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Serie A, fatti e personaggi della 13ª giornata

Serie A, fatti e personaggi della 13ª giornata

Redazione

21.11.2016 ( Aggiornata il 21.11.2016 01:18 )

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Dopo il ko della Roma a Bergamo e dopo il 2-2 nel posticipo milanese, la Juventus si ritrova a più sette sulle seconde. Massimo vantaggio per la formazione di Allegri, che continua a giocare un campionato a parte, godendosi da posizione privilegiata la bellissima lotta per il secondo posto che si sta consumando alle sue spalle, con cinque formazioni raccolte nell’arco di due punti: Roma e Milan a 26, Lazio e Atalanta a 25, Napoli a 24. La Roma è uscita rimontata al cospetto di un’Atalanta per la quale si stanno esaurendo aggettivi e belle parole, il Milan ha visto sfumare nel recupero il secondo posto solitario. Dietro una Signora che non sbaglia un colpo e che anzi si permette il lusso di "regalare" dei titolari alle altre squadre (col Pescara hanno rifiatato Buffon, Pjanic, Marchisio e ha avuto nel finale la passerella Kean, primo 2000 ad esordire in A), c’è dunque un lotto di team volenterosi e persino piacevoli da vedere, ma che proprio non riescono a tenere il passo della capolista. È proprio l’assenza di continuità il filo conduttore delle inseguitrici. Questa volta ad esempio ha vinto il Napoli, il quale veniva da un paio di battute a vuoto: con un Insigne tornato al gol 223 giorni dopo l’ultima volta e che ha bussato addirittura due volte dalle parti di Karnezis, la formazione di Sarri ha espugnato Udine con un buon secondo tempo, servito a riscattare il grigiore della prima frazione, nella quale Hamsik e compagni raramente si erano resi pericolosi. Continuano a tuonare anche la Lazio e l’Atalanta, al pari del Milan non impegnate nelle coppe europee. I romani hanno vinto in casa contro il difficile cliente rappresentato dal Genoa di Juric, offerto ancora una volta bel gioco e mostrato l’ennesima concreta prova di Felipe Anderson, autore di uno dei gol più belli di giornata. Alla squadra di Inzaghi sta riuscendo tutto e il caos-Bielsa di quest’estate pare davvero lontano. I bergamaschi hanno imposto lo stop alla Roma (che non perdeva dal 25 settembre) e veleggiano con il loro splendido collettivo, portandosi a -1 proprio dalla Roma e dal Milan: cinque vittorie consecutive, otto risultati utili di fila, nei quali hanno ottenuto sette successi e un pari. Numeri mostruosi per una squadra che aveva cominciato la stagione con quattro sconfitte nelle prime cinque partite. Poco da dire, complimenti a Gasperini e ai suoi ragazzi terribili, anche per il carattere: non era facile rimediare con uno strepitoso secondo tempo al vantaggio giallorosso di Perotti. E l’Atleti Azzurri d’Italia è diventato ormai un fortino nel quale le grandi mettono il piede in fallo: prima della squadra di Spalletti, c’erano già cadute Inter e Napoli. Gli occhi della giornata erano comunque sulla coda e il derby della Madonnina non ha deluso le attese: è stato un incontro emozionante, che ha aperto vari temi e che si è chiuso con un pari tutto sommato giusto, benché maturato nei minuti di recupero e con una squadra due volte a fuggire e l'altra a rincorrere. Tanti sono i volti della giornata espressi da Milan-Inter. Da Suso, autore di una doppietta e ormai elemento inamovibile per Montella, a Candreva, che ritrova Pioli e con una rete da cineteca dà un calcio alle presunte crepe che erano comparse ai tempi della Lazio; fino ad arrivare ovviamente allo stesso Pioli, che è ripartito con il 4-3-3 dell’ultimo De Boer, con interpreti diversi (dentro Perisic e non Eder e Kondogbia al posto di Banega; Medel spostato in difesa): l’ex tecnico laziale era chiamato ad un difficile debutto e aveva su di sé gli occhi della critica. Esame passato: Pioli si tiene il bel primo tempo della sua squadra (chiuso in realtà in svantaggio) e la reazione ai due colpi di Suso. Chi ha deluso invece sono i centravanti, Bacca da una parte e Icardi dall’altra: obbligato al sacrificio il primo, poco nel vivo l’altro. Le punte