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Le avversarie del Napoli di Maradona

Le avversarie del Napoli di Maradona

Redazione

11.05.2017 ( Aggiornata il 11.05.2017 11:45 )

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I trent'anni del primo scudetto del Napoli sono stati segnati dalla polemica di Bruscolotti, Giordano e compagni, per la mancata concessione della pista di atletica per sfilare in ricordo di quel 10 maggio 1987... Mancata (o ritardata, secondo altra versione) concessione senza un vero motivo, con palleggiamento di responsabilità fra il Comune e il Napoli. Di certo Aurelio De Laurentiis non è mai stato molto caldo nei confronti di quella squadra e dello stesso Maradona, pur essendo i rapporti formalmente buoni: non c'è bisogno di essere finissimi psicologi per capire perché. Una celebrazione quindi un po' in sordina, visto anche il livello degli assenti: Maradona, Bagni, De Napoli, Carnevale, Garella, Romano, Ferrario, per non parlare di Ottavio Bianchi... Peccato, perché quello fu uno scudetto storico per mille motivi e non soltanto perché il primo di una squadra del Sud (non sapendo mai come collocare Cagliari). Fu uno scudetto anche profondamente diverso da quello che il Napoli avrebbe vinto nel 1989-90: club ormai consolidato ad alto livello, gestito da Luciano Moggi e non più da Allodi, con un livello medio della rosa molto più alto. Il Napoli 1986-87 aveva sì il miglior giocatore di sempre, o giù di lì, reduce dal vittorioso Mondiale messicano, ma anche una squadra nella media normale, che l'anno prima con lo stesso gruppo di giocatori e lo stesso allenatore era arrivata terza dietro a Juventus e Roma. Suoi avversari all'inizio del 1986-87 erano la Juventus campione d'Italia, per l'ultima volta (ma ancora non si sapeva) guidata da Michel Platini e con Marchesi in panchina, il primo Milan di Berlusconi (con gli arrivi di Donadoni e Massaro, fra gli altri), la Roma di Eriksson e Boniek che aveva appena buttato via lo scudetto con l'incredibile e mai davvero raccontata partita con il Lecce, la prima Inter di Trapattoni, la Sampdoria dei giovani fenomeni che aveva appena aggiunto Cerezo e Briegel, Verona e Torino (nel 1985 erano state primo e secondo) a livelli più che buoni, una Fiorentina dove Baggio esordiva fra un infortunio e l'altro. Da sottolineare che all'epoca erano permessi al massimo due stranieri per squadra, ma il Napoli giocò con il solo Maradona perché nessuno dei suoi obbiettivi sul mercato era raggiungibile e Daniel Bertoni (che aveva avuto diversi problemi con Bianchi) era andato all'Udinese. Insomma, un bel campionato e oltretutto con 16 squadre. La Juventus partì bene, ma la direzione della storia cambiò nello scontro diretto di Torino, che il Napoli vinse 3 a 1. La rivale per gran parte del campionato fu l'Inter, ma a metà stagione il Napoli cambiò marcia e riuscì a resistere al buon finale di stagione dei nerazzurri, che poi persero anche il secondo posto a vantaggio della Juventus. Fu uno scudetto che fece epoca e che è alla base della simpatia che il Napoli ancora oggi trova in parte del Sud. Uno scudetto che meritava una celebrazione diversa, anche al netto dell'effetto nostalgia.

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