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L'Italia mondiale di Sacchetti© LAPRESSE

L'Italia mondiale di Sacchetti

Gli azzurri si sono qualificati per il torneo iridato in Cina ed il principale problema del commissario tecnico sarà adesso quello di far digerire agli esclusi il ritorno dei cinque assenti, più o meno giustificati, nelle qualificazioni...

Stefano Olivari

26.02.2019 ( Aggiornata il 26.02.2019 17:59 )

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L’Italia torna al Mondiale, a 13 anni dall’ultima partecipazione e a 21 dall’ultima qualificazione vera, visto che la wild card per Giappone 2006 fu letteralmente comprata dalla FIP. Non era una missione impossibile perché da questa edizione le squadre sono 32, ma è giusto ricordare che quasi tutti quelli con giocatori in Eurolega o nella NBA hanno schierato squadre B, quindi l’Italia B di Sacchetti ha fatto comunque il suo dovere, mentre a casa rimarranno i campioni d’Europa della Slovenia, squadroni come la Croazia e nazionali di livello non troppo diverso da quella azzurra come Lettonia, Ucraina, Finlandia, Bosnia, Georgia e Israele. Insomma, bravo Sacchetti a resistere alle cinque assenze pesanti (Gallinari e Belinelli, ma anche Datome, Melli e Hackett) gestendo il materiale umano a disposizione e situazioni difficili come i doppi turni per i giocatori di Milano. Ma chi porterà adesso in Cina?

Intanto diciamo che il prolungamento del contratto fino al 2021 lo rende più forte, nel caso intenda prendere decisioni impopolari, come lasciare a casa qualche fenomeno che nelle tristi ‘finestre’ FIBA non ci poteva certo essere ma che in estate avrebbe potuto manifestare un minimo di entusiasmo. Adesso c’è la grande ribalta, con la visibilità indotta dalla presenza dei giocatori NBA, e tutti riscoprono il fascino della Patria…

Il problema numero uno è quello dei lunghi, che nel gioco di Sacchetti possono anche essere dinamici come Biligha, Pascolo e Brooks, anche se stiamo parlando di due 2.03 e di un Biligha che forse non arriva nemmeno a due metri. Difficilissimo che Sacchetti rinunci a Brooks, quindi il discorso sul passaportati (non può essere più di uno su dodice convocati) sembra chiuso in partenza, anche se per caratteristiche servirebbe forse di più un Burns. Futuri e futuribili i discorsi per il comunque ottimo Donte DiVincenzo, che sta lottando per un posto al sole nei Bucks dopo la grande carriera universitaria a Villanova. Belinelli ha già dato la sua disponibilità, Gallinari dovrebbe darla e del resto è nel suo stesso interesse visto che a 31 anni non ha ancora alzato un trofeo (non che l’Italia sia da medaglia, ma esserci è già qualcosa): sta giocando la miglior pallacanestro della sua vita, al netto degli infortuni. Datome è in leggero calo ma ci sarà, mentre Melli è al top. Non sappiamo quanto Hackett possa essere un giocatore da Sacchetti, invece, anche se nel CSKA Mosca ha trovato un suo spazio nonostante la presenza di Rodriguez e De Colo.

Tornando ai lunghi: uno fra Brooks e Burns, uno fra Pascolo e Biligha, forse uno classico alla Cervi. Siamo arrivati a quota otto. Analizzando le convocazioni del commissario tecnico nell’ultimo anno, si intuisce che quasi certamente non farà a meno di Luca Vitali, Aradori (capitano in assenza di Datome) e Della Valle. In sospeso quindi la situazione di Cinciarini, Tonut, Abass, Michele Vitali, Polonara, del ‘suo’ Ricci, del figlio Brian e di Moraschini, Flaccadori e Filloy. Sacchetti ha in canna la suggestione Nico Mannion, straordinario quasi diciottenne ma playmaker, nel caso zero chance per Cinciarini. In ogni caso troppe guardie e qualche ala piccola di una volta, ruolo che nella pallacanestro di oggi (e in quella di Sacchetti) è di fatto scomparso. Discorsi logici, che si basano sull’ipotesi che a fine agosto stiano tutti bene, ma Sacchetti ha la personalità e la cultura per stupirci tutti. 

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