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Conte si crede meglio della sua Italia

Conte si crede meglio della sua Italia

Redazione

07.09.2015 ( Aggiornata il 07.09.2015 11:26 )

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I faticosi uno a zero con Malta e Bulgaria hanno avvicinato moltissimo l'Italia di Antonio Conte alla fase finale dell'Europeo, che invece alcune grandi nazionali (Olanda e Russia su tutte) dovranno nella migliore delle ipotesi conquistarsi agli spareggi: difficile chiedere di più in un contesto in cui nessun club italiano di alto livello ha italiani come trascinatori, in particolare dalla metà campo in su. Il punto è che mai come a Firenze e a Palermo il commissario tecnico è sembrato, a noi ma soprattutto a se stesso, di un livello tanto diverso da quello dei giocatori da lui scelti. Di qui l'attaccamento, più utilitaristico che sentimentale, a un leader come Buffon, ad uno che anche da fermo e da quasi ex produce gioco come Pirlo, ad un duro (pure troppo) come De Rossi, alla difesa (Bonucci e Chiellini in campo, Barzagli in panchina) della sua Juventus, passato da cui non riesce a smarcarsi. Questa Italia, la migliore schierabile nell'attesa forse eterna della ri-esplosione di Balotelli, l'anno prossimo in Francia potrà magari fare strada con qualche partita eroica, ma in prospettiva ha poco da dare. E Conte lo sa benissimo, anche per questo sognava di essere in tempi brevi libero da pendenze giudiziarie, che invece si protrarranno fino alla primavera. Non per stare tranquillo, perché tranquillo lo è già, ma per ripresentarsi totalmente pulito sul mercato dei grandi club dove la sua immagine di vincente e di motivatore è ancora ai massimi. È dai tempi dell'operazione Inzaghi che lui è il primo nome nella testa di Galliani per ricostruire il Milan, ma questo lo sanno già tutti come tutti sanno che per non essere di passaggio Mihajlovic dovrà conquistare quel terzo posto che almeno quattro squadre di pari livello sognano. Poi è chiaro che Conte è un nome sparabile in un titolo per qualunque grande club con un allenatore in bilico: dal Manchester United in giù vale tutto. La novità rispetto a casi analoghi del passato è che questa volta abbiamo un c.t. che guadagna troppo: fra ingaggio diretto della FIGC di Tavecchio e soldi triangolati dal contratto con la Puma Conte viaggia sugli 8 milioni lordi a stagione, che aggiungendo i bonus (sicuro quello per la qualificazione alla fase finale, improbabile quello per l'eventuale finale) farebbero più di chiunque in serie A e più del doppio del suo predecessore Prandelli che fino a Italia-Inghilterra del Mondiale brasiliano aveva fatto ottime cose. In altre parole: senza risultati, o con risultati in linea con il valore della rosa, per Tavecchio sarebbe impossibile giustificare un rinnovo a Conte a queste cifre. Ma vale anche il contrario, ovviamente: Conte sa che questa Italia più di tanto non può dare e alcune delle persone che gli stanno intorno (secondo quanto risulta al Guerino) hanno notato questo cambio di prospettiva del c.t. rispetto alle motivazioni e alla rabbia di qualche raduno fa. Alle perplessità di Conte ha contribuito anche il sorteggio per le qualificazioni a Russia 2018: girone mediamente facile (anche se Israele si sta comportando benissimo) ma con la presenza di una Spagna che ci può tranquillamente mandare agli spareggi, dove tutto può succedere, anche quel rimanere a casa che nella storia si è verificato soltanto a Uruguay 1930 (per scelta) e a Svezia 1958. Conclusione? È tutta una questione di tempi. Conte non si può liberare di una FIGC legatissima a lui a contratto ancora in corso, nemmeno con il pretesto della serenità che manca. Ma avendo già in mano qualcosa di grosso potrebbe decidere di presentarsi all'Europeo con il contratto in scadenza, sarebbe una scelta   più onesta rispetto ad un rinnovo senza fiducia, soltanto come paracadute. Contratto prolungato o no, nessun 'contologo' di stretta osservanza in questo momento vede un futuro azzurro oltre l'Europeo. Twitter @StefanoOlivari

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