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Fine dell'Italia di Banchero

Fine dell'Italia di Banchero

Il rookie dell'anno nella NBA giocherà i prossimi Mondiali con la maglia della nazionale statunitense. Ma da due anni era chiaro che la maglia azzurra fosse soltanto il piano B...

Stefano Olivari

26.06.2023 20:26

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Negli ultimi anni abbiamo scritto tante volte della storia fra Paolo Banchero e la Nazionale italiana ed è arrivato il momento di mettere la parola fine anche se in realtà la ‘Decision’ di Banchero era stata intimamente presa già dal 2021, quando il ragazzo di Seattle già in possesso da oltre un anno del passaporto italiano aveva rinunciato alla chiamata di Sacchetti per il torneo preolimpico di Belgrado con la fragile scusa della preparazione che avrebbe dovuto fare per l’anno ‘one and done’ a Duke.

Poi è chiaro che la prima scelta assoluta al draft NBA, l’essere diventato subito il riferimento degli Orlando Magic ed aver vinto il premio di rookie dell’anno abbiano spinto ancora di più in questa direzione. Insomma, sembra assurdo chiedersi perché un ventenne statunitense con un nonno italiano ma senza alcun rapporto con l’Italia (ci ha messo piede per la prima volta qualche giorno fa, per motivi di sponsor) preferisca la prospettiva di un oro olimpico con gli Stati Uniti di Steve Kerr, senza contare il Mondiale, invece di nessuna prospettiva con l’Italia di Pozzecco.

La cosa brutta della vicenda non riguarda la pallacanestro o la scelta della nazionale, per cui i discorsi sono scontati, ma il comportamento dei Banchero come famiglia, che hanno usato il passaporto italiano come sorta di assicurazione contro un eventuale fallimento nella NBA. Un piano B, in altre parole, da valutare anche nello scenario del diventare un giocatore NBA ma di medio cabotaggio. Una figuraccia anche per Petrucci e la FIP, con il loro scouting rivolto più ai giovani americani già pronti che ai giovani italiani da formare, senza contare poi le esibizioni di ottimismo ingiustificato (non è senno di poi, perché già da un anno gli addetti ai lavori li sfottevano e non soltanto per il viaggio della speranza del c.t. e del gm Trainotti) e l’assenza di senso del ridicolo, andando a parlare a un Banchero già ambientato nella NBA di imprecisate opportunità commerciali se avesse vestito la maglia dell’Italia.

Bisogna ricordare inoltre che anche un Banchero impazzito che avesse detto sì all’Italia avrebbe giocato come ‘straniero’ passaportato, né più né meno dello scandaloso Lorenzo Brown spagnolo dello scorso Europeo o del Darius Thompson italiano per matrimonio. Non come Nico Mannion, che invece è cittadino italiano dalla nascita. Insomma, Pozzecco al Mondiale avrà un campione in meno e anche un po’ di pressione in meno, ma anche con Thompson rimane il discorso di fondo: in uno sport la formazione, cioè gli anni di settore giovanile, dovrebbe essere l’unico criterio per stabilire la nazionale di appartenenza. Se no tanto vale abolire le nazionali. 

stefano@indiscreto.net

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