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Il primo anno di Conte, tra dubbi (tanti) e certezze (poche)

Il primo anno di Conte, tra dubbi (tanti) e certezze (poche)

Redazione

12.06.2015 ( Aggiornata il 12.06.2015 15:00 )

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La partita contro i croati, quella che chiuderà il bilancio della prima stagione da Ct di Antonio Conte (c’è anche la sfida col Portogallo, ma parliamo comunque di un’amichevole di giugno…), sarà probabilmente la più delicata di questa campagna di qualificazione ad Euro 2016. Una sconfitta a Spalato potrebbe determinare il sorpasso da parte della Norvegia - attesa da un più semplice impegno casalingo contro l’Azerbaigian - con sole quattro gare rimanenti da disputare (è vero anche che poi i norvegesi avranno un calendario più difficile, dovendo anche loro giocare contro la nazionale di Niko Kovac e venire proprio in Italia all’ultimo turno). Il match contro i biancorossi, poi, chiude un periodo nel quale si è parlato molto delle vicende extra-calcistiche del tecnico: a maggio era venuta fuori la voce che metteva in dubbio la permanenza del Ct. "Se la procura di Cremona non si sbriga, Conte si dimetterà", hanno fatto trapelare i legali dell’ex juventino. Nei quotidiani abbiamo letto che senza l’archiviazione, Conte non parteciperà agli Europei, non volendo dividersi tra un processo penale in corso e la preparazione della rassegna francese. L'impressione che il Ct si sia pentito di aver accettato un incarico è stata spesso tangibile, e pare lampante la sua preferenza di allenare un club, mantenendo tutti i giorni il contatto con la squadra. Ma nei giorni scorsi, l’allenatore ha smentito le ipotesi di dimissioni, sostenendo che il suo mandato, che scadrà dopo l'Europeo, verrà portato a termine. Resta comunque l’immagine di un tecnico sempre sul labile confine tra l’andare e il restare. Era già capitato alla Juventus, anche se per motivi tecnici. Il primo anno di Conte all’Italia non è stato trascendentale, ma il bilancio è, numeri alla mano, positivo: è imbattuto e in piena corsa per la qualificazione, comunque più facile rispetto al passato grazie alla formula extra-large dei nuovi Europei a ventiquattro squadre (ricordiamo che il terzo posto non significa l'eliminazione ma il paracadute degli spareggi). Dopo le macerie di Brasile 2014, la sua nazionale, pur essendo molto più povera tecnicamente rispetto a tante altre del passato, non ha ancora ultimato il restyling, ma, a volte meritando, altre faticando, ha vinto cinque incontri su otto e pareggiato gli altri tre. Non fanno saltare di gioia i successi di misura contro Malta e Azerbaigian, ma il 2-0 in Norvegia o quello in amichevole contro l’Olanda sono state prove di spessore. In più, sono stati lanciati o sono in rampa di lancio alcuni giocatori che il campionato ha fatto emergere e che Prandelli invece non ha considerato troppo. D’altro canto, ci vuole del tempo prima di poter affermare che una nazionale sia guarita o sulla corretta via di guarigione. Anche dopo il disastroso Mondiale di Sudafrica 2010 c’erano stati incoraggianti segni di ripresa (il secondo posto di Euro 2012, il terzo nella Confederations Cup 2013), poi sbugiardati da una spedizione brasiliana, che, come da tradizione quando andiamo fuori dall’Europa si è rivelata fallimentare (da Messico ’86 ad oggi, ai Mondiali extraeuropei ci siamo ben comportati solo a Usa ’94). Sicuramente il Ct sta puntando, come aveva fatto alla Juve, su un gruppo che gli somigli caratterialmente. Resta da vedere se sarà un progetto tecnico destinato a durare.

Giovanni Del Bianco @g_delbianco

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