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Totti e la vigilanza di Roma

Totti e la vigilanza di Roma

Redazione

11.11.2015 ( Aggiornata il 11.11.2015 07:17 )

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Roma è piena di persone che millantano una conoscenza personale, in certi casi addirittura un rapporto di amicizia, con Francesco Totti. Passi per i giornalisti, tristi personaggi a sessant'anni soddisfatti per un cinque alto datogli dal loro campione, ma per tutti gli altri davvero non ci sono spiegazioni diverse dal voler vivere di luce riflessa. Totti nella sua lunga e gloriosa carriera in giallorosso ha dovuto sopportare pressioni inimmaginabili in altre grandi città, con i vari mondi (di sopra, di sotto e quello ormai famoso 'di mezzo') che popolano la capitale a contenderselo. Non sappiamo in quale mondo incasellare Luca Odevaine, l'ex vicecapo della segreteria di Veltroni, che nella sua deposizione alla Procura di Roma ha raccontato situazioni incredibili, che abbiamo letto sul Fatto Quotidiano. Situazioni come quella di un nucleo di vigili urbani pagati dal Comune ma in realtà adibiti a fare da scorta privata ai dirigenti del PCI in epoche diverse, da Napolitano a Berlinguer. Finito il PCI di fatto questo gruppo, denominato PICS (Pronto Intervento Centro Storico), è stato assegnato a missioni particolari: in sostanza a disposizione del sindaco e dei funzionari di grado più alto. Odevaine, anche lui (non c'è bisogno di precisarlo) sedicente amico di Totti, ha raccontato di un incontro avuto con Vito Scala, preparatore atletico e factotum del campione, che gli aveva riferito una voce tremenda: un ultras della Roma, con un passato in carcere, aveva ricevuto un'offerta di 50mila euro per rapire uno dei figli di Totti. Odevaine prese nota e ne parlò con il questore di Roma e il locale comandante dei Carabinieri, che gli confermarono che la voce l'avevano sentita. L'avevano sentita e non avevano indagato né protetto direttamente Totti? Siamo davvero in buone mani...  Così questo nucleo speciale di vigili in borghese, fuori dall'orario di lavoro e pagati direttamente da Totti (che usava Odevaine come tramite, dandogli un assegno da girare ai vigili), controllava a distanza che i male intenzionati stessero lontani dalla famiglia del campione. Tre domande da fare, se fossimo un paese civile. La prima: ma perché le forze dell'ordine non hanno indagato, una volta appreso dei gravi pericoli corsi da un cittadino? La seconda: è normale che vigili urbani lavorino in nero e svolgano mansioni da guardie giurate? La terza: perché Totti ha preferito pagare i vigili, cosa fra l'altro illegale, che denunciare il tutto alla magistratura? Ribadiamo il discorso già fatto a proposito di De Rossi, da alcuni ultras minacciato di una visita a domicilio: i calciatori sono sottoposti a pressioni incredibili e nella loro città ancora di più. Nelle pagelle teniamone conto: giocare con la testa libera è più facile. Lo straniero, o magari l'italiano nato in altre città, riesce invece sempre a mettere una distanza o comunque ad andarsene in tempo. Non è un discorso soltanto romano, basta guardare le rose di serie A per rendersene conto. Trovati i quattro 'homegrown' per venire incontro a Platini, quasi sempre nelle posizioni dalla ventidue alla venticinque, si fa la squadra vera. Per i tifosi dell'identità, che vorrebbero la Roma fondata sui romani, l'Inter sui milanesi, la Juventus sui torinesi, eccetera, una sconfitta continua. Con tendenza al peggioramento. Twitter @StefanoOlivari

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