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La rivincita di Caitlin Clark

La rivincita di Caitlin Clark

La stella americana, il draft di Edey e il recod di Hayes-Davis

Stefano Olivari

02.04.2024 ( Aggiornata il 02.04.2024 22:38 )

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Un po' come noi facciamo con Sinner tutti gli Stati Uniti parlano di Caitlin Clark, il fenomeno di Iowa che ha trascinato la sua squadra alle Final Four NCAA femminili con una grande prova contro LSU, che l’hanno scorso aveva battuto proprio Iowa in finale. 41 punti, 7 rimbalzi e 12 assist, fra polemiche e provocazioni varie, ma invitiamo a vedere almeno su YouTube il ‘come’, cioè tirando da distanze incredibili e con tutta la pressione della predestinata addosso. Enorme non soltanto la prestazione, ma l’interesse che la Clark sta destando nella maschilista e machista NBA, fra tweet e messaggi. Rapportando tutto al basket la ‘grande speranza bianca’, attesa da un marketing che apprezza gli europei ma fino a un certo punto, è lei.

Il torneo NCAA maschile arrivato alle Final Four ha pochi talenti da copertina, come dimostrano le poche manovre e i pochi scambi in vista del prossimo draft NBA. Al punto che l’interesse per il torneo femminile, sulla spinta proprio della Clark, è stato superiore almeno fra i media e gli appassionati generalisti. Zach Edey, il centrone stella di Purdue alle Final Four dopo 44 anni, quando ci giocava Joe Barry Carroll, forse il più forte giocatore mai apparso in Serie A (traduzione: fra quelli davvero forti fu l’unico, per un dissidio contrattuale, a venirci nel momento migliore della carriera e non all’inizio o alla fine), non è abbastanza per accendere gli scout visto quasi nessun addetto ai lavori lo mette al primo giro in un draft che sarà pieno di guardie americane mangiapalloni e di diciannovenni francesi. Insomma, il classico giro che permetterà con il senno di poi di fare i fenomenio. 

In un’era di record spesso insulsi e dopati da stili di gioco troppo diversi rispetto al passato, fa impressione quello di punti in Eurolega: i 50 di Nigel Hayes-Davis nella cavalcata del Fenerbahce sull’Alba Berlino. Fa impressione perché pur essendo un discreto attaccante il trentunenne americano è tutt’altro che un grande realizzatore (oltretutto in una squadra dove i palloni sono distribuiti fra i vari Wilbekin, Dorsey e Guduric) e meno che mai un grande tiratore: insomma, c'entra poco con lo Shane Larkin superato a quota 49. Semmai è un’ala vecchia maniera che ha trovato la serata della vita in una situazione molto favorevole, che in Eurolega si presenta in proporzione meno volte che nella NBA. Significativo come nelle partite vere tante prestazioni di oggi scompaiano per tante ragioni, prima fra tutte che non si gioca più in cinque, come capitava anche a tante grandi squadre: non vedremo insomma più i 45 punti di Varajic in una finale. 

stefano@indiscreto.net

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