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Nuno Silva e Francisco Franco, un calcio alla storia

Nuno Silva e Francisco Franco, un calcio alla storia

Redazione

30.07.2015 ( Aggiornata il 30.07.2015 08:00 )

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Capita ogni tanto, durante il periodo dei saldi, scortati dai 45 gradi dell'ombra, di sbirciare in alcune bancarelle gli articoli di vestiario più improponibili, dimenticati anche da chi li vende. Li vedi, fai un sorrisino e passi avanti. Nuno Silva, nuovo rinforzo del Real Jaén - squadra della terza serie spagnola -, ha ben pensato di portarlo a casa sul serio, uno di quei capolavori. Il difensore si è presentato alla tradizionale conferenza stampa di benvenuto con la maglietta di Francisco Franco, dittatore spagnolo dal '39 al '75. Resosi conto della gaffe, si è giustificato dicendo di non conoscere la storia di quel misteriosissimo paese che ha come capitale Madrid: «Ho vissuto in Portogallo e in Angola, chiedo scusa a tutti. Non ho preferenze politiche e in nessun momento ho voluto fare apologia dell'ideologia professata da quest'uomo». Più o meno la stessa situazione che si verificò con Giorgos Katidis, un paio di anni fa. Il greco, freschissimo di studi - dopo aver ottenuto la laurea decise di proseguire con la carriera universitaria e conseguì con il più positivo dei giudizi il dottorato di ricerca in storia contemporanea -, fu protagonista di un bel saluto nazista, il modo adatto per celebrare la rete decisiva del 2-1 quando ancora vestiva la maglia dell'AEK Atene (poi si vedrà anche a Novara). Anche qui arrivarono le scuse, postate sui social: «Non lo avrei fatto se avessi saputo cosa significava». La Federcalcio ellenica, riunitasi in via straordinaria per l'accaduto, ritenne opportuno bandire il centrocampista dal giro delle Nazionali: «Ha offeso profondamente tutte le vittime del nazismo e ha violato i valori del calcio». Di Canio, Radu o Zarate, la cosa che fa riflettere di più è che ormai si è quasi abituati a episodi del genere. Nell'occhio del ciclone, per alcune dichiarazioni franchiste, finì anche Fabio Capello. L'ex ct della Russia, lodando la Madrid di metà anni '90 - che lo vide sulla panchina del Real per una stagione -, disse di apprezzarne l'ordine lasciato dal Caudillo. Patria, ordine e religione i valori di Christian Abbiati, che quantomeno ebbe la maturità di spiegare meglio il proprio punto di vista: «Faccio miei certi principi del fascismo, ma non condivido i suoi sbagli come l'alleanza con Hitler e l'entrata in guerra». Perché poi arriva una Franziska van Almsick, campionessa tedesca di nuoto e idolo della nostra Federica Pellegrini, che a 17 anni - correva l'anno 1995 - nel bel mezzo degli Europei ti parla del Führer: «Un grande personaggio della storia, era molto intelligente». @damorirne

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