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La seconda Juventus contro le riserve degli altri© LaPresse

La seconda Juventus contro le riserve degli altri

In serie A molti allenatori si lamentano per la mancanza di alternative e chiedono, in modi diversi, rinforzi sul mercato di gennaio. I numeri e soprattutto la qualità delle riserve dicono chiaramente che alcuni di loro non hanno torto...

Stefano Olivari

19.12.2017 12:09

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Nel calcio di ieri per vincere lo scudetto potevano bastare undici giocatori bravi e qualche alternativa decente e sufficientemente umile, un po’ la teoria di Dan Peterson appalicata ovviamente alla pallacanestro: “Cinque campioni e cinque ragazzini che non rompano”. Nel calcio di oggi questo non è più possibile, a causa del numero di partite (come minimo 8 in più delle 30 fino al 1988 e delle 34 fino al 2004, per chi non ha le coppe) di campionato e dei ritmi molto diversi, senza con questo sminuire il calcio con cui siamo cresciuti: ci vengono in mente pochissime squadre, nella attuale serie A, che non facciano pressing altissimo fin dal primo minuto, al limite dell’area avversaria.

Veniamo al punto e vediamo chi fra le sei grandi teoriche del calcio d’estate, per valori di mercato della rosa (dai 200 milioni della Lazio agli oltre 500 della Juventus, senza stare a sottilizzare), ha le migliori alternative. Siamo quasi alla fine del girone di andata e quindi consideriamo giocatori veri chi ha giocato almeno un terzo dei minuti disponibili nelle partite ufficiali, che possono essere le 26 del Milan o le 18 dell’Inter. Non contiamo quindi le mere presenze, magari di pura tappezzeria a fine partita, ma il contributo effettivo. E andiamo in ordine di classifica.

Il Napoli di Sarri primo in classifica al momento ha disputato 25 partite, 17 in serie A e 8 in Champions fra playoff e girone, quindi il suo terzo di minutaggio totale è 750 minuti: traguardo tagliato soltanto da 12 giocatori. Fuori, ma al di sopra del livello minimo di 90 minuti, giusto una partita, per poter dire di esserci, Ounas, Milik, Rog, Diawara, Maggio, Chiriches, Mario Rui, Maksimovic e Sepe. 12 titolari più 9 riserve credibili, quindi.

La Juventus seconda finora in una stagione da 24 partite (720 minuti ne rappresentano un terzo) ha utilizzato 16 giocatori, e sopra i 90 minuti ha però gente come Bernardeschi, Bentancur, Sturaro, Asamoah, Marchisio e De Sciglio. 16 titolari più 6 riserve molto credibili, dire che sono due squadre non è un'esagerazione.

Soltanto 18, vista l’assenza dall’Europa, le partite dell’Inter terza in classifica. La soglia per essere considerato almeno un quasi titolare è quindi più bassa, di 540 minuti. L’hanno superata in 12, mentre sopra i 90’ ci sono anche Santon (ora di fatto titolare), Eder, Cancelo, Dalbert, Joao Mario, Ranocchia, Karamoh e Padelli. 12 titolari più 8 riserve con un minutaggio decente.

La Roma quarta, con le sue 22 partite, porta lo sbarramento a 660 minuti. I suoi titolari o quasi titolari sono quindi in totale 15, con le riserve utilizzate che sono Schick (probabile futuro titolare), Moreno, Defrel, Gerson e Under. 15 più 5.

Per la Lazio quinta, con 24 partite stagionali, la soglia è invece di 720. L’hanno superata in 15, mentre 90 minuti li hanno giocati Felipe Anderson, Caicedo, Nani, Luiz Felipe, Wallace, Vargic, Palombi, Di Gennaro e Crecco. 15 più 9, 24 giocatori davvero utlizzabili e utilizzati, anche se con differenze qualitative e di status notevoli.

Il Milan è ottavo, dopo 17 partite di campionato ma anche altre 9 fra Europa League e Coppa Italia, quindi i suoi ‘veri’ dovrebbero aver giocato 780 minuti. La squadra ora allenata da Gattuso ha quindi teorici 17 titolari, più altri 9 giocatori da più di 90’: Calabria, Paletta, Antonelli, Abate, Conti, José Mauri, Zanellato e Storari più Niang ora al Torino. 26 giocatori scesi in campo, oltre a quelli da pochi minuti: la prova che la classe media non manca. 

Dopo tanti calcoli, nostri e quindi discutibili (anche se sul filo dei minuti), qualche considerazione. La prima è che la Juventus, per qualità e quantità, è la squadra che ha più titolari veri anche se l’arida statistica la metterebbe sotto al Milan: basta vedere i nomi dei sei che rimangono al di sotto della soglia (senza contare Howedes infortunato) per notare che Allegri ha a disposzione due squadre di serie A e che la seconda è comunque come minimo da Champions League. Insomma, scommettere contro il settimo scudetto di fila bianconero si può, ma è un azzardo. La seconda considerazione è che Napoli e Inter sono squadre dalle gerarchie simili e che ovviamente la situazione è più grave per il Napoli che è ancora in Europa, anche se un’Europa meno stressante della Champions. Guardando i nomi e il reale rendimento si capisce però anche perché a Spalletti la formula ‘Undici titolari più Brozovic’ cominci a stare stretta. Terza considerazione: per qualità diffusa la Roma è forse la squadra che più si avvicina alla Juventus, mentre la Lazio ha più alternative ma un livello medio più basso. Chiusura con il Milan, la cui rosa è stata sopravvalutata in estate ma probabilmente viene sottovalutata adesso. E quindi? Mai come in questa stagione, con cinque squadre così vicine alla vetta, un investimento sul mercato di gennaio potrebbe fare la differenza. Non è insomma il momento giusto per risparmiare. 

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