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L'incredibile impresa del Cobresal

L'incredibile impresa del Cobresal

I nuovi Campioni del Cile vengono da una città di ottomila abitanti nel deserto di Atacama e hanno una tifoseria che raggiunge di rado i mille spettatori. Una grande sorpresa dal calcio sudamericano

Redazione

28.04.2015 ( Aggiornata il 28.04.2015 16:31 )

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Doveva essere un comodo match in casa contro l’ultima della classe, e invece il Cobresal ha dovuto faticare parecchio per superare il Barnechea e laurearsi per la prima volta Campione del Cile. Ci sono volute due rimonte e un rigore a otto minuti dalla fine trasformato di potenza dal bomber della squadra Matías Donoso. Gli ospiti, ultimi in classifica e provenienti da otto sconfitte consecutive, sono andati avanti per due volte, per poi subire la rimonta dei padroni di casa nella ripresa. Hanno onorato fino alla fine il campionato e tenuto testa alla prima della classe, forse bloccata dall’emozione di toccare con mano la certezza matematica del primo posto. Alla fine, per il Cobresal è stato più bello così: una vittoria di grande sofferenza e che ha liberato l’urlo di gioia dei non tanti tifosi del Cobre, lo stadio di El Salvador, città di appena 8.000 abitanti finita dentro un sogno. Questo paese si trova nel deserto di Atacama, a 2.300 metri di altitudine e vive soprattutto grazie alle miniere di rame presenti nella zona. Dei non tanti tifosi, dicevamo: lo stadio del Cobresal può ospitare 20.000 persone, più del doppio di quante ne abitino in città. Per questo motivo è sempre vuoto, anche quest’anno che si giocava per il vertice, ma a parte il colpo d’occhio che fa sembrare lo stadio deserto, la media spettatori raggiunge a malapena le 1.000 unità: nessuno nella massima divisione cilena ce l’ha più bassa. Il titolo vinto dai Mineros (minatori appunto) - raggiunto addirittura con 90’ di anticipo grazie al 3-3 dell’Universidad Catolica, diretta inseguitrice della capolista - è il primo della storia del club bianco-verde-arancione. Sicuramente i simpatizzanti del club avranno temuto il peggio: alla terzultima giornata il Cobresal aveva perso in casa dell’O’Higgins e quando era passato in svantaggio contro il Barnechea, si era ritrovato momentaneamente in seconda posizione (in quel momento l’Universidad stava conducendo il proprio match). E invece i Legionarios, altro soprannome della squadra, sono arrivati fino in fondo, guadagnandosi così l’accesso alla prossima Libertadores, dove presenzieranno come campioni del proprio Paese. Un trionfo inaspettato per questa piccola realtà che mai si era spinta così in alto nei suoi trentacinque anni di vita e che aveva vinto al massimo una Coppa del Cile nel 1987, quando in squadra militava Ivan Zamorano, il più grande giocatore della storia del club e stella di Real Madrid e Inter negli anni Novanta. Il torneo d’Apertura, giusto per far capire lo stato recente del club, lo aveva chiuso al quartultimo posto. Lo scorso anno, era arrivato nono all’Apertura e decimo al Clausura, e nel 2013, nel Torneo Transición, addirittura ultimo. Doveva essere un altro campionato da bassi fondi, e invece il tecnico argentino Dalcio Giovagnoli, che aveva vinto già degli scudetti in Bolivia, è riuscito a comporre una formazione capace di mettere in riga colossi come Colo Colo e appunto Universidad Catolica. Il titolo è stato dedicato alle vittime delle alluvioni che lo scorso mese hanno colpito la regione. Una tragedia in quella che è una delle zone più aride del pianeta. Giovanni Del Bianco

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