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La fine del primo Mourinho

La fine del primo Mourinho

Redazione

18.12.2015 ( Aggiornata il 18.12.2015 11:19 )

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Se fossero degli sconosciuti Willian e Oscar giocherebbero nell'Udinese, con Pozzo pronto a monetizzare alla prima occasione. Ma purtroppo per José Mourinho giocano nel Chelsea (dei due ha scelto soltanto Willian, peraltro non l'unico suo acquisto discutibile delle ultime tre stagioni, in mezzo ai vari Schurrle, Van Ginkel, Filipe Luis, Cuadrado, Kenedy e Pedro, per citare soltanto le delusioni fra quelli costati soldi veri) e hanno trascinato Abramovich verso l'addio a un allenatore al quale mai avrebbe voluto dare l'addio, le classiche dimissioni-esonero che in Premier League vanno più di moda che da noi dove di solito il tecnico cacciato riesce a farsi dare fino all'ultimo centesimo. Qualche settimana fa il Guerino aveva scritto di una serie di grandi allenatori che davano l'idea di avere già dato, sotto il profilo emotivo e psicologico, Mourinho era uno di questi e le prestazioni del Chelsea 2015-16  (squadra che con lo stesso Mourinho e quasi la stessa formazione l'anno scorso è stata campione d'Inghilterra, va ricordato) c'entrano soltanto in parte. A questa situazione personale hanno contribuito anche problemi privati e problemi pubblici, non soltanto il caso Carneiro che comunque ha spaccato la squadra facendo pensare a tutti noi non politicamente corretti che mai le donne dovrebbero entrare in uno spogliatoio (metaforico e non) maschile. E soprattutto il crollo di molti singoli, a partire dal quartetto difensivo che l'anno scorso non era strampalato definire il migliore del mondo: Terry è sul viale del tramonto al punto di preferirgli Zouma, Ivanovic non spinge più, Azpilicueta è scomparso, Cahill ridimensionato. Poi Fabregas è in crisi, Hazard ha inventato di meno, Diego Costa ha segnato di meno (al punto di far schierare a volte Hazard come prima punta, come visto ad esempio di recente con il Bournemouth), Pedro fuori dalla Catalogna è poca cosa e Falcao manca dalla fine di ottobre: in ogni caso il colombiano è stato una delusione enorme, al punto che si parla seriamente di un suo ritorno al Monaco a gennaio. In generale l'ambiente ci ha creduto di meno e alla fine Mourinho non è riuscito ad invertire una tendenza più umana che tecnica, in una Premier League davvero al ribasso dove giustamente una squadraccia come il Leicester City, guidata da una persona stra-intelligente come Ranieri, ridicolizza l'incompetenza degli altri. Sostituire Mourinho con un altro allenatore più attento alla mente dei giocatori che agli schemi, come Guus Hiddink, è sulla carta una buona mossa. In campionato tutto è perduto, ma la Champions è lì ed il Chelsea è una delle squadre che può estrarre il biglietto vincente. Come quasi accadde, in circostanze analoghe, nel 2007-2008: via Mourinho a metà stagione, con Avram Grant che fu diviso dall'alzata del trofeo soltanto dallo scivolone di John Terry a Mosca. Ma ovviamente in Italia ci interessa soprattutto di Mourinho, che ai pochissimi amici locali qualche giorno prima dell'esonero (dopo non sappiamo) aveva detto di non capire come mai i giocatori ce l'avessero con lui. Ed è effettivamente la prima volta che questo gli accade in carriera, visto che è rimpianto anche da gente con cui quasi è venuto alle mani. La ripartenza, dopo aver vinto e guadagnato di tutto a livello di club, non potrà che essere una grande nazionale, magari proprio la sua se in Francia dovesse fallire. Ha ricevuto offerte dalla politica portoghese (abbiamo letto del Centro Democratico Sociale, in sostanza il centro-destra portoghese), oltre che da tutti i media del pianeta speranzosi che anche da uno studio televisivo attacchi questo o quell'allenatore, scatenando reazioni degli indignados di professione e del popolo dei social (precedentemente conosciuto come popolo bue). Se già da allenatore semplice milioni di persone lo amavano o lo detestavano in quanto guru, chissà cosa succederà facendo il guru a tempo pieno. Di certo il primo Mourinho finisce qui, non è escluso che riesca ad esaltarci anche il secondo. Twitter @StefanoOlivari

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