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L'Italia dimezzata

L'Italia dimezzata

L'estate di Fontecchio, Procida e Pascolo, il Brasile di Petrovic, il ciclo degli Warriors e lo stile del Panathinaikos

Stefano Olivari

26.04.2024 ( Aggiornata il 26.04.2024 17:30 )

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Come scritto la settimana scorsa, Gianmarco Pozzecco sta seriamente pensando ad un’Italia senza Fontecchio per il preolimpico di luglio. Fra l’infortunio al piede e la discussione del contratto della vita con i Detroit Pistons, la punta di diamante della Nazionale è più verso il no che verso il sì, anche se tutti tifano per una perfetta e tempestiva guarigione, unita ad una firma senza minacce più o meno velate della franchigia. Per capire di fronte a quale grande vecchio il c.t. si metterà in ginocchio bisogna partire dall’americano, non sapremmo come altro definirlo, che abbia il passaporto e la voglia di perdere un mese estivo inseguendo il sogno olimpico. Sognando DiVincenzo, Eubanks, eccetera, fino ad arrivare alla scoperta del giorno prima (tipo Clingan), mentre scriviamo queste righe sembrano risalire le azioni di Darius Thompson, che all’Efes è stato discontinuo anche se quasi sempre protagonista. Ma la situazione si sta facendo disperata, considerando anche gli infortuni che impediranno le convocazioni di Procida e adesso anche di Spagnolo. dipendesse da Pozzecco andrebbe in Portorico con soli italiani veri, al massimo con Petrucelli che ha sempre manifestato entusiasmo per l’azzurro, senza vecchi a meno che non si rendano disponibili loro (a proposito: Gallinari ai Bucks è letteralmente scomparso), e puntando sull’impresa epica.   

Olimpiadi da conquistare anche per il Brasile, che il suo torneo se lo giocherà in Lettonia contro la nazionale di Banchi, rivelazione dell’ultimo Mondiale. Sulla panchina verdeoro è tornato Aco (in Italia chissà perché chiamato Aza) Petrovic, che fra i suoi assistenti avrà anche Tiago Splitter. Il fratello dell’immenso Drazen con le nazionali ha quasi sempre fatto bene: solo per ricordare cose recenti il doloroso (per noi) preolimpico di Torino 2016 alla guida della Croazia e quello di Spalato 2021 arrivando in finale con la Germania in gran parte simile a quella due anni dopo camoione del mondo. Sfortunato a Pesaro, da giocatore tagliato nell’anno del primo scudetto e da allenatore tre stagioni fa, a questo giro Aco non ha una squadra da corsa e dovrà compiere un’impresa alla Pozzecco.  

Il grande ciclo dei Golden State Warriors di Curry, Green e Thompson è finito con il play-in malissimo giocato contro i Kings e ora tutti gli appassionati di NBA si chiedono cosa accadrà ad una di quelle poche squadre che possa dire di avere cambiato la storia del gioco. Kerr ha un contratto fino al 2026, così come Curry (che nell’ultima stagione, a 38 anni, incasserà quasi 60 milioni di dollari), mentre Green ce l’ha addirittura fino al 2027. Solo Thompson è libero da vincoli ed è probabilmente da lui che partirà una rifondazione, resa difficile dal fatto che non si possa proporre a Curry, in declino ma comunque appena votato clutch player dell’anno, una squadra da tanking. Anche perché i rookie, Podziemski e Jackson-Davis, hanno fatto discretamente, mentre Kuminga sembra (sembra, appunto) sempre sul punto di esplodere, e la situazione per provarci ancora quindi ci sarebbe, senza rinnovare con Thompson e liberandosi anche dei 30 milioni di Chris Paul, mentre più azzardato, nonostante i troppi alti e bassi comportamentali anche in questa stagione, sembra mettere sul mercato Green che di questa squadra ingiustamente considerata soltanto per l’attacco è l’anima.

Il Panathinaikos magari vincerà l’Eurolega, per il momento è sull’1-1 con il Maccabi nei quarti. Ma di sicuro ha perso la faccia con le sceneggiate di Ataman e, peggio ancora, con il comunicato di Giannakopoulos che equiparava l’arbitraggio in gara 1 ai raid israeliani su Gaza. Nella vituperata NBA un proprietario che prendesse una posizione simile non sarebbe nemmeno immaginabile, per la semplice ragione che sta comunicando al mondo che il gioco (e quindi il mitico 'prodotto', con cui si rimpiono la bocca tanti dirigenti) non è credibile. Se l’Eurolega fosse davvero qualcosa di simile uno come Giannakopoulos, con il suo curriculum, fra multe e squalifiche non potrebbe nemmeno circolare. Ma cos’è l’Eurolega lo si è visto l’anno scorso con il Real Madrid dopo la gazzarra contro il Partizan Belgrado.

stefano@indiscreto.net

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