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L’addio della pallacanestro a Cantù

L’addio della pallacanestro a Cantù

A tenere banco intanto è la situazione di Cantù, dove i malumori interni alla squadra sono culminati in uno sciopero dei giocatori, che hanno disertato l'allenamento del lunedì.

Redazione

26.10.2017 15:38

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In archivio anche la quarta di campionato, con la classifica che si allunga un pochino, visto che Brindisi e Reggio Emilia proprio non riescono a vedere la luce in fondo al tunnel e sono ferme ancora a zero punti, salutate da Capo d’Orlando che, proprio contro Reggio Emilia, ottiene la prima vittoria stagionale. Intanto in testa continua la corsa a tre, con Brescia a fare da terzo incomodo tra Milano e Venezia, pronosticate per la vittoria finale.

A tenere banco intanto è la situazione di Cantù, dove i malumori interni alla squadra sono culminati in uno sciopero dei giocatori, che hanno disertato l’allenamento del lunedì. Pare che il motivo sia stato il mancato pagamento dei corrispettivi ai giocatori italiani in squadra, mentre per gli stranieri ci sarebbe stato il pagamento almeno della prima rata (situazione confermata da Tony Cappellari). Lo sciopero è poi rientrato e gli allenamenti, pare, proseguiranno, ma a porte chiuse. In settimana poi, tanto per stare tranquilli, erano circolate le voci di una richiesta della proprietà ai soci di minoranza (che detengono il 16% delle quote) di cercare nuovi partner interessati alla partecipazione societaria, cui cedere le proprie quote. Il tutto entro 15 giorni. Richiesta insolita visto i termini così prossimi, anche perché Cantù ha delle passività e una gestione piuttosto onerose.

Tutto fa pensare che i Gerasimenko, nonostante i proclami iniziali, gli investimenti nella squadra, la promessa di costruire un nuovo impianto, stiano per lasciare Cantù, al termine di un biennio costellato di pochissimi risultati, numerose rivoluzioni, tanti addii e nuvole di polemiche e voci incontrollate e spesso mai smentite. L’ultimo grido di allarme era stato lanciato da Coach Recalcati, che dopo la risoluzione del contratto che lo avrebbe legato a Cantù per la stagione in corso aveva detto che era molto difficile per Gerasimenko gestire la squadra da lontano (il patron, per motivi giudiziari è “confinato” nell’isola di Cipro) e che l’imposizione delle scelte, da parte della proprietà in campagna acquisti, non avrebbe portato a nulla di buono. Ma il suo allarme, come altre volte era successo, è caduto nel vuoto. A seguire una campagna acquisti fatta di annunci, smentite e giocatori che arrivavano e partivano, allenatori che parlavano solo russo che diventavano vice e vice allenatori promossi a head coach.

Eppure il 4 di settembre la Commissione Tecnica di Controllo, inviata dalla FIP, si era recata nella sede della Pallacanestro Cantù e aveva visionato i libri contabili,certificando che tutto era a posto o quasi, visto che poi aveva elevato alla società una multa di 8.000 Euro per mancanze non specificate, multa che aveva sanato tutto. A Cantù la proprietà sembra volersene andare, gli stipendi dei giocatori non vengono pagati (se non in parte) e non c’è alcuna chiarezza sul futuro, nell’assordante silenzio di Lega e FIP che molto semplicemente non trattano la cosa, impegnate come sono a disegnare il futuro di una serie A a 24 squadre, di palazzi dello sport da costruire o ampliare ad almeno 5.000 posti, di formule con cui garantire più minuti ai giocatori italiani.

A ben guardare, quindi, i problemi dal campionato italiano sono molto più evidenti e “semplici” di quelli individuati da commissioni di studio e alti dirigenti. Se poi una piazza storica come Cantù (che in bacheca ha tra le altre cose 4 Coppe Korac, 4 Coppe delle Coppe e due Coppe dei Campioni) rischia il fallimento, vuol dire che c’è qualcosa che non va nella gestione di un campionato che sembra sempre più lontano dal professionismo, in particolar modo da quello manageriale. La crisi economica del paese ha sicuramente allontanato sponsor e investitori, ma la mancanza di progettualità e la poca lungimiranza dirigenziale di FIP e LEGA hanno reso ancor più fragile il sistema che al momento non prevede mai un piano B né un sistema di salvataggio per le società in crisi. Nel frattempo, sciopero a parte, coach Sodini è stato molto bravo a tenere unita la squadra che nell’ultima giornata ha battuto Trento. Nel frattempo si spera che ci siano buone notizie in arrivo e che questo non si trasformi in un ottobre davvero rosso per la società brianzola.

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