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Balotelli, Cerci e Immobile: fallimenti di singoli italiani

Balotelli, Cerci e Immobile: fallimenti di singoli italiani

Redazione

19.08.2015 ( Aggiornata il 19.08.2015 11:04 )

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Secondo molti addetti ai lavori i calciatori italiani all'estero avrebbero quasi sempre fallito, un po' come accade agli inglesi. Si dice che succeda a chi sta troppo bene a casa propria e ha una cultura calcistica con un'identità fortemente caratterizzata, anche se non è certo per la nostalgia che i vari Immobile, Cerci, Balotelli, Cassano (citiamo tutti azzurri convocati da Prandelli al Mondiale di un anno fa, la quinta punta era Insigne) sono sembrati i loro fratelli scarsi una volta lasciata la madrepatria, Cassano nel 2007 e gli altri tre proprio dopo il Mondiale brasiliano. Cerci all'Atletico Madrid è subito stato inquadrato da Simeone e dopo poche presenze rispedito in Italia, ma nemmeno nel Milan ha brillato (eufemismo). Cassano al Real Madrid ha fatto la riserva e una volta tornato in Italia è stato continuo ai suoi migliori livelli soltanto alla Sampdoria. Immobile a Dortmund si è segnalato più per incomprensioni linguistiche fuori dal campo che per le prestazioni, adesso è al Siviglia in prestito. Di Balotelli si sa tutto: pur di liberarsene, a un solo anno dall'acquisto, il Liverpool lo regalerebbe e in più gli pagherebbe metà dell'ingaggio, situazione che lo fa entrare in zona scommessa da tentare. È una tendenza, tipica dell'italiano mammone? Verratti e tanti esempi del passato, da Zola a Di Canio a Carboni, direbbero altro. E poi anche questa estate tanti italiani hanno trovato una collocazione di buon livello in altre realtà: da El Shaarawy (Monaco) a Darmian (Manchester United), da Curci (Mainz) ad Aquilani (Sporting Lisbona), da Verdi (Eibar) a Bardi (Espanyol), da Ogbonna (West Ham) a Pirlo (New York City), chi si guarda intorno qualche buona opportunità la trova. I fallimenti hanno storie singole ben precise, soprattutto nel caso (per noi incredibile, visto il talento) di Balotelli, ma non possono essere interpretati disfattisticamente come il declino di una scuola. A volte chi vende fa un affare, a volte no, anche se è un dato oggettivo che quasi nessun italiano sia tornato in patria con un valore di mercato superiore a quello di partenza. Comunque chi fa l'anti-italiano di default, credendosi Giorgio Bocca 2.0, non deve avere mai visto una partita di metà classifica di Liga o Bundesliga. Twitter @StefanoOlivari

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