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Milan, Berlusconi e una trasparenza da serie Bee

Milan, Berlusconi e una trasparenza da serie Bee

Redazione

03.08.2015 ( Aggiornata il 03.08.2015 10:43 )

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Nessuno, tranne Silvio Berlusconi e pochi altri, sa davvero chi ci sia dietro a Bee Taechaubol. Per questo troviamo incredibile, anche senza tirare in ballo la solita Inghilterra che prova almeno a stoppare i Cellino di turno (poi l'ex presidente del Cagliari è comunque riuscito a gestire il Leeds a pieno titolo), che nessun dirigente del calcio italiano e meno che mai il presidente della Lega Maurizio Beretta si sia fatto una domanda sulla provenienza dei capitali di Bee. Andrea Agnelli ha fatto una fondata battuta sull'assurdità del prezzo, quasi 500 milioni di euro per il 48% di una società che fuori dall'Europa viene valutata il triplo della Juventus finalista di Champions League, con meno debiti, più tifosi e lo stadio di proprietà, ma per il resto un silenzio assordante da Tavecchio in giù. Il Thai Prime Fund gestito da Bee è il veicolo che formalmente fra due mesi, se tutto andrà bene (o male...) diventerà azionista di minoranza del Milan, e di questo fondo si sa chi siano le banche garanti (in primo luogo la China Citic Bank, che di fatto è dello stato cinese) ma non di chi siano in ultima analisi i capitali. Sorvolando sul dettaglio, giusto un dettaglio, che a sorpresa non sono state previste penali nel caso che a settembre tutto andasse a monte. Guardando i grafici di Bloomberg si nota che negli ultimi due anni questo fondo, centrato soprattutto sugli investimenti azionari, è andato malissimo perdendo oltre il 30% del suo valore, con un'accelerazione verso il basso dovuta ai recenti crolli delle borse asiatiche. Ma ancora più interessante è che il fondo, creato nel 1988, sia domiciliato a Singapore (fin qui tutto bene, anche alcuni nostri grandi imprenditori hanno la passione per il Lussemburgo) e abbia come oggetto sociale l'investimento in attività thailandesi da parte di investitori stranieri. Il Milan è un'attività thailandese? Peraltro Bee non risulta nemmeno fra gli amministratori, però lui del resto si è sempre posto per quello che è, cioè un broker: mette insomma insieme i soldi degli altri. Ma chi sono questi altri? Prima di parlare del terzo amministratore delegato, come se non ce ne fosse già uno di troppo, di consigli d'amministrazione monstre o di merchandising asiatico che dovrebbe produrre il quadruplo di quanto incassa il Real Madrid, non sarebbe male saperlo. Speriamo che tutti i discorsi fatti per Taci, Manenti, eccetera, siano serviti a qualcosa. In concreto, nel breve periodo, tutta questa incertezza è un bene per i tifosi e per il Milan inteso come squadra. Costretto a mantenere un'immagine di alto profilo per sostenere la valutazione, davvero può pensare (farlo scrivere è il meno) di investire su Romagnoli e provare il colpo Ibrahimovic. La vita è adesso. Twitter @StefanoOlivari 

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