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Il primo gol juventino di Ian Rush

Il primo gol juventino di Ian Rush

Redazione

02.08.2017 ( Aggiornata il 02.08.2017 07:00 )

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Non molto tempo fa l'esordio di un calciatore straniero con la sua nuova maglia di una squadra italiana era un autentico evento, anche perché gli stranieri erano pochi e di qualità media più alta, visto che la serie A era lo destinazione naturale dei migliori del mondo. Così il 2 agosto del 1987 c'era davvero una grandissima attesa per la prima partita di Ian Rush nella Juventus. Quella domenica sera a Lucerna, contro la squadra locale, l'attaccante gallese era l'attrazione della prima Juve del dopo-Platini: Le Roi si era ritirato due mesi e mezzo prima, a soli 32 anni, sorprendendo tutti e forse anche un po' sé stesso. Rush era stato un gran colpo (il Liverpool aveva incassato 3 milioni e 200mila sterline, all'epoca record britannico), anche se Platini nel suo ruolo era stato sostituito da Marino Magrin. Buonissimo giocatore, bravo anche sui calci di punizione, ma ovviamente non era Platini. Rino Marchesi schierò all'inizio contro la formazione locale Tacconi, Favero, Cabrini, Bonini, Brio, Tricella, Mauro, Magrin, Rush, De Agostini e Laudrup, volendo recitare la formazione dall'1 all'11 così tanto per scaldarci il cuore. Al 36' del primo tempo punizione perfetta battuta da Mauro, con Rush che sfruttò il cross dell'attuale opinionista di Sky e di testa in anticipo sul portiere segnò il primo gol della stagione bianconera. Due minuti dopo Laudrup si guadagnò un rigore, realizzato da Magrin che fin lì era stato il migliore in campo. Rush giocò alla Rush, toccando pochi palloni e buttandosi negli spazi alla ricerca di lanci, che però non arrivavano. Per motivi mai totalmente chiariti, visto che già all'epoca esisteva la televisione, Boniperti e Marchesi pensavano che il modo miglior per sfruttare Rush fossero i palloni alti, ma lui pur avendo una buona statura non era lo stereotipo del centravanti britannico e preferiva il gioco in velocità (che poi era quello del Liverpool), cercando sempre di prendere il tempo al suo marcatore. Insomma, un equivoco. Che si sarebbe notato durante tutta la stagione, segnata anche da problemi di ambientamento a Torino e dalla sensazione di essere capitato in un momento sbagliato nella storia della Juventus. Poi lui ci mise del suo con ritardi agli allenamenti (causati anche dalla lingua, visto che non capiva a che ora Marchesi gli diceva di presentarsi, né altri nel club lo aiutavano a capire) e un atteggiamento del genere 'Qui si pensa solo a difendere', ma certo è che Rush veniva all'epoca considerato il miglior attaccante del mondo o giù di lì e che Boniperti aveva messo le mani su di lui per farlo giocare insieme a Platini, venendo poi spiazzato dal ritiro del francese. Insomma, con Platini in campo avremmo parlato in altri termini del Rush italiano. Che non fece poi malissimo: 14 gol fra campionato (7) e coppe, con il rigore decisivo nello spareggio UEFA contro il Torino. Falso è che abbia voluto andarsene lui, anzi il suo rammarico (almeno così ha raccontato) è di essere stato messo alla porta proprio con Zavarov in arrivo, un giocatore che avrebbe potuto esaltare le sue caratteristiche. Ma nel calcio e nella vita il momento giusto conta più che essere la persona giusta.

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