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La generazione di Bulleri

La generazione di Bulleri

Redazione

03.05.2017 ( Aggiornata il 03.05.2017 16:54 )

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Un Bullo in meno. Era nell’aria, adesso è ufficiale: Massimo Bulleri si ritirerà a fine stagione. Chiudendo una carriera ventennale iniziata nel 1995 a Treviso e che lo ha visto collezionare due scudetti, quattro Coppe Italia, due Supercoppe, e una Saporta (tutto con Treviso), un argento olimpico e un bronzo europeo con la maglia della Nazionale. Una bacheca di tutto rispetto, per un giocatore che ha avuto il meglio a Treviso ad inizio carriera e che forse poteva continuare a vincere con una gestione più oculata delle maglie che è andato a indossare. Play e guardia “vecchia maniera” Bulleri ha avuto modo di ritagliarsi un ruolo fondamentale nei primi anni a Treviso, lo stesso ruolo che ha finito per ricoprire in Nazionale. Il Bullo forse ha pagato la maggior fisicità dei play stranieri che gli venivano preferiti ed è sembrato incapace di trovare un ruolo di secondo piano, che per acume tattico e capacità tecniche gli sarebbe stato oggettivamente stretto. Assieme a lui si ritira anche Alex Righetti, lasciando, della pattuglia di Atene, il solo Garri in attività. Se ne va in pensione una generazione di giocatori cresciuti sul campo e inclini al sacrificio, che giocava avendo spazio, sicuramente, ma anche merito e che guardava la NBA in tv, praticando però l’Eurolega. Gli ultimi italiani a essere temuti in campo internazionale, non per le potenzialità delle maglie indossate, ma per i trofei collezionati, vinti giocando, lasciando un’impronta sul campo. L’esatto contrario di quanto sta avvenendo oggi. Tonut pensa al suo futuro, che vede in maglia Reyer e con l’obiettivo Euroleague, che sogna di giocare contro Milano. Intanto però la Reyer ha giocato le Final Four di Champions perdendo di nove punti con Tenerife (che poi ha vinto il titolo contro il Banvit) e perdendo di 14 contro Monaco nella finale per il terzo posto. Per l’Euroleague a Venezia al momento mancano: la licenza, circa 7.000 comodi posti a sedere, ma più di tutto una caratura tecnica di buon livello, che le possa evitare la figura rimediata da Milano quest’anno o, se possibile, qualcosa di peggio. Playoff alla bolognese. Con l’avvicinarsi ai playoff si intensifica l’attività dei procuratori sportivi che spostano giocatori da una parte all’altra per monetizzare anche un solo turno dei playoff in più e a qualsiasi latitudine. Non sono esenti da questo sport le squadre italiane e, nello specifico, le due bolognesi che non nascondono le ambizioni di giocare in A il prossimo anno. La Fortitudo ha messo in roster Daniele Cinciarini, classe 1983 provenienza Caserta, dove ha avuto una stagione discontinua culminata con il rifiuto di entrare nella partita persa malamente contro Venezia. Giocatore solido, non velocissimo, ma dalle mani molto educate al canestro, la guardia sarà chiamata a dare gioco perimetrale alla squadra di Boniciolli che intanto è stata letteralmente asfaltata in gara 1 dalla Moncada. Anche la Virtus ha calato le carte tesserando, proveniente da Reggio Emilia, Stefano Gentile, playmaker classe 1989, figlio e fratello d’arte. Un rinforzo d’eccezione, con l’incognita del recupero da un infortunio molto pesante che lo ha tenuto lontano dal parquet per più di tre mesi. Ma ancora di più con l’obbligo della promozione in A, essendo Gentile un giocatore in orbita nazionale che, probabilmente, troverebbe scomodo da calcare il palcoscenico della A2 per la prossima stagione. Si corre verso i playoff, gli ultimi “liberi”: dalla prossima stagione difatti, sarà obbligatorio per le squadre di A che accedono ai playoff avere una capienza minima per l’impianto di gioco casalingo di 5.000 posti. Norma voluta dalla FIP e accettata dalla Lega, che conduce all’obbligo di adeguamento a 5.000 posti anche per la regolar season, previsto per il 2018. Congelando l’attuale classifica, la norma impedirebbe oggi di giocare i playoff tra le mura amiche a Venezia (seconda in classifica) che per le partite in casa dispone di 3.500 posti del Palataliercio (classe 1978), Trento che ha un impianto di 4.363 posti, Reggio Emilia che al Palabigi dispone di 3.600 posti, Pistoia che al Palacarrara ospita 4.000 posti a sedere e Brindisi, che dispone di un impianto da 3.543 posti. La norma, che ufficialmente vuole aumentare il livello del campionato, non tiene conto che tranne pochissime eccezioni, le proprietà delle squadre di A non sono in grado di costruire da sole un impianto e che la realtà imprenditoriale italiana che negli anni scorsi era disposta a investire non ha, al momento, intenzione di mettere mano al portafogli. Stesso discorso per i comuni che con i tagli dei fondi hanno altre priorità. La nuova regola sembra fatta apposta per mettere in difficoltà piccole realtà, virtuose, che un palazzo dello sport più grande, al momento non hanno modo di costruirlo e, probabilmente, neanche di riempirlo. Ultima giornata e primo verdetto: la Vanoli Cremona scende in A2, con buona pace di Pesaro, Caserta e Cantù che si godono la salvezza e possono vendere qualcuno in attesa che finisca il campionato. Cremona ha salutato la A con un post di commiato su Facebook, cercando di condividere con i propri tifosi delusione e amarezza di una stagione chiusa male e che è costata la panchina a Cesare Pancotto, che nel 2014 ha festeggiato le 1000 panchine in A, sostituito dal suo vice Lepore, sicuramente bravo, ma con molta meno esperienza. La salvezza è stata cercata così, provando a dare una scossa alla squadra. Forse sarebbe stato più opportuno non rinforzare una delle probabili antagoniste per la corsa salvezza come Brescia, cedendogli Vitali che, al netto degli infortuni, è poi risultato fondamentale per la stagione della Leonessa. Pesaro vince a Milano, a corto di uomini ma, pare, anche di motivazioni e si salva, mettendo un punto al campionato e aprendo una fase alquanto incerta sul proprio futuro. Brindisi vince in casa contro Capo d’Orlando, che appaia in classifica, ma supera per la differenza negli scontri diretti, all’ottavo posto. Sacchetti tiene in campo Samuels per 14 minuti, forse più del dovuto, visto che il giocatore giamaicano ha tesserato in Puglia una quindicina di chili in più che nella sua stagione a Milano. L’obiettivo (ambizioso) è rimetterlo in forma per i playoff. Brescia batte Torino, che supera in classifica, iscrivendo a referto solo 6 giocatori. Una prova di forza di Danna, verso i suoi ragazzi, dopo il meno 40 rimediato a Trento una settimana prima. Prova di carattere di Trento che supera in casa Cantù di 14 punti. La squadra di Recalcati dopo aver allontanato lo spettro della retrocessione appare appagata, anche se non si sa bene da cosa. Reggio Emilia resta agganciata al quarto posto, superando Pistoia, in crisi di infortuni e chiamata a difendere il posto playoff all’ultima fino giornata. Il derby campano va a Avellino, che ottiene il successo grazie a una buona prestazione di Joe Ragland, in settimana auto proclamatosi proclamatosi il miglior giocatore del campionato. Anche meno, Joe.

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