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Amarcord: La sfida incrociata Milano-Torino del 1995-96

Amarcord: La sfida incrociata Milano-Torino del 1995-96

Redazione

25.02.2016 ( Aggiornata il 25.02.2016 09:00 )

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La prossima giornata di Serie A ci proporrà il derby d'Italia tra Juventus e Inter, ma anche la sfida tra Milan e Torino. Nella storia della Serie A - almeno nei tornei a girone unico - molte volte il calendario ha proposto la sfida incrociata tra due città. Anche nella stagione 1995-96, la seconda dopo l'attribizione dei 3 punti a vittoria. L’annata che verrà ricordata per la "liberalizzazione dei numeri", con l’abolizione della numerazione classica dal portiere al vecchio centravanti (o all’ala sinistra) per i giocatori che scendevano in campo dal primo minuto, con i cognomi dei calciatori sul retro della maglia. Quella dell’ultimo alloro rossonero di Fabio Capello, capitan Franco Baresi, Marco Simone e Christian Panucci, l’unico del biennio a Milanello di Roberto Baggio e il primo di George Weah. È troppo facile pensare al campionato che vide l’esordio del giovanissimo Gianluigi Buffon? Allora ricordiamo la prima stagione a Parma di Fabio Cannavaro, l’explicit di Giuseppe Giannini a Trigoria e l’ultimo torneo "intero" di Vujadin Boskov in panchina. La stagione della terza retrocessione della storia granata, quella che diede il via alle continue difficoltà societarie fino al fallimento del decennio successivo. La sfida incrociata Milano-Torino andò in scena al quattordicesimo atto, con l’Inter ospite della Vecchia Signora al Delle Alpi. La gara del Meazza terminò 1 a 1, con Zvonimir Boban che rispose a Rizzitelli ed evitò così l’aggancio in classifica della Fiorentina di Claudio Ranieri, quella domenica corsara a Bergamo. Per il quarto turno di fila gli uomini di Capello rimasero sulla vetta solitaria della classifica: fino al termine della stagione, con l’ufficialità del quindicesimo scudetto che arrivò un girone e una giornata dopo, grazie al successo sui viola. Sulla piazza d’onore la Juventus, nell’annata della seconda Champions League poggiata nella bacheca bianconera, dedicata al povero Andrea Fortunato. Il regalo d’addio di Gianluca Vialli, Fabrizio Ravanelli, Paulo Sousa e Giancarlo Marocchi. E fu l’ex "Gemello del gol" di Roberto Mancini a decidere il "Derby d’Italia" del 17 dicembre 1995, condannando Roy Hodgson al secondo ko consecutivo. Era la prima annata "intera" da presidente nerazzurro di Massimo Moratti, che in estate aveva acquistato gli argentini Rambert e un "certo" Javier Zanetti. Il manager inglese aveva sostituito Ottavio Bianchi, il quale tre mesi prima subì l’unico esonero (almeno in Serie A). La stagione che equivale al ritorno (definitivo?) dell’Udinese nella massima serie. Antonio Capotosto

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