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Miserie e poca nobiltà dei playoff 2017

Miserie e poca nobiltà dei playoff 2017

Redazione

11.05.2017 ( Aggiornata il 11.05.2017 18:00 )

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Sono ormai al via i playoff di basket di Serie A che, come da tradizione, vedono Milano come favorita per la corsa scudetto. Si è quindi chiusa la prima fase di campionato che ha sancito che le piazze storiche del basket italiano, quelle cioè che negli ultimi anni hanno giocato, e in alcuni casi dominato, il basket che conta a livello italiano ed europeo, sono in crisi. A riprova di questo il fatto che guardando la classifica, escludendo Milano (che da sola vale 27 titoli italiani), dalla seconda all’ottava classificata ci sono solo 3 scudetti in bacheca, di cui uno solo (Sassari) recente (i due di Venezia risalgono ai primi anni Quaranta). Mentre tra le squadre escluse dai playoff gli scudetti sono addirittura 16. Il basket si sta spostando, con la sola Milano che riesce ancora a riempire un impianto da “anni Novanta” e a rimanere ai vertici del movimento, con ambizioni (ma non con metodo) per ambire a un posto in Europa. Scomparsi i proprietari vecchia maniera che “mettevano mano” al portafogli, emergono le società che riescono a fare la squadra con una politica sostenibile, come Reggio Emilia, Trento, Avellino, Sassari (che ha vinto il titolo prima di essere demolita da Sardara) e ora Venezia (un caso un po’ al limite visto che Il patron Brugnaro, che ultimamente promette impianti da 10.000 posti, oltre che presidente è imprenditore ma anche sindaco di Venezia). Esempi virtuosi sono anche quelli di Brescia o di Capo d’Orlando, che con le nuove norme FIP sulla capienza minima degli impianti, annunciate dal presidente Petrucci, rischia tra due stagioni l’esclusione dal campionato. È in crisi di risultati e anche di belle figure (basti ricordare l’affare Sosa), Caserta che da anni ormai inizia il campionato per arrivare ai playoff e poi è costretta a salvarsi con ansia alla fine del girone di ritorno: lo scorso anno per la classifica avulsa, quest’anno con un po’ di tranquillità in più. Iavazzi, cosa già vista in passato, ha minacciato di consegnare la società al sindaco di Caserta, sintomo di un malessere dovuto alla mancanza di partner o comunque di un forte interesse da parte degli sponsor. Non è stata una buona stagione per Pesaro, che sembrava spacciata a tre quarti stagione e che si è salvata anche grazie all’incapacità di reagire di Cremona, cui l’esonero di Pancotto non ha portato stimoli, a testimoniare che, forse, era il materiale umano a mancare. Esonerato Bucchi, è stato Spiro Leka a portare i marchigiani in salvo, anche grazie alle prestazioni di Rotnei Clarke, vero uomo della svolta, che si dice disposto a restare alla Libertas, ma che dovrà fare i conti con le probabili riduzioni del budget attribuite alla volontà del presidente Costa. Non è stata una grande stagione neanche per Varese che, esonerato Paolo Moretti, ha richiamato in panchina coach Caja per un deja vu che ha di nuovo dato la salvezza ma soprattutto la dignità ad un campionato che si era messo proprio male. Varese riparte dal dg Coldebella e da coach Caja, confermatissimo dopo un girone di ritorno che vede la sua squadra quinta in classifica. Altra delusa dal campionato la Pallacanestro Cantù, con il vulcanico Gerasimenko che è si è defilato (dopo l’arresto in quel di Cipro) lasciando il palcoscenico alla moglie Irina. Molti i soldi spesi per la squadra, affidata prima a Rimas Kurtinaitis, poi al fido scudiero Bolshakov (una sorta di polizza salvavita per Gerasimenko, almeno fino a Cantù) e infine messa nelle mani di Charlie Recalcati, che ha accettato dopo aver posto le proprie condizioni. Un gesto