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L'anno di Banchero

L'anno di Banchero

Il rookie NBA della stagione, il piano B di Pozzecco e lo sconto a Varese.

Stefano Olivari

27.04.2023 ( Aggiornata il 27.04.2023 12:05 )

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Paolo Banchero è stato giustamente eletto rookie dell’anno nella NBA, Wilt Chamberlain Trophy, riconoscimento che anche per le prime scelte assolute al draft non è scontato. Fra l’altro gli Orlando Magic hanno avuto una stagione perdente, come era prevedibile, ma non tragica e quindi il contesto ambientale in cui è capitato il ventenne lungo di Seattle è stato quello giusto per esprimere la sua grande versatilità offensiva. Entrato nella NBA senza la fama di grande difensore, bisogna dire che sotto questo profilo non è molto migliorato anche se ha i piedi e l’attitudine per farlo in futuro. Comunque è il terzo giocatore nella storia dei Magic a vincere questo premio, dopo Shaq e Mike Miller, che attualmente è il suo manager nonché la persona che glio sta consigliando di tenersi aperte tutte le strade per almeno un altro anno, rinunciando quindi al Mondiale.

Veniamo quindi al punto: questa dimensione ormai certificata di Banchero lavora a favore o contro la sua scelta di vestire la maglia della Nazionale di Pozzecco? Chiaramente contro, anche se molto dipenderà dalle promesse che Steve Kerr gli farà: la prospettiva di giocare di sicuro le Olimpiadi (per un giocatore di cultura statunitense l’unica manifestazione per nazionali che conti) di Parigi con Team USA contro la semplice possibilità di farlo con l’Italia a cui si era mezzo promesso tre anni fa, dopo le mancate convocazioni nelle nazionali giovanili statunitensi. Senza dimenticare il discorso di base: Banchero è americanissimo, culturalmente e sportivamente, e non parla una parola di italiano: la sua scelta, nel caso, sarebbe soltanto professionale, in zona Lorenzo Brown con la Spagna. La verità è che Banchero è diventato troppo forte per giocare con l’Italia e gli scenari di carriera sono cambiati: non è colpa di nessuno e quindi la squadra azzurra dovrà trovarsi un altro straniero.

Per Varese niente playoff da quarta ma anche niente retrocessione: questo è il senso dello sconto, tutto politico, fatto dalla Corte Federale d’Appello, da 16 ad 11 punti di penalizzazione per la mancata segnalazione del vecchio contenzioso, oltretutto della vecchia gestione (anche da qui la rabbia di Scola, fra l’altro in mezzo alla trattativa con il Pelligra Group per farsi affiancare nel progetto Varese), con Milenko Tepic. A questo punto il club può tenersi una salvezza comunque non ancora sicura, a 2 giornate dalla fine della stagione regolare, o dare battaglia presso il CONI, con tutti i rischi del caso: il caso Eurobasket Roma, più volte citato in questi giorni ma parzialmente diverso (era un lodo già esecutivo, anche se nella sostanza l’Eurobasket aveva ragione) ha condizionato l’attuale A2 (infatti diventata a 27 squadre) così come il caso Varese potrebbe innescare una serie di ricorsi estivi che farebbero cambiare la prossima serie A. Traduzione: in un mondo dove tutto è trattabile scommetteremmo su una Serie A 2023-24 a 18 squadre, quindi con la lotta per la salvezza ora ridotta a finzione.  

stefano@indiscreto.net

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