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Milan, il presente è ancora Berlusconi

Milan, il presente è ancora Berlusconi

Redazione

22.06.2015 ( Aggiornata il 22.06.2015 10:31 )

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Kondogbia dal Monaco all'Inter e Jackson Martinez dal Porto all'Atletico Madrid possono essere considerati tutto tranne che colpi inspiegabili, visto che il primo è stato pagato molto più della sua quotazione di mercato e per il secondo gli spagnoli hanno accettato la clausola di rescissione di 35 milioni di euro (più o meno i soldi del cartellino di Kondogbia). Insomma, chi mette più soldi sul piatto di solito prevale su chi ne mette meno, non c'è genialità che tenga. Adesso il bar del calciomercato è scatenato contro il Milan, incurante (parliamo dei media) di nozioni banali anche per un ragazzo al primo anno di ragioneria: i fantomatici 500 milioni di Mister Bee per il 48% del Milan non andranno (anzi, 'andrebbero': l'operazione è ancora lontana dal suo perfezionamento) nel capitale del Milan, ma alla Fininvest che quel 48% venderebbe. Non entriamo adesso nel merito della provenienza di quei 500 milioni, mettiamo che siano davvero di grandi investitori che vogliono rimanere nell'ombra (con la garanzia di due banche) e non di Berlusconi stesso in tutto o in parte. Si ritorna quindi alla volontà del proprietario del Milan di mettere soldi veri sul mercato, discorso che poteva essere fatto anche l'anno scorso e ancora più a ritroso, diciamo all'estate della svolta, quella 2012, con l'addio a Ibrahimovic e Thiago Silva. Se questa volontà non c'è, Galliani (e fino all'altro ieri il discorso valeva anche per Ausilio) va alla guerra sfidando i carrarmati con un fucilino di legno: meno soldi al giocatore, meno soldi al club, un Milan fuori dall'Europa. Poi il suo stipendio comprende anche l'indennità parafulmini, quindi il prendersi le colpe delle scelte (o delle non scelte) di Berlusconi, a partire dai riflettori di Marsiglia. E gran parte dei media ancora deve andargli dietro, di qui il cambio di rotta sulla Doyen e su Nelio Lucas, amici di Bee e destinati a diventare consulenti del Milan a prescindere dagli assetti azionari. I più attenti avranno notato che in due giorni si sono trasformati da re del mercato, come nemmeno il Moggi dei tempi d'oro (d'oro per lui), in zavorre che limitano i movimenti dell'altrimenti agilissimo Galliani che senza il cattivo Lucas avrebbe citofonato a casa Kondogbia, tipo Destro, portando a casa il contratto. Cosa vogliamo dire? Che ci sono i comunicati degli uffici stampa e c'è la realtà. E la realtà dice che Berlusconi avrà anche in mente davvero di vendere il Milan (non l'ha però ancora fatto, ammettiamo di esserci cascati e chiediamo scusa), ma che nel presente anche scelte minime dipendono dal suo assenso. Conclusione: la Doyen avrà anche i suoi uffici in paradisi fiscali, come del resto il 90% dei grandi imprenditori italiani (anche proprietari di club di serie A) che il popolo bue idolatra, ma nel presente tutto dipende dai soldi veri che Berlusconi ha ancora intenzione di gettare nel pozzo senza fondo del calcio. Cavani, Imbula, Messi, CR7, Falchetti e Mengoni non sono 'colpi', ma giocatori che hanno un prezzo. Non soltanto finanziario, ma comunque un prezzo. Twitter @StefanoOlivari  [poll id="5"]

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