quello della proprietà che è sembrato rivolto alla tifoseria: nell’anno delle celebrazioni degli 80 anni della squadra, si è cercato l’uomo sopra le parti e che più di tutti potesse mettere la proprietà al riparo da polemiche e speculazioni. Proprio da Recalcati si riparte per il prossimo anno per tornare a lottare per i playoff. Sulla carta. Sul campo si vedrà. Non è stata una delusione l’Auxilium di Torino, ma a essere onesti la squadra di Vitucci non ha neanche saputo confermare nel girone di ritorno quanto di buono visto nella prima parte di campionato, tanto che ora il futuro del coach, che sotto la Mole ha un contratto fino al 2019, è in discussione, così come quello di Atripaldi, che uscirebbe comunque ridimensionato dall’ingresso in società di Francesco Forni. Tra le escluse dai playoff, molto bene è andata Brescia, vera matricola terribile, che ha avuto la possibilità di accedere alla seconda fase e che comunque è arrivata decima alle spalle di Brindisi, definitivamente fuori dal post season dopo la sconfitta di Venezia. Impossibile l’innesto di Samuels, il cui stato di (fuori) forma avrebbe richiesto ben altra preparazione che poche partite del girone di ritorno, se ne riparlerà la prossima stagione. La formula dei playoff vede la prima fase al meglio delle cinque partite, mentre dalle semifinali in poi si arriverà al meglio delle sette. Chi vincerà lo scudetto (e anche chi arriverà in finale) rischia di dover giocare 19 partite in circa un mese, una formula che esalta la squadra con la panchina più lunga, ma che rischia di diventare noiosa, con serie che già alla seconda partita hanno poco da dire dal punto di vista tecnico. La favorita anche quest’anno è Milano, uscita enormemente ridimensionata dall’Euroleague e proprio per questo in cerca di riscatto. Con Capo d’Orlando non sarà comunque un compito facile: per l’imprevedibilità dei siciliani (che non hanno nulla da perdere) e per la necessità di Milano di ricompattarsi dopo un finale di stagione in calo. Serie difficile da decifrare quella tra Trento e Sassari che hanno chiuso la stagione separati solo da due punti. Entrambe le squadre abituate a giocare la seconda fase con regolarità e Trento (che ha fatto molto bene nella stagione di ritorno) potrebbe compensare con il vantaggio del fattore campo, il deficit in rotazione dovuto all’infortunio di Baldi Rossi (fuori assieme a Moraschini). Una vera e propria semifinale quella tra Avellino e Reggio Emilia, squadre abituate, negli ultimi anni, a lottare sempre per il vertice. Avellino spera nel completo recupero di Fesenko e nella rabbia di Ragland, ansioso di dimostrare di essere tra i migliori giocatori del campionato, ma reduce da un grave quanto improvviso lutto famigliare. Reggio Emilia ha tesserato Julian Wright proprio per i playoff ma ribaltare il fattore campo sarà difficile. Scontata, almeno sulla carta, la serie tra Venezia e Pistoia con i lagunari che con l’avvicinarsi della fine del campionato non hanno più nascosto le proprie ambizioni da titolo, si sono rinforzati (con Batista) nel gioco vicino le plance e hanno recuperato 6 punti su Milano proprio nelle ultime 5 giornate. D’altra parte però, coach Esposito vorrà dimostrare che il titolo di migliore allenatore non è arrivato per caso e Pistoia, storicamente, si esalta nel post season, dove pochi anni fa ha fatto prendere un bello spavento alla favoritissima Milano. Tutti prevedono una finale tra Milano e Venezia e il titolo all’Olimpia, anche i bookmaker che quotano Milano a 1.33, Venezia a 9.00, Avellino e Reggio Emilia a 12.00, Sassari a 20.00, Trento a 25.00, Pistoia a 66.00 e la “mission impossible” di Capo d’Orlando quotata a 100.00. Da domani si torna in campo, per un mese senza fiato.

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