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Il senso di Luis Scola© Getty Images

Il senso di Luis Scola

Con il trentanovenne argentino Ettore Messina si è regalato un'icona della pallacanestro mondiale e un allenatore in campo. Le partite da giocare per Milano sono tante, ma 16 giocatori veri non sono pochi... 

Stefano Olivari

01.10.2019 ( Aggiornata il 01.10.2019 17:07 )

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Che senso ha per l’Armani l’ingaggio del trentanovenne Luis Scola, che esordirà in Eurolega contro il Bayern Monaco? I dubbi ovviamente non sono sul valore del giocatore, insieme a Campazzo trascinatore dell’Argentina fino alla finale del Mondiale cinese terminato a metà settembre, ma sulla sua reale utilità alla causa di una squadra che anche considerando la stagione monstre (34 partite di Eurolega e 32 di Serie A, considerando soltanto la stagione regolare e senza fare congetture su playoff e Coppa Italia) ha una rosa che con Scola diventa di 16 giocatori di alto livello, per quanto non tutti pronti (Nedovic e Gudaitis).

Ipotizzando un impiego uguale, scenario teorico visto che lo status di Rodriguez è diverso da quello di Della Valle, significa che ognuno dei 16 giocherebbe 12 minuti e mezzo di media a partita: praticamente niente, anche per gli standard della pallacanestro europea di oggi (diverso il discorso NBA, dove le rotazioni sono più ristrette e le stelle devono stare in camp con un minutaggio significativo) e le alchimie di allenatori-guru che raramente sanno resistere all’overcoaching, confondendo avversari, spettatori ma anche i loro stessi giocatori.

Entrando nello specifico del ruolo, da ala forte o da centro a seconda delle esigenze, Scola a Milano se la vedrà con Tarczewski, White, Burns, Brooks, Biligha e Rey, senza dimenticare l’ancora assente Gudaitis. Di certo non si logorerà in una stagione che lo porterà alla chiusura in grande stile ai Giochi di Tokyo, con l'Argentina già qualificata. E allora perché Scola è arrivato a Milano, proprio nel giorno (ma è stato un caso) della sconfitta a sorpresa contro Brescia?

La verità è che Scola è molto più di un giocatore carico di gloria (oro olimpico e tante altre cose con l’Argentina, 10 anni nella NBA, una solida carriera europea soprattutto al Baskonia) passata e ancora decisivo nel presente. Scola è un esempio e un’icona, un tipo di giocatore in cui il pubblico si può identificare perché la sua pallacanestro è fatta di tecnica, intelligenza, lettura dei punti deboli degli avversari. Una pallacanestro che nell’era del pick and roll continuo e delle rose ribaltate era quasi stata dimenticata e a cui forse il pubblico non è abituato. Un messaggio di Ettore Messina, uno dei tanti, come a dire ‘Stiamo costruendo qualcosa’. Quella dell’allenatore in campo è una definizione abusata, ma per Luis Scola ci sta tutta. E non è un caso che l'allenatore classico lo abbia voluto con forza.

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