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La mano sovietica di Simonian

La mano sovietica di Simonian

Il più anziano degli otto 'valletti' di Lineker al sorteggio mondiale sarà l'ex grande attaccante e allenatore dell'Unione Sovietica...

Stefano Olivari

22.11.2017 10:10

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La vita e il Mondiale continuano anche dopo Italia-Svezia, nonostante prestazioni di Insigne come quella con lo Shakhtar siano una pugnalata. La testa di tutto il pianeta è al sorteggio dei gironi, il primo di dicembre a Mosca (al Cremlino...). A fare da 'valletti' a Gary Lineker e alla giornalista Maria Komandnaya otto campioni del passato, tutti conosciutissimi dal pubblico più giovane: alcuni per il mito che li accompagna (Maradona e Banks), altri perché effettivamente hanno giocato fino a poche stagioni fa: Cannavaro, Blanc, Cafu, Forlan, Puyol… il meno conosciuto degli otto è senza ombra di dubbio Nikita Simonian, che ha il torto di essere stato grande quando la televisione era poco diffusa e soprattutto di esserlo stato nell’URSS degli anni Cinquanta, dove tutto era avvolto dal mistero. Le statistiche dicono molto ma non tutto del grande attaccante dello Spartak Mosca, attuale vicepresidente onorario (avendo 91 anni) della federazione russa. Simonian arrivò in nazionale a quasi 30 anni: fu nella squadra che conquistò l’oro olimpico a Melbourne 1956, battendo in finale la Jugoslavia che era una delle poche altre squadre decenti in corsa (si era nell’epoca del finto dilettantismo, per quanto riguarda i paesi dell’Est europeo), quella che aveva come leader Jascin e Netto, ma soprattutto, da capitano, in quella che stupì tutti ai Mondiali di due anni dopo in Svezia, prima partecipazione sovietica al torneo più importante di tutti. Simonian segnò nel 2-2 iniziale contro un’Inghilterra dimezzata dal disastro di Monaco, poi dopo il 2-0 all’Austria ci fu la sconfitta contro il Brasile dove esordiva nel torneo il minorenne Pelé. I sovietici vinsero lo spareggio con l’Inghilterra e nei quarti, nello storico Rasunda di Solna, furono piegati 2-0 dai padroni di casa che schieravano Liedholm, Skoglund, Gren e soprattutto un Hamrin in forma eccezionale. Fu quella l’ultima partita in nazionale di Simonian, che avrebbe avuto una bella carriera da allenatore, soprattutto nel suo Spartak e nell’Ararat Yerevan. Poca fortuna con l’URSS da allenatore, che prese in mano per un paio d’anni dopo l’elminazione nelle qualificazioni per Argentina 1978, costruendola intorno a Blokhin e a un giovanissimo Bessonov, portandola spesso in ritiro a Coverciano e diventando amico di Azeglio Vicini. Ottime cose invece avrebbe fatto da dirigente, di fatto diretto superiore e consigliere di Valery Lobanovsky. Un grande dello sport sovietico, fa impressione dirlo.

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