveva iniziato bene con un secondo posto nella stagione dei quattro allenatori (uno era Dan Petrescu), per poi sprofondare l’anno scorso e tentare la risalita con un superstaff: Capello a coordinare Zambrotta e Brocchi, più Tancredi come preparatore dei portieri e Ventrone preparatore atletico. Meglio i nomi dei risultati...

La nostra tuttologia non si spinge fino a guardare le partite del campionato cinese, ma leggendo le formazioni si notavano frequenti cambi di modulo e i pochi giocatori di qualità (su tutti Alex Teixeira) spostati di continuo. Indicatori di nervosismo, come minimo. L’indisponibilità di Ramires ha fatto il resto, poi a quasi 72 anni uno che ha allenato Van Basten, Roberto Carlos, Totti, Buffon e Maldini non può entusiasmarsi guidando Paletta, Sainsbury e Moukandjo in uno stadio semivuoto (in media 22.000 spettatori in un impinato da 62.000), ma va detto che questo lo sapeva bene anche prima di accettare le proposte di Sabatini e Zhang. Insomma, la ruggine dopo 8 anni da selezionatore, fra Inghilterra e Russia, e 2 da commentatore per Fox, si è sentita tutta perché la rosa non è certo da retrocessione, come indicherebbe la posizione in classifica.

Certo è che la Cina non è un posto dove andare a svernare, tipo Qatar, vista la qualità, l’età e le ambizioni degli allenatori dei maggior club: da Fabio Cannavaro, che sta facendo benissimo con il Guangzhou Evergrande a Paulo Sousa, da Vitor Pereira a Pellegrini, per non parlare di Manzano e Paulo Bento, la Superleague è piena di tecnici che non sfigurerebbero nella nostra serie A. Gli unici con una logica capelliana, un po’ da fine carriera, ci sembrano i grandi (ma da giocatori) Uli Stielike e Bernd Schuster. Anche fra i giocatori, gli stranieri di serie A (se ne possono schierare massimo tre a partita) non mancano: Lavezzi, Pato, Guarin, Hulk, Witsel, Mascherano…

E adesso? Come allenatore Capello ha già abbondantemente dato, ma l’esperienza da dirigente, la conoscenza del calcio internazionale la cultura generale nettamente superiore alla media dell’uomo di calcio farebbero di lui un eccellente presidente della FIGC. Soluzione forse troppo logica per diventare vera.

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