non hanno ballato, lasciando la scena agli esterni. È stata la giornata delle doppiette, ben sei: Insigne, Muriel, Belotti,  Ilicic, Bernardeschi, Suso. Gli uomini della giornata sono loro, i marcatori multipli, capaci con le loro prodezze di trascinare le proprie squadre. Insigne, come detto, ha risolto un match che per il Napoli stava diventando complicato e con la sua verve ha fatto impazzire la retroguardia friulana: gol in apertura di ripresa, traversa, raddoppio, un altro paio di palle-gol. Un po' di ossigeno per il tormentato reparto avanzato partenopeo. Muriel è il simbolo della folle rimonta della Sampdoria a danno del fragile Sassuolo, non nuovo a crolli clamorosi come quello dei minuti finali del “lunch-match” di ieri. Sotto di due reti all’84’, i blucerchiati hanno addirittura vinto la partita, grazie alle reti di Quagliarella (100 gol in A) e ai due sigilli del colombiano, reduce dal viaggio transoceanico per le qualificazioni mondiali, ma ugualmente in palla: l’ex Udinese e Lecce ha prima segnato su assist di Quagliarella il punto del 2-2, poi è stato decisivo nell’azione del rigore procurato da Schick, completando dagli undici metri la rimonta ligure. Belotti è ormai l’uomo nuovo del calcio italiano: l’attaccante della nazionale ha steso il Crotone nel finale, permettendo al Torino - premiato probabilmente oltre i propri meriti - di salire a 22 punti (mai così bene i granata, nell’era dei tre punti). Il primo centro del “gallo” è macchiato dalla posizione di fuorigioco non rilevata dal guardalinee, il secondo è un colpo di potenza. In questo momento, Belotti è micidiale: undici presenze, dieci gol. Poi ci sono Bernardeschi ed Ilicic: l’azzurro ha colto la seconda doppietta di questo campionato(entrambe in trasferta) ed è stato per distacco il migliore in campo nel derby di Toscana tra Empoli e Fiorentina; lo sloveno ha trovato le prime reti di questa stagione e potrà essere utile a una Fiorentina che piano piano sta risalendo la graduatoria. E infine, Suso, unico di questa galleria di polimarcatori a non aver vinto la propria partita. Lo spagnolo è stato a un passo dal decidere l’ultimo derby (o almeno, è probabile che lo sia) della gestione Berlusconi e il gol in extremis di Perisic gli ha tolto l’immagine di uomo di giornata sulle prime pagine dei giornali e nelle home page dei siti. “Tornerò a casa a piedi se segnerò due gol”, aveva dichiarato alla vigilia. Ed eccoli, i primi centri segnati a San Siro, uno con un sinistro a giro bellissimo, l’altro con una finta di corpo che ha spiazzato Miranda. Della tredicesima giornata colpisce un dato: delle ultime nove della classifica, hanno perso in otto (l’unica ad aver vinto è stata il Bologna - tornato al successo dopo due mesi grazie a un super Viviani, assist per Destro e gol su punizione - contro un Palermo alla sesta sconfitta nelle ultime sei uscite), a dimostrazione di una Serie A spaccata nettamente tra piani alti e bassi, con le piccole che vanno al rallentatore, forse troppo anche per gli standard di chi deve pensare a salvarsi. A un terzo di campionato, la terzultima ha sette punti: se si continua con questo trend, basterebbero venticinque punti per salvarsi. D'altronde, Crotone ed Empoli hanno vinto una sola gara, il Pescara sarebbe a zero, se non fosse per il gentile dono del Sassuolo. Chiusura con una nota di colore e qua torniamo al derby. Con un Milan sempre meno rosso e un’Inter col blu sempre più scuro, è assurdo che ci sia dovuti limitare ai pantaloncini per distinguere le squadre scese in campo. In pratica, si giocava neri contro neri e veniva quasi da rimpiangere la “maglia-Sprite” dell’Inter, che almeno avrebbe permesso di distinguere gli atleti sul prato del Meazza. Chissà che questa partita non sia servita alle grandi aziende per riproporre maglie più in linea con la tradizione. Perché Inter e Milan, da che mondo è mondo, non hanno mai avuto casacche simili e non c’era mai stata stracittadina nella quale il pubblico aveva faticato a riconoscere i propri beniamini. Giovanni Del Bianco

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