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Simeone è diventato di moda

Simeone è diventato di moda

Redazione

04.05.2016 ( Aggiornata il 04.05.2016 11:59 )

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Poche cose come il dibattito su Cholismo e Guardiolismo sono lontane dagli interessi di Diego Simeone, che con l'Atletico Madrid ha appena conquistato la sua seconda finale di Champions League, la sera del prossimo prossimo 28 maggio a San Siro. Un risultato molto più pesante di quello di due anni fa, non fosse altro che perché raggiunto da grande nel mirino e non da outsider, con tutta la pressione in meno del caso, nonostante la rosa di oggi non abbia certo più qualità di quella dell'epoca, quando c'erano fra gli altri Courtois, Miranda, Arda Turan, David Villa e Diego Costa. La novità, nel caso dell'allenatore argentino, è la percezione che il mercato internazionale ha di lui anche se lui non è cambiato di una virgola: adesso quei pochi club dalle spese no limits lo prendono davvero in considerazione, pur avendo lui un contratto a lunghissimo termine con l'Atletico. Merito anche dei risultati nella Liga, in proporzione ancora più importanti di quelli in Europa, dove con l'eliminazione diretta si può resistere anche a chi ha giocatori sulla carta più forti. Ma dicevamo del Simeone allenatore, uscendo dalle discussioni filosofiche... Un Simeone iniziato dieci anni fa, a febbraio, al Racing Club di Avellaneda subito dopo la fine della sua carriera da giocatore proprio al Racing Club. Dopo pochi mesi crede in lui l'Estudiantes e fa bene, visto che battendo il Boca Juniors nello spareggio finale del campionato di Apertura, Simeone fa tornare il club ad una vittoria che mancava da decenni. Con una rosa non modesta ma senz'altro media, in proporzione al calcio argentino dell'epoca. A fine 2007 il salto, anche finanziario, al River Plate, immediatamente portato al trionfo nel Clausura. Qui inizia la parte più difficile della sua carriera, con ben quattro esperienze concluse con le dimissioni e mai con l'esonero: lo stesso River, il San Lorenzo e il Catania, sua prima avventura europea prendendo il posto di Giampaolo a metà stagione, nel gennaio 2011. In Sicilia una difficile salvezza e poi l'addio nonostante un anno ulteriore di contratto. Nessuno in Europa gli permette di fare il salto di qualità che pensa di meritare e così torna al Racing, riportato in alto prima di lasciare in polemica contro la dirigenza. A fine 2011 l'occasione all'Atletico Madrid, più in virtù del suo grande passato da giocatore, anche con i Colchoneros, che per gli inizi in panchina. Subito la vittoria in Europa League, poi tutto il resto che è quasi cronaca di oggi, dalla Coppa del Re (dopo 17 anni, quando Simeone era in campo) 2013 alla Liga nel 2014, con l'amarezza della Champions sfumata per quel colpo di testa di Sergio Ramos all'ultimo minuto della finale di Lisbona: accusato (ma che accusa è?) spesso di essere fortunato, Simeone viene sconfitto da un altro come Ancelotti che spesso è oggetto degli stessi ragionamenti (ragionamenti?). Adesso, al di là di come finirà a Milano, Simeone sembra aver davvero cambiato status. Pur rimanendo lo stesso, perché il 4-4-2 con varianti (nemmeno tante) dell'Atletico è lo stesso di quello dell'Estudiantes e la differenza Simeone la fa lavorando sulla testa dei giocatori, come prova il fatto che chi è passato sotto le sue mani raramente è peggiorato e quasi sempre ha aumentato il suo valore di mercato, generando plusvalenze notevoli (fra le tante citiamo Falcao, lanciato al River). Ma al di là dei bilanci, va detto che con lui ci sono sempre in campo undici persone che remano nella stessa direzione. Il Cholismo è più difficile da mettere in pratica che da spiegare. Di sicuro è diventato di moda più di quanto non lo fosse due anni fa nella stessa situazione, con effetti anche grotteschi: ad un allenatore italiano o allo stesso Simeone se allenasse in Italia non perdoneremmo l'uso sistematico della furbizia e dell'intimidazione, per non parlare delle perdite di tempo come parte integrante della tattica (ma qui il Sudamerica vanta molti maestri), come minimo scriveremmo che è anticalcio, ma tutto ciò che è relativamente lontano viene sempre analizzato in chiave diversa.

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