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Bello camminare in un Valverde© Juventus FC via Getty Images

Bello camminare in un Valverde

Con tre a zero al Bernabeu l'allenatore del Barcellona ha già di fatto conquistato la Liga a Natale, con il Real Madrid a meno 14 punti. Il calcio verticale fa discutere, ma i blaugrana hanno ormai cambiato pelle e non soltanto per la sua mano...

Stefano Olivari

23.12.2017 18:27

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Difficile non buttare in politica Real Madrid-Barcellona, a due giorni dalle elezioni catalane che hanno confermato la prevalenza del sentimento indipendendista, con diverse declinazioni, da parte dalla popolazione. Ma al Bernabeu c’è stato soprattutto il calcio e il calcio ha detto che già a Natale la Liga è finita: con questo 3-0 i blaugrana l’hanno di fatto già vinta per la venticinquesima volta nella loro storia e, per certi aspetti, contro la propria storia. Quello di Ernesto Valverde è infatti probabilmente il Barcellona più verticale dell’era moderna, quella dal segno lasciato da Rinus Michels, arrivato nel 1971 dall’Ajax, in poi. Un’evoluzione iniziata nel dopo Guardiola-Vilanova, con il Tata Martino, ma soprattutto Luis Enrique e scelte societarie come quella di ammassare talento in attacco con Neymar e Suarez aggiunti a Messi, ai saluti di Xavi e al dignitoso fine carriera di Iniesta, il tutto unito a una strisciante de-catalanizzazione della rosa figlia di una minore produzione della mitizzata cantera. Evoluzione compiuta con la partenza di Neymar e l’idea di calcio che Valverde aveva già mostrato con chiarezza nella sua carriera precedente, pur con moduli diversi dai due (4-3-3 e 4-4-2) che alterna al Barcellona.

Il senno di poi, da professorini con il risultato in mano, non deve comunque far dimenticare che la squadra di Zidane ha affrontato il Clasico ancora rintronata dalla faticosa conquista del Mondiale per Club, con Cristiano Ronaldo mezzo infortunato per la botta presa contro il Gremio e con tante situazioni tattiche e umane, da Isco a Bale, tutte da definire. Nonostante questo il Real ha dominato la prima parte della sfida, arrendendosi alle ripartenze del Barcellona e a un Messi salito clamorosamente di tono nel corso della partita. Zidane ha provato la magata della Supercoppa, inserendo Kovacic anche se non in marcatura di Messi, e per un po’ gli ha detto bene perché il primo tempo è stato equilibrato a livello di occasioni ma ha visto prevalere i Blancos come spirito di iniziativa, pur a quasi parità di moduli (due strani 4-4-2, con esterni di centrocampo adattati). Poi a ritmo calato il Barcellona verticale è stato letale, come sintetizzato dall’azione del vantaggio Busquets-Rakitic-Sergi Roberto-Suarez, con gol dell’uruguayano. Ai campioni d’Europa e del mondo (e anche di Spagna...) sono saltati i nervi, ma hanno continuato a costruire occasioni anche dopo il due a zero arrivato su rigore di Messi (l’azione era stata comunque clamorosa), al gol numero 25 nel Clasico. Benzema sempre a un centimetro dal gol, CR7 che ha fatto il (poco) possibile ed entrerà negli highlights soprattutto per un clamoroso ‘liscio’ di sinistro (sarebbe stato il gol dell’uno a zero), Bale che ha quasi riaperto la partita e Keylor Navas forse il migliore dei suoi.

Insomma, per Zidane una partita affrontata in un periodo di grande stanchezza e che certo non pone fine a questo ciclo del Real, mentre per Valverde un’affermazione che va al di là dei punti di vantaggio sugli eterni rivali (14), ma anche su Atletico Madrid e Valencia. Il tutto senza Dembelé, cioè l’acquisto dell’estate, con giocatori riciclati a caro prezzo (40 milioni di euro) come Paulinho o a costo zero come Vermaelen (la scorsa stagione in prestito alla Roma, ma anche le precedenti, parland chiaro), con un Semedo ancora da inquadrare e un Deulofeu un po’ scomparso dai radar fra scelte tecniche e l’attuale infortunio, per non parlare dell’addio di Neymar non ancora metabolizzato, visto che il Barcellona, così come il Real, si è sempre percepito come punto di arrivo e quando sbatte contro una stella che se ne vuole andare (fu così vent'anni fa con Ronaldo) sente più dolore anche di una grande italiana. Quando Barcellona o Real Madrid conquistano la Liga l’atteggiamento, anche dei loro setssi tifosi, è del genere ‘Sì, va be’’, ma Valverde la sua Liga l’ha vinta prima di Natale. Pazienza se non ha l’atteggiamento e la spocchia del guru.

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