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Bargnani per la Nazionale© LAPRESSE

Bargnani per la Nazionale

I 16 da Pozzecco, un grande rimpianto azzurro, la carriera di Brase, le discussioni su Bianchini e gli incassi di Trapani.

Stefano Olivari

24.07.2023 10:11

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Hanno fatto molto discutere le 16 convocazioni di Pozzecco per il training camp di Folgaria che inizia oggi, con un percorso di amichevoli che poi porterà al Mondiale, ovviamente dopo 4 tagli che al momento, senza infortuni o altre situazioni imprevedibili, dovrebbero essere Visconti, Woldetensae, uno fra Spagnolo e Severini (non che sia lo stesso ruolo) e uno fra Diouf e Caruso. Una sorpresa la mancata convocazione di Darius Thompson, nascondendosi dietro al ritardo nella concessione del passaporto italiano quando in passato si è fatto ben di peggio: la sensazione è che se Thompson avesse firmato con Milano adesso sarebbe già italiano e azzurro per i Mondiali. Meglio così: il fatto che la FIBA consenta di barare per uno spot su 12 non significa che sia obbligatorio farlo, al di là dello scouting fatto sui potenziali passaporti. Una sorpresa anche l’aver lasciato a casa Tessitori, anche se su Caruso vale la pena lavorare. Meno sorprendente, anche se più da titolo, l’esclusione di Della Valle e Petruccelli: chiamarli per poi tagliarli sarebbe stato peggio. E quindi? Andremo dove ci porteranno Fontecchio e Melli. 

Di questa Nazionale potrebbe far parte tranquillamente, se soltanto lo volesse, il trentottenne Andrea Bargnani che qualche giorno fa è comparso a Bologna, allo storico torneo dei Giardini Margherita, in gran forma e con la tranquillità che sempre lo ha contraddistinto. Bargnani era lì soltanto come spettatore, fra l’altro lui da un paio d’anni vive a Bologna e fa sapere pochissimo di sé: ha un figlio, cura i suoi investimenti, viaggia, si tiene in contatto con qualche ex compagno (ha avuto parole di grande affetto per l’ultimo urrah azzurro di Datome), in definitiva sta bene. Quello che gran parte del pubblico non sa è che Bargnani, al di là dei luoghi comuni e delle apparenze, è un grande appassionato di pallacanestro, per questo il pensiero che un talento simile si sia ritirato a 32 anni ci fa sempre male.

Il divorzio fra Matt Brase e Varese ha sorpreso soltanto chi si sorprende che un allenatore statunitense ambizioso preferisca fare il terzo assistente di Nick Nurse ai Sixers, guadagnando 250.000 dollari all’anno, invece che continuare sulla panchina di una squadra italiana che ogni estate deve reinventarsi, guadagnandone 80.000. Il primo a capire la situazione è stato proprio Luis Scola, condannato ogni volta ad avere un’intuizione per la panchina (partito anche l'assistente Galbiati), oltre che diverse per chi va in campo, visto che al momento i confermati nel roster sono soltanto tre. Chissà se l’entrata in società di Ross Pelligra e dei suoi soldi renderà possibile che a Varese quelli bravi non siano soltanto di passaggio. Poi Brase, secondo noi allenatore dell’anno in A (anche se è stato premiato Ramondino), sarebbe andato nella NBA in ogni caso, ma certi giocatori se pagati di più a Varese, o comunque in Italia, rimarrebbero volentieri. Intanto Colbey Ross, mvp dell’ultima stagione, ha firmato non con il Real Madrid ma con il Buducnost. E Varese riparte con un altro allenatore emergente come Chase Buford, figlio del più noto R.C. Buford, CEO degli Spurs: anche lui con una carriera NBA già scritta. 

Sabato scorso Valerio Bianchini ha compiuto 80 anni ed è stato giustamente celebrato come uno dei più grandi personaggi della pallacanestro italiana, senza bisogno di presentazioni anche se ha smesso di allenare da 15 anni. Inutili gli articoli nostalgici sulla pallacanestro con cui siamo cresciuti, che era sì seguita molto, ma in un contesto molto più facile rispetto a quello di oggi. Però una cosa andrebbe davvero rimpianta e copiata, visto non sempre è questione di soldi: la riconoscibilità dei personaggi anche da parte del pubblico generalista, la loro capacità di accendere discussioni da bar. Diversamente bisogna farsi andare bene una dignitosa parrocchietta.

A proposito di pallacanestro di una volta da copiare, dal 2024 la Serie A2 tornerà finalmente a girone unico nazionale, con 20 squadre, e quindi in questa stagione chi può proverà a giocarsi tutte le sue carte sperando di non essere fra le sei retrocesse in Serie B, fra l'altro anch'essa ben riorganizzata. Ha destato scalpore, perché pochi di solito parlano apertamente di cifre, la rivelazione di Valerio Antonini, secondo cui Andrea Cinciarini avrebbe rifiutato un biennale da 230.000 euro a stagione per giocare in A2. Una cifra coerente con quanto il presidente di Trapani vorrebbe spendere per gli americani, nemmeno troppo lontana da quanto Cinciarini prende a Reggio Emilia dove ha ancora un anno di contratto ma dove sarebbe, come si dice oggi, fuori dal progetto. Una trattativa che dimostra come ad ogni livello nello sport, in ogni sport, ci sia qualcuno che voglia e/o possa fare l’arabo della situazione e quindi i conti non tornino mai, con buona pace dei giornalisti-commercialisti pronti a spiegare tutto. Da ricordare che nella scorsa stagione la media incassi per gara di stagione regolare di A2 è stata intorno agli 11.000 euro e certo Trapani non è fra le prime in questa classifica.

stefano@indiscreto.net

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