Giornale di critica e di politica sportiva fondato nel 1912

Nessun tifoso per Allegri

Nessun tifoso per Allegri

Redazione

21.09.2015 ( Aggiornata il 21.09.2015 11:54 )

  • Link copiato

Massimiliano Allegri non è un allenatore all'altezza della Juventus, così come non lo era del Milan e forse nemmeno di Cagliari e Sassuolo. Anche se con Cagliari e Sassuolo ha vinto la Panchina d'Oro (voto dei colleghi), mentre con Milan e Juve si è limitato agli scudetti e a qualche coppetta. Diciamo quindi che la sua dimensione era il Lecco. È difficile che un tecnico metta d'accordo la maggioranza di giornalisti e tifosi come è capace di fare il 48enne livornese, ma bisogna anche dire che il migliore dei giornalisti (per non parlare dei tifosi) capisce di calcio meno del peggiore degli allenatori. Così i successi dell'anno scorso, a meno che la finale di Champions League sia da considerarsi un fallimento, erano merito dell'onda lunga di Conte: e pazienza se dopo qualche settimana di transizione Allegri ha cambiato modulo di gioco, dalla difesa a quattro a tutto il resto, arrivando fino in fondo con le sue idee di sempre e anche qualche intuizione del momento (tipo Sturaro). Il mito di questa stagione sono gli infortuni: da Khedira e Marchisio fino ad arrivare a Morata e Mandzukic. Preparazione sbagliata, va da se, mentre l'anno scorso Allegri aveva sfruttato quella perfetta di Conte. Che se ne era andato dalla Juventus dopo un giorno di ritiro, ma in quelle poche ore aveva lavorato bene sui muscoli dei campioni d'Italia... Fuori dallo scherzo, pensiamo che ci sia un rapporto malato fra i media e gli allenatori, non soltanto nel calcio: si pensi a come a Bologna e soprattutto a Milano è stato trattato Sergio Scariolo, appena diventato campione d'Europa per la terza volta su tre con la Spagna (in questa edizione addirittura con mezza Spagna) e più giovane tecnico campione d'Italia nel 1990 con la Scavolini Pesaro. È chiaro che nel calcio tutto venga moltiplicato, ma alcune costanti ci sono. Intanto dal punto di vista giornalistico l'allenatore è l'unica persona che si può criticare: il presidente te la può far pagare, anche quando non è padrone del posto in cui lavori (e figuriamoci quando lo è), mentre il calciatore famoso ha dalla sua parte i tifosi-lettori-spettatori, quindi ogni critica viene ritenuta lesa maestà: da qui discendono i 4 dati soltanto alla straniero di passaggio, mai al Totti della situazione. Dal punto di vista del pubblico l'allenatore è invece l'unico che sentiamo affine e che perciò intimamente invidiamo, come si fa con il vicino di casa per un suo successo professionale o la sua auto nuova: nessuno pensa di avere i soldi per comprare la Juventus o di avere il talento per giocare non diciamo come Pogba ma nemmeno come Padoin, ma tutti siamo convinti che programmare una settimana di allenamenti  fare la formazione sia alla portata di qualsiasi essere di intelligenza medio-bassa. Le cose non stanno così, con la casualità ("Mistero agonistico", cit.) del calcio a rendere tutto più difficile anche per chi nel calcio vero è da trent'anni. Abbiamo preso l'esempio di Allegri, ma con altri nomi e altro obbiettivi il discorso vale per chiunque. E lo estenderemmo anche a chi si è dimostrato inadatto a guidare una squadra di serie A, ma non per questo è a digiuno della materia: ne sappiamo davvero più di Ferrara, Inzaghi o Stramaccioni? Siamo a favore della critica anche dura, anzi quando si è pagati una miseria pensiamo sia l'unico giornalismo possibile (cercare e trovare le notizie costa invece molto tempo e denaro), ma senza dimenticare cosa proveremmo se migliaia di persone chiedessero l'esonero dai nostri lavori di medico, operaio, giornalista, panettiere o impiegato, senza conoscerne nemmeno le basi. E quindi? Cerchiamo almeno di allargare il ventaglio dei potenziali colpevoli. Twitter @StefanoOlivari

Condividi

  • Link copiato

Commenti

Leggi Guerin Sportivo
su tutti i tuoi dispositivi