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Operazione fuorigioco, trovata la fuffa

Operazione fuorigioco, trovata la fuffa

Redazione

27.01.2016 ( Aggiornata il 27.01.2016 10:25 )

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Se il calcio italiano fosse una cosa seria non avrebbe fra le sue fila alcuni degli indagati nell'ambito della cosiddetta Operazione Fuorigioco, condotta dalla Procura di Napoli e operativamente dalla Guardia di Finanza. Questo non toglie che la sostanza dell'inchiesta sia modestissima e molto lontana dal cuore della vera evasione fiscale nello sport, praticata con operazioni estero su estero e false fatturazioni, ma non certo con commissioni date ai procuratori, discutibili ma pur sempre messe a bilancio. Insomma, bisogna scindere il giudizio che possiamo avere su Galliani, Lotito, De Laurentiis, eccetera, dalla responsabilità in un comportamento generalizzato (che non conta: il furto rimane furto anche se tutti sono ladri) la cui illegalità, questo il vero cuore della questione, non è chiarissima dal punto di fiscale. Il presunto vantaggio del club nel pagare i procuratori invece di farli pagare ai giocatori è in teoria semplice. La Sempronia invece di dare 100 al calciatore Tizio che poi dovrà corrisponderne 10 al suo procuratore Caio, con guadagno netto per Tizio di 50 (100 meno 10 meno 40, semplifichiamo, di imposte), per il procuratore di 6 (ipotizzando che abbia sede in Italia e che sia una persona fisica, ma spesso non è così) e per lo Stato di 44, ne da 90 a Tizio e 10 al procuratore, con guadagno netto di 54 (90 meno 36 di imposte) per Tizio, che quindi sarà più invogliato a scegliere la Sempronia, sempre di 6 per il procuratore e di 40 per lo Stato. La prima osservazione da fare è che spesso il procuratore lavora davvero anche per la società, da circa un anno questo avviene alla luce del sole essendo stato abolito a livello FIFA il conflitto di interessi (al punto che si possono rappresentare tutte le parti in causa), società che per avere quel determinato giocatore deve necessariamente passare da lui: non è quindi sul piano teorico strampalato che sia il club a pagare. La seconda osservazione è che il calciatore di alto livello, dove girano i soldi veri, è una persona fisica dal punto di vista calcistico ma un'azienda per altri tipi di entrate e nulla gli vieta di pagare il procuratore azienda su azienda, creando una situazione fiscalmente neutra per quanto riguarda il lavoro principale. La terza osservazione è che il vero 'nero' del calcio, che ha tuttora cifre impressionanti, non avviene certo sul filo dell'interpretazione di prestazioni comunque messe a bilancio, in un quadro legislativo che cambia di continuo (si pensi soltanto alla questione del 15% del compenso dei procuratori, adesso non più considerata parte dell'ingaggio). Dal punto di vista quantitativo ha insomma ragione De Laurentiis: fuffa. Il resto è dibattito fra fiscalisti. Twitter @StefanoOlivari 

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