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Napoli, un giocatore per ogni decennio

Redazione

01.08.2016 ( Aggiornata il 01.08.2016 15:52 )

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Un giochino, nulla di più. Ci siamo divertiti a scegliere un giocatore simbolo per ogni decennio del Napoli, che oggi compie novant’anni. Per forza di cose abbiamo dovuto sacrificare dei mostri sacri della squadra (tra gli altri Amadei, Jeppson, Pesaola, Altafini, Zoff, Krol, Careca, Bruscolotti, Alemão, Cavani). E voi? Siete d'accordo con le nostre scelte o ne avreste fatte delle altre? Anni Venti: Attila Sallustro Il primo giocatore di questa carrellata è questo attaccante italoparaguaiano: nato ad Asuncion da genitori emigrati proprio da Napoli, fu uno degli uomini-chiave della squadra nella parte finale degli anni Venti e per buona parte degli anni Trenta. Anzi, forse proprio in questi ultimi diede il meglio di sé, ma le ventidue reti nella Divisione Nazionale del 1929 furono un fragoroso exploit. Giocava sia a centrocampo sia in attacco, fu senz'altro uno dei primi idoli dei tifosi. Fece clamore il suo matrimonio con la giovanissima soubrette Lucy d’Albert. Anni Trenta: Antonio Vojak Altro giocatore a cavallo tra anni Venti e Trenta è questo bomber originario di Pola, secondo miglior marcatore del club con 102 reti siglate in 191 partite. Nella stagione 1932-33 segnò ventidue reti. Per il Napoli sarà un record fino al 2010-11, quando Cavani lo supererà. Anni Quaranta: Arnaldo Sentimenti Secondo dei cinque mitici fratelli, Sentimenti fu il portiere del Napoli in due mandati: dal 1934 al 1943 il primo, dal 1945 al 1958 il secondo. Divenne partenopeo d’adozione, visto che visse nel capoluogo campano anche una volta appesi i guanti al chiodo e dal momento che sposò una donna napoletana. Rifiutò un passaggio alla Juventus perché “Napoli per me è come una seconda mamma”. Anni Cinquanta: Luis Vinicio Dieci anni sotto il Vesuvio, di cui cinque da allenatore (1955-1960) e cinque da allenatore (1973-1976 e 1978-1980). Era soprannominato il “leone” già ai tempi del Botafogo, il club di Rio da cui lo prelevò Achille Lauro. Soprannome che fu mantenuto a Napoli, anche per la sua forza fisica. In maglia azzurra, 69 reti in 152 presenze. Arrivò in pratica quando Hasse Jeppson esauriva la sua esperienza partenopea: i due composero una prolifica coppia-gol solo per un anno, nel 1955-56. Anni Sessanta: Antonio Juliano Limitando il discorso al solo campionato, è lui a detenere il record di presenze. Regista di classe, passò una vita a Napoli: dal 1962 al 1978 come giocatore, prima di chiudere la carriera a Bologna. Nel 1968 fu uno dei leader della squadra che si classificò seconda in campionato alle spalle del Milan (in quella squadra c'era la coppia da sogno Altafini-Sivori): ai tempi fu il miglior risultato della storia del club. Tornò da dirigente e fu decisivo nel colpaccio-Maradona. Con la nazionale, vinse l'Europeo del 1968 e scese in campo nella finale mondiale di Mexico '70, quando subentrò a Bertini a un quarto d'ora dalla fine. Anni Settanta: Giuseppe Savoldi Quattro anni a Napoli per “mister due miliardi” come venne soprannominato al momento del suo acquisto (vennero versati 1,4 miliardi di lire nelle casse del Bologna più Clerici e la metà di Rampanti, complessivamente valutati 600 milioni). In Campania vinse la Coppa Italia del 1976 e trascinò l’entusiasta pubblico del San Paolo: memorabile un poker rifilato alla Juventus. Anni Ottanta: Diego Armando Maradona Due scudetti e una Coppa Uefa. Dopo il suo arrivo Napoli e il Napoli scalarono posizioni nel calcio italiano ed europeo arrivando ad affermarsi in due campionati (quello del 1986-87 e quello del 1989-90) e trovando l’alloro continentale vincendo la Coppa Uefa del 1989 contro lo Stoccarda. In tutti questi successi, il marchio indelebile del “Pibe de Oro”, che ha cambiato per sempre la storia della squadra campana. Tra il 1984, anno del suo arrivo e il 1991, anno del suo addio, 81 reti in 188 partite di campionato, 115 in 259 partite complessive. La storia non fu più la stessa. Normale, con il miglior calciatore del secolo nei propri ranghi. Anni Novanta: Ciro Ferrara Il meglio con questa maglia lo diede in realtà negli anni Ottanta, quando vinse i due scudetti e la Coppa Uefa. Anzi, in quest’ultima trovò persino il gol in finale. Ma sono innegabili i suoi meriti anche nei primi anni del decennio seguente, quando costituì la colonna della difesa e fece crescere al suo fianco un certo Fabio Cannavaro. Nel ‘94 lasciò il Napoli per la Juventus e ritrovò Marcello Lippi, suo tecnico proprio nelle gare al San Paolo. Anni Duemila: Marek Hamsik Approdato al Napoli nel 2007, quando De Laurentiis sborsò 5,5 milioni per prelevarlo dal Brescia, è divenuto col tempo una bandiera. È entrato giovanissimo nel club (aveva 20 anni al momento del suo approdo) e col tempo si è imposto come uno dei migliori centrocampisti della Serie A e come stella della nazionale slovacca. È il terzo giocatore più presente nella storia del club. In tre campionati è andato in doppia cifra, trovando sempre numeri egregi come assistman. Ha vinto da capitano la Coppa Italia 2013-14 ed è andato a segno nella finale (vinta) del 2012. Anni Duemiladieci: Gonzalo Higuain Il “Pipita” arrivò a Napoli nel 2013 per raccogliere la difficile eredità di Edinson Cavani. Sfida difficile, ma ampiamente vinta. Prima del clamoroso addio di questa estate, l’argentino ha passato al San Paolo tre magnifiche annate, con la ciliegina delle trentasei reti realizzate in un solo campionato: miglior marcatore in una singola stagione del calcio italiano, con tanti saluti a Nordahl. Aveva rinnovato il felice connubio tra Napoli e i talenti argentini e gli è mancato solo il tricolore per rimanere immortale. La brusca separazione di questa estate poi ha lasciato e lascerà il segno nel cuore dei tifosi. Giovanni Del Bianco @g_delbianco

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