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La faccia di Pozzecco© LaPresse

La faccia di Pozzecco

In questa puntata di Guerin Basket il ribaltone di Sassari, la delusione dei Lakers e il momento di Reggio Emilia...

Stefano Olivari

14.02.2019 ( Aggiornata il 14.02.2019 12:28 )

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Con Gianmarco Pozzecco allenatore di Sassari la serie A ritrova uno dei pochi volti della pallacanestro italiana che siano riconoscibili dal pubblico generalista, senza nemmeno bisogno del pompaggio NBA. E questo è un bene in ogni caso, al di là della carriera in panchina di Pozzecco che deve, per usare un eufemismo, ancora prendere quota. Due buone stagioni a Capo d’Orlando, qualche mese di troppa passione a Varese, due stagioni da assistente dell’ex compagno varesino Mrsic al Cedevita Zagabria, tre mesi tesissimi alla Fortitudo Bologna. Finora come allenatore è stato inferiore all’Esposito che va a sostituire in Sardegna dopo dimissioni, ufficialmente per motivi personali, tutte da decifrare. Forse Esposito ha accusato il caso Petteway, uno dei ‘suoi’, o forse si aspettava di più da una squadra che ha prospettive diverse dalla Pistoia lasciata la scorsa estate. Di sicuro Pozzecco gode della stima incondizionata del presidente Sardara, che più volte aveva pensato a lui in passato, e non ha grandi pressioni anche se iniziare dalla Coppa Italia di Firenze, quarti di finale contro la Reyer, non è facile. Pensando alle precedenti esperienze viene da dire che il problema del Pozzecco allenatore sia quello del vivere la professione come se fosse un compagno dei suoi giocatori, un fratello maggiore. Non funzionava nella pallacanestro di ieri e ancora meno funziona in quella di oggi, con le squadre diventate porti di mare. Riprogrammarsi è sempre difficile, oltretutto a a 46 anni e mezzo, ma Pozzecco ha l’intelligenza e la competenza per farlo. E quello di Sassari è forse l’ultimo grande treno.

Alla fine Anthony Davis non è andato ai Lakers, nonostante Magic Johnson avesse offerto di tutto ai Pelicans che comunque lo perderanno nel 2020, come lo stesso Davis ha già comunicato ai suoi dirigenti. Così LeBron James dovrà rimandare alla prossima stagione la corsa verso il suo quarto anello, dopo i due conquistati a Miami e quello di Cleveland. A meno che la pazza idea di imbarcare Carmelo Anthony, mentre scriviamo Guerin Basket ancora un’idea, produca quella magia che a volte fa arrivare fino in fondo (o a fondo, altre). Per il momento i Lakers sono fuori dalla zona playoff a Ovest, ma soprattutto sono furiosi perché hanno fatto di tutto perché questo non fosse un anno di transizione. Furiosi e con una squadra spaccata, perché tutti quelli che Magic voleva usare come carne da scambio (Ball, Kuzma, Ingram, Zubac, Hart, Caldwell-Pope, insomma quasi tutti) sanno che lo schema potrebbe ripetersi in estate.

Stefano Pillastrini è tornato in serie A dopo 8 anni, per risollevare una Reggio Emilia che è fra le squadre a rischiare sul serio la retrocessione, ma l’esordio contro Cantù è stato disastroso. Stiamo parlando di un club che da quando è tornato in serie A, quindi dal 2012, ha schierato come protagonisti, non come agitatori di asciugamani, Cervi, Cinciarini, Aradori, Polonara, Mussini, Stefano Gentile, Candi, Della Valle, senza contare la formazione di giovani non ancora emersi come Bonacini, Lever, Vigori e tanti altri che dimentichiamo. Due finali scudetto tiratissime, con Sassari e Milano, più complimenti da parte di chi schierava solo stranieri sottopagati: alla fine il club di serie A che più di tutti ha fatto per la pallacanestro italiana, nella storia recente, rischia però di tornare in Purgatorio dopo il frettoloso addio a Menetti e la costruzione di una squadra sbagliata. Speriamo che a Reggio Emilia nessuno si chieda “Ma chi ce l’ha fatto fare?”, anche se la domanda è legittima. 

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