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L'undicesima del Real Madrid

L'undicesima del Real Madrid

La squadra di Mateo, trascinata da Sergio Rodriguez e con il canestro decisivo di Llull, ha superato l'Olympiacos in una bellissima finale di Eurolega...

Stefano Olivari

22.05.2023 ( Aggiornata il 22.05.2023 21:19 )

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Il Real Madrid ha vinto l’Eurolega all’ultimo tiro e non è un modo di dire. La prodezza di Sergio Llull in faccia ad un Fall che avrebbe stoppato chiunque altro rimarrà nella memoria di ogni spettatore, una parabola davvero alla Llull resa ancora più unica dal fatto che si è tratto dell’unico canestro nella partita di uno dei tre grandi vecchi del Real, insieme a Sergio Rodriguez e a anche a Rudy Fernandez (con lui in campo, anche tirando male, plus minus di +11), peraltro anche loro decisivi, soprattutto il Chacho, almeno al pari di un Tavares che in Europa riesce a intimorire qualunque attaccante. Nella squadra greca, che a 2’ dalla fine era avanti di 6, enormi Vezenkov e Canaan.

La chiave tattica di una partita decisa da dettagli, quindi già ha poco senso parlare di chiave tattica, è stata la classicissima zona 2-3 del Real Madrid, nemmeno particolarmente aggressiva, mentre nell’Olympiacos è piaciuta proprio la grande intensità sui portatori di palla, che ha mandato fuori giri tutti i madrileni tranne Rodriguez. Molto bello e finito pari il duello sottocanestro tra Tavares e Fall. A dirla tutta, andando oltre le statistiche la squadra di Bartzokas ha sbagliato più tiri facili di quanti ne abbia sbagliati quella di Chus Mateo e alla fine chiunque può spiegare il 79-78 come vuole, senza dimenticare che il Real Madrid è arrivato a Kaunas grazie alla porcata fatta in garadue dei quarti ai danni del Partizan Belgrado.

Indiscutibile è invece che il club presieduto da Florentino Perez sia campione d’Europa per l’undicesima volta, considerando anche le vecchie Coppe dei Campioni, cosa che non accadeva dal 2018 e quindi dai tempi di Doncic, con la squadra di Pablo Laso dove Mateo faceva l’assistente. Seguono il CSKA Mosca con 8 titoli, Panathinaikos e Maccabi Tel Aviv con 6, la Varese anni Settanta (la discussione sulla più forte squadra italiana di tutti i tempi non dovrebbe nemmeno iniziare) 5, eccetera.

Al di là delle celebrazioni, quale futuro per un’Eurolega che Olimpia Milano e Virtus Bologna hanno giocato in maniera disastrosa? Probabilmente con i play-in tipo NBA, formula di cui il CEO Glickman è grande sostenitore, ma nell’immediato senza alcuna espansione. Anzi, la rinuncia di Gran Canaria, vincitrice dell’Eurocup, per motivi più logistici che finanziari, rende credibile lo scenario che le 18 squadre del 2023-24 siano le stesse di questa stagione, anche se in teoria il diritto sportivo sarebbe dalla parte del Turk Telekom Ankara, finalista di Eurocup. Una buona notizia per la Virtus, che in qualche modo dovrà però puntellare la sua presenza visto che il coinvolgimento di Parigi e Londra nel futuro renderà difficile la presenza di città di media grandezza. Certo 34 partite si stagione regolare sono tantissime, se i partecipanti continueranno a giocare quella dei loro campionati nazionali, non tanto per una questione di roster ma di spostamenti. Realistica l’ipotesi Dubai, più per giocare qualche partita che per una franchigia, in definitiva la prima ragione per guardare l’Eurolega rimane quel ‘Every game matters’ che la NBA non ha.

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