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Il valore di Ancelotti e quello della Bundesliga

Il valore di Ancelotti e quello della Bundesliga

Redazione

02.05.2017 ( Aggiornata il 02.05.2017 10:37 )

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Carlo Ancelotti conquistando la Bundesliga con il Bayern Monaco è diventato uno dei pochi allenatori capaci di vincere quattro campionati nazionali europei in almeno quattro nazioni diverse: gli altri sono Ivic (che ne ha vinti cinque), Happel, Trapattoni e Mourinho. Non esattamente gli ultimi della pista, quindi. Onore quindi ad un allenatore che sarebbe perfetto, per età (58 anni) e tante altre caratteristiche, per guidare una grande nazionale ma che ancora ha voglia di misurarsi con la quotidianità del calcio di club. Va detto che vincere la Bundesliga guidando il Bayern non è un'impresa impossibile, non stiamo insomma parlando di Ranieri con il Leicester City dell'anno scorso anche se la celebrazione dell'italiano all'estero è quasi un dovere. La discussione non è quindi sul valore di Ancelotti, ma su quello della Bundesliga. Sì, perché erano 12 anni che nessuna squadra tedesca di presentava alle semifinali di almeno un coppa europea e la cosa fa sensazione, perché dal punto di vista della gestione la Bundesliga è un modello (anche per le sue strutture proprietarie) molto più interessante della Premier League, che gode di un vantaggio competitivo notevolissimo, cioè che tutto il mondo parla, magari male ma lo parla, l'inglese e comprende certi riferimenti culturali anglosassoni. Ma al di là dei risultati europei e dei punti raccolti per il ranking UEFA, mai così pochi nelle ultime cinque stagioni, c'è da dire che il Bayern e le squadre tedesche in generale non hanno lo stesso atteggiamento arrogante, in senso positivo, che ha la Germania nei confronti delle sue avversarie. Sensazioni e considerazioni da bar, mentre la realtà dice che il problema del Bayern è probabilmente anche l'assenza di un rivale davvero pericoloso in patria, con tutto il rispetto per il Borussia Dortmund. E alle spalle della squadra più amata-odiata di Germania il ricambio è continuo, basti pensare che squadre con una buona storia europea anche recente come Wolfsburg, Leverkusen, Schalke and Borussia Monchengladbach hanno una classifica media o medio-bassa (in particolare il Wolfsburg, ai confini del playoff per la salvezza). La considerazione è la stessa che si può fare sul fair play finanziario UEFA, che in Germania viene 'naturalmente' applicato al proprio interno: equilibrare costi e ricavi, anche nel breve periodo, porta a solidità e sviluppo, ma dal punto di vista sportivo tende a cristallizzare le posizioni acquisite. L'analisi non può prescindere dalla ripartizione dei diritti televisivi, che in Germania è relativamente 'comunista', cioè con la squadra che prende di più dalla ripartizione (il Bayern) in base a vari criteri, che non va oltre il doppio della squadra che prende di meno. A falsare la competizione nazionale sono quindi il marketing, visto che non ci immaginiamo magliette del Wolfsburg vendute ai tifosi cinesi, e la Champions League.

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