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Italia di Conte, un braccio contro l'indifferenza

Italia di Conte, un braccio contro l'indifferenza

Redazione

04.09.2015 ( Aggiornata il 04.09.2015 12:38 )

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La Nazionale di Conte ha penato contro Malta, vincendo soltanto grazie al gol segnato con il braccio da Pellé, ma ha battuto nettamente l'indifferenza. Che anche in campo sportivo è avversario peggiore dell'odio. Non ci riferiamo all'annunciata diserzione del pubblico fiorentino, anche se al Franchi le cose sono andate meglio del previsto: soltanto 13mila paganti, è vero, ma che hanno fatto un discreto tifo. Parliamo degli ascolti televisivi, che con tutta le gente ormai rientrata dalle vacanze hanno fatto segnare su Rai 1 un clamoroso, se rapportato all'importanza e al fascino della partita, 26,68% di share, con 6.340.000 spettatori. Un interesse che in pochi si aspettavano. Depurata la discussione su Conte da considerazioni filo-juventine o anti-juventine (ormai è da 14 mesi che Conte se ne è andato, accompagnato alla porta), rimane infatti ben poco di cui parlare sia dal punto di vista dei personaggi, tolti i grandi vecchi Buffon e Pirlo tutti mediaticamente mezze figure, che soprattutto da quello calcistico. Nessuno spettatore occasionale, cioè il grosso di chi storicamente segue le nazionali, saprebbe riconoscere Gabbiadini, Pellé o Eder se li incontrasse per strada, staremmo parlando dell'attacco titolare. E non andrebbe meglio con le loro riserve di ieri Vazquez, Insigne e Zaza. Ma soprattutto nessun azzurro di quelli 'nuovi', quindi non proveniente dalla Juventus di Conte, tolti Verratti e De Rossi che era in panchina, ha uno spessore tale da poter trascinare compagni e spettatori. Eppure gli italiani continuano ad essere attaccati a questa squadra di tutti e di nessuno, che ha soltanto critici e nessun vero tifoso. Assurdo quindi fare del disfattismo, in un'Europa che nonostante la fase finale 'cani e porci' rischia di lasciare a casa Russia e Olanda se non supereranno i playoff delle terze. L'Italia rimane una delle nazionali di riferimento del mondo, anche se si autoglagella. Doveroso notare che Conte ha tantissimi giocatori fra cui scegliere, anche se quasi tutti di cilindrata media. Non è colpa degli stranieri che tolgono spazio, visto che gli stranieri dei grandi club sono più scarsi dei colleghi di qualche anno fa, ma di un calo generalizzato delle capacità fisiche e motorie dei giovani italiani ed in generale dei giovani europei negli ultimi decenni. Calo dimostrato non soltanto dalle prestazioni nell'atletica leggera, lo sport che indica meglio di tutti la caratura sportiva di una nazione, ma da molteplici test condotti su ragazzi 'normali' di scuole medie inferiori e superiori. Paradossalmente è più facile che nascano fuoriclasse invece che si innalzi il livello medio, se non cambierà lo stile di vita. E non cambierà, potremmo scommetterci: il calcio che 40 anni fa era l'unica opzione per passare il pomeriggio e 20 una delle poche, adesso è una delle tante. Per questo Conte e i suoi successori si muoveranno in un contesto sempre più difficile, senza colpe specifiche. Tornando al discorso mediatico, poi, chi da bambino non gioca a calcio almeno in cortile è difficile che poi questo calcio lo guardi in televisione. Ed in prospettiva questo sarà un grande problema. Perché una buona Nazionale si potrà avere sempre grazie ad una accorta politica federale, soprattutto nei paesi ricchi: anche in Germania, Spagna Francia esistono le playstation. L'interesse, l'affetto, la riconoscibilità, l'identità invece partono da lontano, da qualcosa di indefinibile e bellissimo, che scalda il cuore. Twitter @StefanoOlivari

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