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Juve, Pirlo vola a New York: stile anche nel saluto

Juve, Pirlo vola a New York: stile anche nel saluto

Redazione

07.07.2015 ( Aggiornata il 07.07.2015 15:53 )

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Le domeniche non saranno più le stesse. Come succede spesso in quei film americani, Andrea Pirlo ha riempito la scatola di cartone con i propri effetti personali e si è congedato dalla Serie A. Dopo vent'anni di onorata carriera, vissuta con le maglie di Brescia, Inter, Reggina, Milan e Juventus. Ha deciso che era giunto il momento di affrontare una nuova esperienza. Biglietto per New York, solo andata. E ad attenderlo in quella che diventerà la sua zolla anche allo Yankee Stadium ci saranno Frank Lampard e David Villa. Lo sceicco Mansour, lo stesso patron del Manchester City, gli ha offerto su un piatto d'argento del XVIII secolo un contratto di un anno e mezzo a più di 10 milioni di euro a stagione. La Juventus gli ha reso omaggio in una lettera sul proprio sito ufficiale, «Grazie Maestro». E lui ha dato sfogo alle proprie emozioni in un tweet: «Non è stato semplice decidere, non dimenticherò mai il legame che ho con questi colori». Dopo quattro scudetti, una Coppa Italia e due Supercoppe. Dalla prima volta in bianconero, datata 11 settembre 2011, nella quale ha folgorato l'intero Stadium con l'assist per Lichtsteiner, all'ultima volta, datata 6 giugno 2015, nella sfortunata finale di Berlino contro il Barcellona. Ed è curioso ritornare a quella notte e rivedere la delusione e le lacrime di Andrea Pirlo. Inconsolabile, lui che la Champions l'aveva già vinta due volte. Quando nel tuo sangue corre un viale illuminato e pieno di successi non può essere altrimenti. Berlino, odi et amo. Con un'altra maglia, in un altro anno. Straordinario, a conti fatti, leggere il suo nome nel tabellino del match d'esordio degli azzurri. Italia-Ghana, era il 40' del primo tempo. Straordinario andare su YouTube con le casse a tutto volume e riassaggiare il felice epilogo di quel Mondiale, i rigori contro la Francia. Inizia proprio il numero 21. Capello bagnato e volto segnato dalla fatica dei 120 minuti. Barthez va a destra, lui la mette alta e centrale. Il giusto tributo storico che il destino doveva alla classe di un eroe silenzioso. Tornando agli ultimi anni, non si può non considerare Pirlo come uno dei simboli della rinascita della Juventus. Con Conte e con Allegri. Fulcro del gioco per entrambi, tant'è che che il primo ha tuttora come obiettivo quello di portarlo ai prossimi Europei, quando avrà compiuto 37 anni, e il secondo ha dimenticato in fretta gli attriti vissuti ai tempi del Milan. Campione d'Italia quattro volte su quattro con tante di quelle 'maledette', e non si sa come, entrate in rete. Precursore dei tempi, Pirlo, ché quando cominci a pensare a una cosa, lui l'ha già fatta. E bene. Niente più boato allo Juventus Stadium quando lo speaker annuncerà la formazione e chiamerà in causa il '21', soltanto l'eco e il ricordo di mille battiti. Non stupitevi se, nella prossima edizione del Morandini, troverete la carriera di Andrea Pirlo, accanto ai capolavori di Fellini e Bertolucci. Il regista che sapeva giocare a pallone, amato e osannato da Ispica a Fortaleza, da Osaka a Vaduz. E adesso, buona fortuna per il nuovo sogno americano. O, come dicono da quelle parti, «Good luck!». [poll id="9"] Adriano Lo Monaco @damorirne

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