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Sampdoria, un giocatore per ogni decennio

Redazione

12.08.2016 ( Aggiornata il 12.08.2016 06:07 )

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Come avevamo già fatto per i novant’anni del Napoli, anche per il compleanno della Sampdoria, che festeggia settant’anni oggi, scegliamo un giocatore per ogni decennio. Il gioco ci obbliga però a lasciar fuori stelle come Toninho Cerezo e Ruud Gullit, Enrico Chiesa e Vincenzo Montella, Moreno Mannini e Pietro Vierchowod, Juan Sebastian Veron e Clarence Seedorf, Attilio Lombardo e Gianluca Pagliuca, Graeme Souness e Trevor Francis. Tutti giocatori che nel cuore dei sampdoriani hanno avuto e avranno sempre un posto privilegiato. Anni Quaranta: Adriano Bassetto Segna il primo gol della storia della Sampdoria unita, nella sconfitta contro la Roma del 22 settembre 1946. Sarà il primo di una lunga serie: con 92 centri realizzati è secondo solo a Mancini tra i marcatori del club, limitando il discorso alla sola Serie A. Ala abituata ad andare in doppia cifra, a Genova ha vissuto sette stagioni, toccando nel 1948 e nel 1950 la soglia delle venti reti. Anni Cinquanta: Ernst Ocwirk Cinque anni in Liguria, tra il 1956 e il 1961. Una bella parentesi alla sua esperienza interamente maturata all’Austria Vienna, club dal quale la Samp lo prelevò e al quale lo ricedette. Centrocampista sopraffino per classe e visione di gioco, era la colonna portante della nazionale austriaca con la quale raggiunse la semifinale dei Mondiali del 1954. È stato uno dei primi idoli stranieri della tifoseria, che ne amava sia il lato tecnico sia l’atteggiamento. Eletto capitano della squadra, guidò il Doria al quarto posto nel 1960-61: ai tempi, fu il miglior risultato di sempre della società. Nei primi anni Sessanta tornò poi come allenatore. Si ammalò di sclerosi multipla e morì nel 1980, a soli 53 anni. Anni Sessanta: Sergio Brighenti L’attuale presidente onorario del Modena ha giocato con i blucerchiati per tre annate, dall’estate 1960 a quella del 1963. Nella prima di queste, ha vinto la classifica marcatori con ventisette reti realizzate. Solo due volte un sampdoriano si è aggiudicato la graduatoria dei bomber: dopo l’exploit di Brighenti del ‘91, bisognerà attendere quello di Vialli trent’anni più tardi. Con Skoglund e Ocwirk guidò la Samp al già citato quarto posto nel 1961. Dopo un breve periodo da allenatore, ha fatto parte dello staff di Azeglio Vicini nella nazionale italiana. Anni Settanta: Luis Suarez Gli anni Settanta sono un po’ il Medioevo blucerchiato. Un periodo che ha visto la Samp prima conquistare salvezze sofferte, e nel 1977, scendere in B, undici anni dopo la caduta del ‘66. In questo lasso di tempo che ha anticipato il boom dell’era Mantovani, non sono mancati comunque dei simboli, come Marcello Lippi, Giovanni Lodetti e Giancarlo Salvi. Tuttavia, di questo decennio scegliamo un calciatore che il meglio lo ha dato in altri lidi: Luisito Suarez, stella del Barcellona prima (anni Cinquanta) e della Grande Inter poi (anni Sessanta). Arrivato alla Samp nel 1970-71, a 35 anni, il centrocampista spagnolo è stato il primo Pallone d’oro ad essersi accasato alla Sampdoria (il secondo e ultimo sarà Ruud Gullit). Un lusso. Anni Ottanta: Gianluca Vialli Approda a Genova nella stagione 1984-85, quando Mantovani lo acquista dalla Cremonese. In maglia blucerchiata conquista un campionato, tre Coppe Italia, una Coppa delle Coppe (finale con l’Anderlecht decisa da una sua doppietta), una Supercoppa italiana. Marcatore implacabile, nello spogliatoio vestiva i panni del leader e si arrivò a dire che fosse lui a fare la formazione e non Boskov. È mancata solo la finale di Wembley del 1992, quando la Samp perse ai supplementari contro il Barcellona. Vialli in quella partita sciupò due ghiotte occasioni da rete e dovette uscire anzitempo per crampi. Un dolore impossibile da scordare, ma che riuscirà almeno a rendere meno amaro pochi anni dopo, quando riuscirà ad alzare la Champions - da capitano - con la maglia della Juventus. Con il “gemello” Mancini ha formato una delle più belle coppie d’attacco del calcio italiano. Chissà se e quando se ne rivedrà una simile. Anni Novanta: Roberto Mancini Sbarca a Genova non ancora maggiorenne, nel 1982. Se ne va a 33 anni, nel 1997. In mezzo, le più belle magie mai viste dal pubblico doriano di Marassi. È stato presente in tutti i trofei vinti dal club, anche se, per ironia della sorte, ha dovuto saltare per squalifica la partita col Lecce valsa lo scudetto. Detiene il record di presenze (566) e di marcature (173). Mantovani dichiarò: «Senza Mancini non mi diverto». A differenza di Vialli, rimase anche per il ciclo post-scudetto. Nel 1994 la Samp arrivò terza (grazie anche ai nuovi volti Platt, Gullit e Jugovic) - secondo miglior risultato di sempre - e si aggiudicò la Coppa Italia, unico trofeo non dell’era di Paolo Mantovani. La stella era sempre lui, che riuscì ad intendersi con tutti i partner che il Doria acquistava: dopo Vialli, toccò a Gullit, Chiesa e Montella. Anni Duemila: Francesco Flachi La Sampdoria sprofonda in B nel 1999 e per quattro stagioni resta tra i cadetti. Sono anni difficili, con due promozioni mancate di poco (nel 2000, con Ventura, arriva quinta ad un solo punto non solo dalla quarta classificata, ma anche dalla seconda), una salvezza sofferta e finalmente la promozione, con la coppia-gol formata da Bazzani e Flachi. Quest’ultimo si conferma per diverse stagioni il leader dei blucerchiati. In A va per tre volte in doppie cifra, segna reti spettacolari, esordisce in Europa. Un’escalation continua: le sue rovesciate divengono un marchio di fabbrica, così come le sue esultanze sotto la Sud. Fino al brusco stop della stagione 2006-07: prima una sospensione di due mesi nel caso del calcioscommesse, poi la squalifica per cocaina costano il suo addio. Anni Duemiladieci: Antonio Cassano Un calciatore che riguarderebbe più il decennio antecedente, essendo arrivato a Genova nel 2007-08, quando Beppe Marotta lo prelevò dal Real Madrid, prima con la formula del prestito, poi con quella del trasferimento definitivo. Tuttavia, lo inseriamo in questo scorcio finale della carrellata, per quanto mostrato nel 2010, il suo anno di grazia. Trova un’intesa ad orologeria con il suo partner d’attacco Giampaolo Pazzini: il pubblico rivive per un po’ la grandezza perduta negli anni Novanta e si classifica quarto in classifica grazie anche alle diciannove reti realizzate da quest’ultimo, puntualmente imbeccato da Fantantonio. Un risultato che vale l’accesso ai preliminari di Champions e che segna l’apice dell’era-Garrone. Lo stesso Garrone col quale avrà un acceso diverbio e che gli costerà l’esilio, fino al ritorno dello scorso campionato. Giovanni Del Bianco @g_delbianco

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