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Irlanda del Nord e Svezia, i disastri dimenticati© Getty Images

Irlanda del Nord e Svezia, i disastri dimenticati

Esattamente sessant'anni fa a Belfast gli azzurri fallirono la qualficazione per il Mondiale svedese. Una sconfitta annunciata, proprio come quella dell'Italia di Ventura. Entrambe rapidamente archiviate...

Stefano Olivari

15.01.2018 20:38

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Dal disastro azzurro con la Svezia sembra siano passati duecento anni, non due mesi, almeno nella percezione comune: non se ne parla più e anche il toto-commissario tecnico non appassiona più di tanto. Va detto che anche la mancata qualificazione al Mondiale del 1958, più volte rievocata essendo l'unico precedente, fu un dramma nazionale in pochi giorni archiviato, almeno stando ai giornali dell'epoca. Ricordando sempre che non entrare in una elìte di 16 squadre è diverso che non entrare in una di 32, anche se poi le europee alla fase finale non erano molto diverse da quelle di oggi: 12 in Svezia, 14 in Russia.

Comunque il 15 gennaio 1958, esattamente sessant’anni fa, rimarrà per sempre la data della partita di Belfast, quella del due a uno che diede ai nordirlandesi il primo posto nel gruppo 8 delle qualificazioni europee, davanti all’Italia e al Portogallo. Storicamente la colpa di quella sconfitta è stata data alla commissione tecnica che decideva le formazioni (la faccia era quella di Alfredo Foni, ma tutti i dirigenti federali, a partire dal presidente Barassi, avevano voce in capitolo anche se non vi comparivano) e soprattutto agli oriundi, ma la considerazione è ovvia: della linea offensiva Pivatelli, cioè l’unico italiano vero, fu il peggiore. Il grande Schiaffino diede quel poco che poteva ancora dare, Montuori fece il suo, Ghiggia e Da Costa, subentrato all'ultimo a Gratton, si procurarono parecchie occasioni (ben tre prima del gol del vantaggio irlandese segnato da McIlroy) e furono vivissimi: l’uomo del Maracanazo fu espulso a 25 minuti dalla fine per un fallo di reazione che pochi videro, Da Costa segnò il gol che diede almeno la speranza di poter pareggiare, Montuori quasi pareggiò davvero. Di tutto ciò che stiamo dicendo ci sono le immagini, anche su You Tube, lo diciamo tanto per non sembrare professionisti del 'What if'. 

Così come per l’episodio recente di San Siro i rimpianti furono tanti e la sconfitta fu stra-annunciata. L’Italia arrivava da due Mondiali pessimi e da amichevoli (una volta si diceva ‘di lusso’) in cui veniva bastonata quasi da tutti. Fra l’altro, altro particolare in comune, pur in un’epoca tatticamente rigida c’era incertezza sul modulo. Di suo Foni sarebbe stato un seguace del catenaccio, che fra l’altro era stato uno dei primi ad utilizzare sul serio in Italia, quando allenava l’Inter, ma la ‘commissione’ (oltre a dirigenti di dubbia competenza, come il futuro presidente Pasquale, Marmo, Tentorio e Biancone, c’era anche il campione mondiale 1934 Angelo Schiavio, mentre Foni lo era stato nel 1938) aveva manie di grandezza, del genere ‘dobbiamo imporre il nostro gioco’ e così il modulo azzurro rimase un ibrido e a Belfast contro la fisicità di Danny Blanchflower e compagni fu schierato il WM.

Il senno di poi va vedere cattivi presagi ovunque e di sicuro quella partita nacque sotto una cattiva stella, perché non sarebbe dovuta essere l’ultima del girone ma essere giocata il 4 dicembre. Solo che con le squadre praticamente già in campo arrivò la notizia che l’arbitro Zsolt, ungherese, non poteva essere della partita per imprecisati problemi di viaggio (di sicuro non era a Belfast). Non era epoca da quarto uomo e fu trovato al volo un arbitro locale, così la partita venne derubricata ad amichevole. La cosa però non fu comunicata al pubblico, o meglio venne comunicata ma non tutti lo capirono. Il tifo fu becero (fischiatissimo l’inno di Mameli e alla fine una spaventosa invasione di campo con giocatori aggrediti) come in una partita vera, la ridicola esterofilia disfattista dei giornalisti italiani non era ancora esplosa, e del resto anche i giocatori fecero sul serio: entrate criminali da ambo le parti, espulsione di Chiappella per fallo su Blanchflower, tante emozioni e il 2-2 finale con gol di Ghiggia e Montuori. La cosiddetta ‘battaglia di Belfast’ fu quindi un’amichevole, purtroppo. La partita con l’arbitro designato fu quella del 15 gennaio e non invertì una tendenza iniziata con la tragica scomparsa del Grande Torino, nel 1949. Di sicuro pochi giorni dopo Belfast la testa di tutti era già al campionato: a cambiare la storia sarebbe riuscita una decina di anni dopo una grande generazione, riportando l'Italia a uno status che fra alti e bassi avrebbe mantenuto per oltre trent'anni. 

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