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Euro 2016, la storica qualificazione dell'Islanda

Euro 2016, la storica qualificazione dell'Islanda

Redazione

07.09.2015 ( Aggiornata il 07.09.2015 16:31 )

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Delle squadre che hanno già strappato la qualificazione all’Europeo francese, ce n’è una al suo esordio assoluto in un grande torneo. È l’Islanda, che con i suoi trecentomila abitanti sarà il più piccolo Paese della storia degli Europei (nel vecchio continente solo Andorra, Liechtenstein, Monaco, San Marino e Città del Vaticano hanno una popolazione più ristretta). Gli islandesi hanno ottenuto una storica qualificazione piazzandosi tra le prime due in un girone molto ostico che vede la partecipazione di Repubblica Ceca, Olanda e Turchia. La stessa squadra-cuscinetto del girone A, il Kazakistan, è più scorbutica rispetto ad altri raggruppamenti. E proprio con lo 0-0 interno contro i kazaki, i vichinghi hanno potuto festeggiare la qualificazione matematica all’edizione francese. Un pass ottenuto dopo una campagna esaltante, nella quale hanno battuto per due volte l’Olanda (2-0 in casa lo scorso ottobre, 1-0 in trasferta pochi giorni fa), una volta la Repubblica Ceca (2-1 in casa, a giugno) e una volta la Turchia (3-0, nella prima uscita di queste qualificazioni, lo scorso settembre). Con nove punti nelle prime tre gare, l’Islanda ha provato subito la fuga, ha subito una battuta d’arresto in Repubblica Ceca e poi è ripartita senza intoppi, entrando in porto con altre tre vittorie consecutive e un pari. Protagonista assoluto della squadra è Gylfi Sigurdsson, centrocampista offensivo dello Swansea: in queste qualificazioni ha segnato cinque reti, divenendo il cannoniere della squadra e rivelandosi uno spauracchio per gli olandesi (suoi tutti e tre i gol segnati agli oranje). Altri elementi chiave sono il capitano Aron Gunnarsson, centrocampista militante nel Cardiff, l’ex Pescara e Sampdoria Birkir Bjarnason, oggi al Basilea, e sempre tra i migliori in campo con la maglia degli “Strakarnir okka” (soprannome della nazionale, che significa “i nostri ragazzi”), il veronese Emil Hallfredsson e l’attaccante del Nantes Kolbeinn Sightorsson. C’è poi il vecchio Eidur Gudjohnsen, ex tra gli altri di Chelsea, Barcellona e Tottenham. Un calciatore giramondo (attualmente è in Cina e gioca nello Shijiazhuang), che ai prossimi Europei avrà trentasette anni e porterà sicuramente esperienza in un gruppo giovane. Il tecnico di questa impresa è lo svedese Lars Lagerbäck, ex Ct di Svezia e Nigeria. Sotto la guida del sessantasettenne, l’Islanda ha visto impennare i propri risultati, scalando un centinaio di posizioni nel ranking Fifa. Attualmente è ventitreesima, sopra compagini storicamente più quotate, come Francia, Russia, Ucraina, Svezia. Già nelle qualificazioni ai Mondiali del 2014, l’Islanda aveva fatto vedere i suoi progressi, arrivando seconda nel proprio girone e guadagnandosi la partecipazione ai play-off, poi persi contro la Croazia, squadra più esperta e avvezza a questo tipo di partite: allo 0-0 di Reykjavík, seguì una sconfitta per 2-0 a Zagabria che sancì la fine dei sogni. Con l’Europeo allargato a ventiquattro squadre, l’Islanda sapeva di avere una ghiotta chance e ha ritentato subito l’assalto a un grande torneo. E questa volta, non ci sono stati intoppi. Con due giornate ancora da giocare, i rossoblù possono vincere il girone: al momento sono a pari punti con la Repubblica Ceca, ma visto il percorso fatto finora e una classifica che ha visto sempre avanti gli islandesi, il primato sarebbe il giusto riconoscimento per i ragazzi di Lagerbäck. Già famosa e amata da molti per la bellezza dei paesaggi, per i vulcani, per la musica sperimentale dei suoi artisti e per i suoi festival, l’Islanda sta provando a emergere anche nello sport, che sta attraversando un momento d’oro. Il governo ha deciso dai primi anni Duemila di investirci parecchio e i risultati stanno premiando gli sforzi fatti: attualmente sono in corso gli Europei di basket e anche nella palla a spicchi, un posto tra le ventiquattro finaliste se lo è preso la piccola nazione nordica, alla prima partecipazione (contro l’Italia, nonostante la sconfitta finale, ha fatto un figurone). Con programmazione e serietà, si può sopperire al problema di una popolazione ridotta da cui attingere. Dal Nord Europa arriva una bella lezione. Giovanni Del Bianco @g_delbianco

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